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Terme di Acireale controsenso


ACIREALE – Se la matematica non è un’opinione, la strada del risanamento delle società Terme di Acireale è tutta in salita sia per la proprietà, la Regione Siciliana, sia per i tre liquidatori che attualmente per conto della Regione la amministrano. L’ultimo bilancio ufficiale, approvato e regolarmente depositato presso gli organi camerali, è quello chiuso al 31.12.2017, come si evince dalla figura riportata in basso. In quel documento contabile, l’unico ufficiale ad oggi disponibile, i debiti, iscritti al valore di estinzione, ammontavano a 16.378.457 euro, in crescita rispetto all’anno precedente. Ad oggi, non sappiamo se quei debiti valgano qualcosa di più o si attestino ad un importo inferiore, anche perché il bilancio al 31.12.2018 non è stato ancora approvato. Infatti, l’ultima assemblea dei soci è quella del 6 agosto 2019, tenutasi in forma straordinaria dinanzi al Notaio Sebastiano Messina di Acireale per procedere alla nomina triennale dei tre liquidatori e alla determinazione dei loro compensi. Perché è in salita la strada del risanamento?

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Excelsior e polifunzionale ecco l’offerta della Regione


Terme di Acireale, oggi è veramente l’ultima spiaggia


ACIREALE – Scade alla mezzanotte di oggi 26 settembre il termine ultimo per partecipare all’avviso di vendita per trattativa privata dei due beni facenti parte del patrimonio immobiliare delle Terme e già all’asta per ben quattro volte negli ultimi due anni. L’avviso è stato pubblicato qualche giorno fa sul sito delle Terme. Alla vendita potrebbe presentarsi nella giornata di oggi la Regione Siciliana che ha già autorizzato se stessa a riacquistare i due cespiti che già appartenevano a se stessa. Sì, è proprio così la Regione che autorizza se stessa. E’ un mostro a più teste, dove una parte (l’Assessorato all’Economia) ha bisogno dell’autorizzazione di un’altra (l’Ufficio legislativo e legale nonché il Dipartimento Finanze e Credito) per formalizzare un’offerta ad un’altra sua parte (i liquidatori della società partecipata Terme SpA) per riprendersi quello che già apparteneva ad un’altra sua parte (i due beni finiti all’asta e facenti parte del patrimonio regionale), senza trascurare che un’altra parte ancora (cioè l’Assemblea Regionale) aveva già autorizzato con legge tutte le operazioni fin dal 2016, ma un’altra parte (la burocrazia regionale e, in particolare, l’Ufficio speciale per le liquidazioni) si è sempre messa di traverso per devitalizzare l’efficacia di un provvedimento ope legis.

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Terme, burocrazia e aste deserte Regione verso offerta ai liquidatori


ACIREALE – L’Odissea acese. Questa volta nulla c’entrano i meravigliosi faraglioni della baia acese, l’avventura senza fine riguarda le Terme di Acireale. Burocrazia, aste deserte, fallimenti, delibere e proclami politici sono gli ingredienti di una storia che si rimpalla da governo a governo regionale ormai da quasi un decennio. Un gioiello afflitto dai debiti che nessuno è riuscito a salvare dalla svendita all’asta giudiziaria. Quattro, negli ultimi due anni, sono andate deserte. Ora il Governo Musumeci ha deciso di tornare ad occuparsi delle Terme di Acireale.

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Valorizzare il sistema termale attraverso il partneriato pubblico privato


Il contributo del dottor Franco Piccirillo, commercialista, revisore contabile ed esperto di finanza pubblica

1- STABILIMENTI TERMALI IN ITALIA-

Altro che modello di turismo destagionalizzato,altro che benessere ,altro che relax!!!
Le terme per i comuni o regioni proprietarie sono una vera e propria palla al piede,specialmente in questo periodo con il patto di stabilità e la mancanza assoluta di risorse!!!
Tutte le terme, anche quelle più famose come quelle di Salsomaggiore, sono in crisi da profondo rosso e tra le società partecipate sicuramente tra le peggiori per : scarsa redditività ,elevati costi del lavoro,spese di manutenzione eccessive ,voragini in cui gli stessi comuni o regioni hanno versato soldi pubblici,purtroppo senza ritorno.
L’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, nella sua analisi “gestione di terme e fonti” ha così catalogato: le società partecipate nella gestione delle terme e delle fonti sono 46 ( quarantasei),di queste 44 ( quarantaquattro) sono partecipate dirette o miste e la loro perdita annua pro quota ,riferita al 2012,è pari a 13,4 milioni di euro . Perdita che negli anni non è ammortizzata da maggiori ricavi bensì con l’erogazione di denaro del contribuente. Nella rossa Emilia e Romagna le terme di Salsomaggiore e Tebiano si collocano ai primi posti nella blacklist italiana con perdita annua media di duemilionicinquecentomila euro ,con depauperamento del patrimonio di circa il 15% ed abbattimento del fatturato del 30% con grave crisi occupazionale.In Toscana la musica non cambia ,la Montecatini non naviga in buone acque, il bilancio del 2011 è stato chiuso con una perdita di 1,6 milioni di euro. Nel meridione le terme di Stabia ,completamente rinnovate nel 1964, da quella data non hanno prodotto mai utile ed oggi sono state dichiarate fallite;in Sicilia due sono gli impianti termali ad Acireale e Sciacca e sono entrambi in liquidazione dal 2010. A fronte di una Caporetto di perdite la Regione Sicilia ha versato negli ultimi 4 anni ben 12 milioni
Così come sono state gestite non c’è dubbio che tutte le terme italiane hanno affossato e continuano ad affossare gli enti pubblici proprietari,i quali oggi non possono più muoversi per mancanza di risorse.Ne é possibile affidare la gestione a privati PERCHÈ a fronte di patrimoni così depauperati e bilanci così disastrosi appare difficile che il privato se la senta di investire

2– CRITICITÀ SULLE TERME E SULLE FONTI

Da una attenta analisi dei bilanci di buona parte delle terme in discussione si evincono una serie di criticità dovute soprattutto alle gestioni pubbliche e quindi politiche :
— personale in esubero e non sufficientemente qualificato
–consigli di amministrazione con incarichi politici ad alto costo
–riconoscimenti e rimborsi spese elevato
— investimenti e manutenzioni non eseguite per mancanza di liquidità
— debiti elevati per mancanza di risorse anche a copertura di perdite
–mancanza di adeguata pubblicità che si riflette su un fatturato non conforme alle spese di gestione
Da tutto ciò si evince come le gestioni passate siano molto lontane da quelle di imprese a capitale privato ove il tutto avviene attraverso un perfetto sincronismo tra costi, ricavi e utili da produrre ,con investimenti da effettuarsi soprattutto per la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio
Nei casi esaminati e gestiti da enti pubblici è avvenuto esattamente l’opposto: il patrimonio ,a causa delle perdite subite nel tempo è stato eroso ,non ci sono risorse per la valorizzazione e quindi il rilancio.Appare inutile la ricerca di un privato che investa in attività dove il fatturato medio è al di sotto dei costi di gestione

3 OPERAZIONE DI VALORIZZAZIONE DEL SISTEMA TERMALE

È di competenza dell’ente pubblico proprietario procedere ad una concreta valorizzazione del sistema termale ivi comprese le fonti , a partire dai cespiti che lo costituiscono ,perchè è solo da questi che può essere generata una nuova e moderna produzione. L’ente pubblico per la valorizzazione degli immobili che costituiscono il sistema termale ha a disposizione nuove e moderne strategie di management pubblico tenendo conto che ormai non dispone più di risorse tali da affrontare in proprio il problema

4. IL PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO ( PPP ) NEL SISTEMA TERMALE

Il PPP è sicuramente la strada da affrontare perchè costituisce il punto di riferimento più importante al quale si sono ispirati tutti i decreti economici a partire dal 2010 ad oggi ,ultimo quello del MEF del 2014.Questo è quanto offerto dallo Stato e dalle Regioni agli enti territoriali proprietari del sistema termale,compete pertanto agli stessi enti territoriali interpretare ,studiare ed applicare quanto sancito.
Il PPP costituisce l’alternativa più logica alla scarsità di risorse pubbliche in quanto è in grado di attivare risorse finanziarie private ,utilizzando tutte le nuove formule di tipo negoziale ,progettuale,giuridico economiche,assumendo il patrimonio del territorio disponibile come “asset” su cui creare valore sociale ed economico e nel contempo generare attrattività territoriale, che poi è la missione della PA.
Gli enti locali devono guardare con la massima attenzione al PPP ,in quanto, essendo obbligati al rispetto dei saldi finanziari,se intendono partecipare o realizzare nuovi progetti ,devono per forza di cose servirsi di queste nuove procedure,coinvolgendo tutte le più attuali forme di approvvigionamento finanziario che vanno dal l’ormai obsoleto project finance ai più attuali contratti di disponibilità ai leasing in costruendo ai fondi immobiliari

5. ASPETTI PARTICOLARI DEL PPP

Il PPP quale forma particolare di cooperazione tra il settore pubblico è quello privato imponendo una corretta gestione del contratto pubblico ,se proviene dalla PA, o una corretta gestione delle convenzioni se proviene dal promotore privato di progetto. I contratti e le convenzioni derivanti da questa cooperazione hanno per oggetto la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione di un’opera pubblica o di pubblica utilità compresi i servizi di interesse generale (SIEG), con il finanziamento totale o parziale del privato e con allocazione dei rischi ben individuati come per legge
Da ciò si evince come tutti gli interventi di rigenerazione urbanistica ,di housing sociale,di edilizia perequativa,,di programmi integrati di intervento ,di programmi unitari di valorizzazione territoriale ( PUVAT), possono non essere più soddisfatti con il tradizionale incontro della PA come stazione appaltante e l’impresa privata esecutrice dei lavori. Con l’entrata in vigore del regolamento di attuazione del nuovo codice degli appalti( 2010) ,le procedure realizzative che interessano la PA per l’affidamento dei lavori ,servizi e forniture,vengono totalmente revisionate ed armonizzate. Sono cambiati i modelli organizzativi ed amministrativi per la PA e l’iter con il privato
Il nuovo impianto giuridico ( di provenienza anche comunitaria ) rende superata la legislazione su opere pubbliche e lavori degli ultimi dodici anni. Il modello da giuridico specialistico diventa gestionale procedurale e documentale con nuovi attori ( promotore privato di progetto ),nuove responsabilità e compiti diversi

6. FORME DEL PPP

Abbiamo tre possibili forme
–PPP contrattuale
— PPP istituzionalizzato
— PPP negoziale
Per le problematiche relative al sistema termale ed alla sua valorizzazione la forma di PPP che più interessa è sicuramente quella negoziale in quanto in tutte le sue espressioni si evidenzia il passaggio da una pianificazione impositiva ( IUS imperii) ad una negoziata ( convenzione ) i cui contenuti devono essere la puntuale espressione di equilibrio tra interessi pubblici e privati
Il PPP negoziale non è un modello strutturale fisso ,creato apposta per la collaborazione tra pubblico e privato ma un “sistema” fatto su misura per la realizzazione di un progetto ben determinato,non è una panacea ma un vestito che occorre ritagliare su misura per ogni situazione specifica ,con la redazione di idonei piani di fattibilità ,che ne costituiscono l’architrave. È un processo cooperativo ,passaggio obbligato ,affinchè le fasi successive del processo realizzativo dei progetti si manifestino attraverso puntuali accordi di convenzione.Sotto questo profilo l’articolazione del PPP negoziale è tanto più estesa e innovativa quanto più la PA è capace di spostare il focus della sua operatività dall’intervento diretto ( IUS imperii) alla creazione di un ambiente favorevole per le iniziative private e gli stessi privati siano capaci di lavorare con la PA .Più aperto è il dialogo più si va incontro a quel principio della sussidiarietà prevista dall’ art 118 della costituzione . Gli esiti del PPP negoziale sono il frutto di un combinato disposto tra la qualità dell’intervento privato e la capacità (?) della PA ad individuare i propri obiettivi ed interloquire con i soggetti privati attraverso convenzioni

7. IL PPP NEGOZIALE ED IL SISTEMA INTEGRATO DEI FONDI IMMOBILIARI NEL SISTEMA TERMALE

Tutti i decreti economici a partire dal 2008 e Sino al documento economico emesso dal MEF nel 2014 ,individuano nel settore dei fondi immobiliari sia aperti che chiusi, il volano più interessante per dare impulso all’economia in particolare nella loro applicazione ai moderni sistemi di PPP di tipo negoziale
I fondi immobiliari nascono come un nuovo e moderno veicolo di investimento finanziario,sicuramente alternativo agli altri prodotti di mercato,quali : il leasing,i mutui e quant’altro,allo scopo di canalizzare il risparmio privato verso il mercato immobiliare( fondi pensione. TFR) .Essi rappresentano il punto di unione tra due mercati quello dei capitali e quello immobiliare ed è proprio questo legame col tessuto urbano in genere e con le esigenze della casa che lo rende strumento innovativo in grado di apportare risorse per la trasformazione del territorio ,per la sua valorizzazione e per l’economia del paese.
Lo strumento dei fondi immobiliari ha tutte le capacità e potenzialità per avere un peso rilevante nelle trasformazioni urbane ma anche nelle valorizzazioni di immobili pubblici
Esso può e deve diventare il partner di PA e di proprietari immobiliari privati nella trasformazione e rivalutazione del territorio,perché non genera conseguenze sul patto di stabilità ,consente la riduzione del debito pubblico generando economia. Questo strumento potrebbe diventare il vero e unico volano di sviluppo con la creazione di fondi immobiliari locali a seguito della partecipazione della PA al PPP ,mettendo in gioco aree disponibili o anche per la rivalutazione dei propri immobili, anche con l’intervento del privato

8. IL SISTEMA INTEGRATO DEI FONDI IMMOBILIARI ED I PROGRAMMI DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO NEL SISTEMA TERMALE

Il sistema integrato dei fondi immobiliari nasce con l’obiettivo di accrescere l’efficienza dei processi di sviluppo e di valorizzazione dei patrimoni immobiliari di proprietà degli enti territoriali,di altri enti pubblici e delle società interamente partecipate dai predetti enti. Un ultimo decreto del MEF ,a conferma di quanto detto,istituisce una SGR ( INVIMIT) con il compito di gestire fondi nazionali che possono partecipare a quelli immobiliari locali costituiti da enti territoriali a cui conferire immobili oggetto di valorizzazione( immobili del sistema termale)
L’implementazione del sistema integrato dei fondi immobiliari ha l’obiettivo primario di conseguire la riduzione del debito pubblico,in quanto le risorse provenienti dal possesso delle quote di partecipazione da parte della PA dovrà essere impiegato esclusivamente alla riduzione del proprio debito è solo in mancanza di questi agli investimenti

9. INVIMIT SGR E GLI ENTI TERRITORIALI

Gli enti territoriali sulla base di puntuali analisi di fattibilità ,promuovono la costituzione di fondi comuni di investimento locali ( fondi territoriali) a cui possono essere apportati i beni immobili e diritti relativi al sistema termale. L’apporto può avvenire con le procedure previste dall’art 58 del DL 112 del 2008 a fronte di correlata emissione di quote; nel conferimento la sgr può assegnare quote pari al 75% del valore di apporto dei beni e compatibilmente col piano economico della stessa sgr ,per il restante valore un corrispettivo in denaro,che dovrà essere impiegato per la riduzione del proprio debito o in mancanza in investimenti( spending review)

10. MODALITÀ DI COSTITUZIONE E CONFERIMENTO IMMOBILI

Le modalità di costituzione dei fondi locali sono dettate dall’art 4 del dl 25-9-2001 n351 convertito con modificazioni dalla legge 410 del 23-11-2001 ed ai sensi dell’art 33 del dl 98 del 2011 ed operano sul mercato in regime di concorrenza.Tali conferimenti devono avvenire sulla base di progetti di valorizzazione approvati con delibera dall’organo di governo dell’ente previo esperimento di procedura di selezione della sgr con evidenza pubblica. Ai fondi cui sopra possono conferire beni anche i soggetti cui al comma 2 ( soggetti privati di cui al dlgs 12-4-2006 n 163 ). La PA inoltre può avvalersi delle capacità organizzative e pianificative dal punto di vista finanziario della SGR per la definizione anche iniziale del progetto di valorizzazione ( PROMOTORE PRIVATO DI PROGETTO)

11. CONCLUSIONE

Come è stato più volte chiarito il sistema integrato dei fondi immobiliari applicato ai moderni sistemi di PARTENARIATO pubblico privato specialmente quello di tipo negoziale ( convenzione) costituisce il volano più interessante per dare impulso all’economia e creare servizi. La procedura di valorizzazione del sistema termale,ma anche di qualsiasi altro sistema urbano ,costituito da immobili (PUVAT) è l’unica strada percorribile PERCHÈ non richiede investimenti da parte della PA proprietaria degli immobili, quindi rispetta il patto di stabilità ,mette in gioco immobili obsoleti che alla chiusura del fondo saranno restituiti completamente valorizzati e prevede soprattutto l’intervento del privato che non è l’imprenditore di turno ma il sistema bancario (Sgr)
A questo punto non si riesce a capire come la regione possa riacquistare gli immobili(??)e come la corte dei conti possa asseverare. Il problema dei debiti di liquidazione può essere risolto con il conferimento degli immobili al fondo locale partecipato da invimit!!!!

Una Regione termale


L’articolo su Milano Finanza del 12 settembre 2019

Terme di Acireale, uno spiraglio di luce ma resta un enigma difficile


Su La Sicilia del 12 settembre 2019

Si salveranno sul serio le Terme di Acireale, dopo l’ultimo provvedimento del governo regionale, la delibera n.320 del 4 settembre 2019? Sono in molti a porsi questo interrogativo, tra slanci di entusiasmo, dubbi di fattibilità e spinte al disfattismo, ormai diventato uno sport popolare in Sicilia. In questi giorni i media hanno riportato le dichiarazioni del Presidente Nello Musumeci sull’importanza dell’operazione di riacquisto di due beni immobiliari perché le Terme di Acireale sono un asset strategico per il comparto turistico isolano. Musumeci è da sempre convinto della necessità di assicurare un sostegno pubblico nella transizione delle Terme regionali verso i privati. Nella passata legislatura fu tra i più attivi in aula nel dibattito preliminare all’approvazione della legge n.20 del 2016, che all’articolo 2 contiene una norma “salva-Terme” finora parzialmente disattesa. Gli va dato atto di coerenza e di buona volontà. Peccato però che, da quando Musumeci si è insediato come Presidente della Regione, la burocrazia palermitana si sia messa di traverso e non perché abbia chissà quale interesse, ma perché ha delegittimato di fatto la previsione finanziaria contenuta in quella legge, cioè autorizzare la Regione a contrarre un mutuo per riunificare il patrimonio immobiliare delle Terme di Acireale e Sciacca. Dirigenti e funzionari hanno sempre tirato fuori un cavillo, ora tecnico ora giuridico, rinviando sine die qualsiasi decisione di spesa. Musumeci e il suo assessore all’Economia Gaetano Armao hanno tirato dritto per la loro strada e, con la delibera di qualche giorno di fa che nei fatti reitera una analoga del 13 giugno scorso, adesso il governo regionale potrà avviare una trattativa privata con la società di gestione delle Terme per formalizzare un’offerta e acquistare due beni finiti da tempo nella morsa dei creditori: l’ex albergo Excelsior Palace, chiuso con i sigilli giudiziari dal 2011 e da allora mai più riaperto; e il dirimpettaio centro polifunzionale, mai inaugurato al punto che nel 2005 se ne occupò Striscia la Notizia. La delibera di giunta precisa che la Regione potrebbe formalizzare un’offerta del 30% in meno rispetto a quella che avrebbe potuto avanzare tra giugno e luglio se allora i burocrati avessero approvato la partecipazione alle due aste pubbliche. Il “via libera” dalla dirigenza è arrivato solo dopo che la giunta regionale ha presentato un programma di sviluppo del turismo termale in Sicilia e un connesso piano economico-finanziario, asseverati dall’Irfis, con indicazione dei presunti ricavi da privatizzazione e del rimborso mensile delle rate del nuovo mutuo. Si tratta di questioni apparentemente tecniche, che sfuggono ai più, che innervosiscono soprattutto gli Acesi; ma dietro tali questioni si cela una lotta intestina che dura da decenni a Palermo, ovvero il braccio di ferro fra burocrazia e politica, tra dirigenti e funzionari da un lato e assessori e deputati dall’altro. Ogni tanto ci sono convergenze parallele, come avrebbe detto qualcuno. Di norma però ci sono tensioni. E sulla vicenda delle Terme di Acireale e di Sciacca, si sono accumulate negli ultimi tempi solo tensioni. La burocrazia è preoccupata di incorrere in responsabilità se la Corte dei Conti dovesse eccepire che i soldi pubblici destinati (ancora una volta) al salvataggio delle Terme non servirebbero a nulla; di conseguenza, chiede carte e reclama continui chiarimenti. Nessuno dice però che la stessa burocrazia qualche responsabilità l’ha avuta in questi anni, e cioè “culpa in vigilando” per non aver fatto nulla per evitare che le Terme di Acireale si depauperassero in valore e soprattutto negli asset immobiliari. A conti fatti, in dodici anni da quando le Terme sono una partecipata regionale, si sono dilapidati ben trenta milioni di euro, tra perdite accumulate, debiti consolidati e quasi 1,7 milioni di euro in compensi ad amministratori, commissari e liquidatori succedutisi. Chapeau! Adesso, si vede uno spiraglio di luce all’orizzonte. Se la Regione dovesse riunificare in tempi brevi tutto il patrimonio nelle proprie mani, scongiurando lo spossessamento dell’ex albergo e del centro polifunzionale, potrebbe partire subito la seconda fase, quella della privatizzazione prevista dalla legge n.11 del 2010. Un enigma difficile da risolvere, non privo di insidie, pieno di se e di ma, incerto negli esiti. Però necessario a questo punto per provare a reinserire Acireale e Sciacca nei circuiti importanti del termalismo italiano

La delibera del governo regionale che dà il via libera all’operazione Terme di Acireale


Il testo della delibera di giunta del 4 settembre 2019 (Delibera_320_19)

Terme di Acireale, ritorno al futuro


L’articolo di Gaetano Rizzo su La Sicilia del 10 settembre 2019

Terme di Acireale, la politica “si piega” alla burocrazia? Con meno di dieci milioni di euro adesso la Regione riacquisterà albergo e centro polifunzionale


E’ del 4 settembre cioè di cinque giorni fa, la delibera n.320 del governo regionale “Legge regionale 29 settembre 2016, n. 20, articolo 2. Terme Acireale S.p.A. – Programma di sviluppo del turismo termale” con cui la giunta presieduta da Nello Musumeci ha dato il via libera all’operazione di riacquisto dell’ex albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale, dopo il lungo “braccio di ferro” tra l’assessore all’Economia Gaetano Armao e la potente burocrazia palermitana che nelle sue diverse articolazioni assomiglia a Koshi, il serpente ad otto teste evocato dalla mitologia giapponese.  Il “braccio di ferro” è durato tutta l’estate perché di fatto la prevista spesa di 13 milioni di euro, a valere sulla legge regionale del 2016, non veniva mai autorizzata dai dirigenti della Ragioneria Generale, del Dipartimento delle finanze e del credito e dell’Ufficio legislativo e legale della Presidenza della Regione, perché giudicata onerosa per l’erario pubblico e dunque potenzialmente “bacchettabile” dalla Corte dei Conti. Infatti, la precedente delibera di giunta n.236 del 13 giugno, di analogo tenore a quella approvata cinque giorno, era stata di fatto “neutralizzata” dal contenuto forte di alcuni allegati tecnici, in cui la burocrazia regionale esprimeva perplessità sulla opportunità di impiegare somme pubbliche acquisibili grazie ad un mutuo di nuova accensione, ma incerte nelle modalità di rientro dell’ingente debito contratto.

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Efficienti ma chiuse


A breve scadranno i 5 anni dal completamento del progetto di efficientamento energetico delle Terme di Acireale.
Un progetto complesso, finanziato con fondi europei e finalizzato a ridurre i consumi delle strutture termali e degli impianti elettrici e che ha permesso di risparmiare sui costi energetici, mediante la sostituzione delle lampade con i led,presente anche un grosso impianto fotovoltaico che genera energia pulita a servizio dei consumi delle Terme.

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Sbotta sui social l’ex sindaco di Acireale Pennisi ed invoca Striscia la Notizia


Il commento odierno apparso sulla pagina Facebook del Forum a firma dell’ex Sindaco di Acireale Agostino Pennisi, molto critico sui ritardi che sta registrando la riunificazione del patrimonio delle Terme di Acireale, nonostante la precisa volontà del Governo regionale di accelerare l’acquisto dei due immobili all’asta

Nubi minacciose sulle Terme di Acireale?


dal quotidiano La Sicilia del 18 agosto 2019


 

Sempre più ingarbugliata la faccenda Terme di Acireale

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ACIREALE – Si fa sempre più misteriosa la vicenda relativa al futuro delle Terme di Acireale, nonostante in città ci siano alcuni fedelissimi del governo regionale, vicini politicamente alle posizioni dell’assessore Gaetano Armao, che invitano all’ottimismo e annunciano di continuo sui social imminenti novità che puntualmente poi non arrivano. In realtà, il bicchiere è mezzo vuoto o forse addirittura non c’è più nemmeno il bicchiere; ma gli irriducibili ottimisti lo vedono sempre mezzo pieno con gli occhi dolci degli innamorati.

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Terme di Sciacca e Acireale, due buchi nell’acqua tra bandi disertati, degrado e atti di vandalismo


L’articolo odierno del Quotidiano di Sicilia

 

Terme di Acireale, mancano poche ore. Adesso serve un miracolo per salvarle dal fallimento


ACIREALE – Servirà un miracolo per scongiurare entro domani l’inizio di una grande svendita e il possibile avvio di una procedura fallimentare. Tutto ciò potrebbe prospettarsi a seguito del doppio disimpegno della Regione Siciliana, assente per ben due volte all’asta promossa dai liquidatori delle Terme di Acireale SpA (il 18 giugno e il 5 luglio) dove l’Excelsior Palace e il centro polifunzionale erano messi in vendita ad un prezzo pieno di tredici milioni di euro; quell’asta era stata autorizzata dal Tribunale e dai creditori per sospendere l’esecutività della procedura giudiziale in corso a seguito delle pretese non soddisfatte dei creditori, tra cui Riscossione Sicilia e il fondo Cerberus.

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Terme di Acireale al macero. La superburocrazia regionale ha vinto sulla politica, l’asta è andata deserta

Inserito il

ACIREALE – Sul sito delle Terme di Acireale si annunciava da tempo la nuova asta per la vendita al prezzo di 13 milioni di euro dell’ex albergo Excelsior Palace e del complesso polifunzionale, entrambi siti in via delle Terme. La prima asta del 19 giugno era andata deserta. Ma anche quella di ieri mattina che, alla presenza del notaio Francesco Grassi Bertazzi, avrebbe dovuto essere risolutiva, è finita con un nulla di fatto. Non si è fatto avanti alcun privato, ma questo era immaginabile. Non si è fatta avanti nemmeno la Regione Siciliana, nonostante la delibera di giunta del 13 giugno che dava il via libera politico all’intera operazione di riunificazione del compendio immobiliare delle Terme di Acireale.

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Terme di Acireale, fioccano i primi interrogativi sull’asta andata deserta per la vendita dei cosiddetti gioielli di famiglia


ACIREALE – Abbiamo comunicato ieri che l’asta per la vendita del complesso polifunzionale e dell’ex albergo Excelsior Palace è andata deserta nell’unica sessione di vendita stabilita per il 18 giugno. Adesso i tre liquidatori regionali (Vincenza Mascali, Antonino Oliva e Francesco Petralia) dovranno predisporre nuovo avviso e provare ad acquisire una nuova offerta, sempre pari o superiore a tredici milioni di euro, che potrebbe provenire dalla Regione Siciliana, tenuto conto anche dell’orientamento favorevole espresso nell’ultima riunione di giunta.

Qualche lettore non ha fatto mancare il proprio commento alla notizia

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Terme di Acireale, l’asta per la vendita dei gioielli di famiglia è andata deserta. La Regione però farà presto un’offerta di tredicimilioni


ACIREALE – L’asta per la messa in vendita dell’ex albergo Excelsior Palace e del complesso polifunzionale ieri è andata deserta. Doveva essere un mezzogiorno di fuoco, e non soltanto per la calura estiva, invece è calato il gelo. Dinanzi al Notaio Francesco Grassi Bertazzi, nessuna offerta privata è pervenuta ai tre liquidatori regionali che nei mesi scorsi avevano rilanciato la vendita dei due “gioielli di famiglia” con una nuova asta a partire da 13 milioni di euro. Non è pervenuta nemmeno l’offerta della Regione Siciliana che, messo da parte il “tesoretto” in virtù della legge n.20 del 2016, potrà acquistare i due cespiti, riunificarli al patrimonio immobiliare delle Terme e, una volta soddisfatti i creditori della società Terme di Acireale, affidarne la gestione ai privati.

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Terme. L’asta del 18 giugno è andata deserta. Alla prossima parteciperà la Regione Siciliana che ha già deliberato il 13 giugno


Terme di Acireale. Da otto anni c’è chi non si arrende mai all’idea che rilanciarle significa ridare fiato all’economia della città

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ACIREALE – Hanno cominciato nel 2011 ad occuparsi stabilmente delle Terme di Acireale, ma la realtà del termalismo è stata sempre di loro interesse perché la considerano parte fondamentale dell’offerta economica e turistica cittadina e, allo stesso tempo, un elemento distintivo del brand Acireale in tutto il mondo. Tant’è che se ancora oggi si fa una ricerca su Internet e si digita il nome di Acireale, il riferimento alle Terme compare tra i primi risultati, insieme Carnevale,  Timpa e barocco.

Le Terme di Santa Venera e di Santa Caterina però sono chiuse e inattive da tempo, ingabbiate dentro la ferrea e talvolta incomprensibile logica della burocrazia regionale e diventate soltanto una pratica amministrativa, spinosa e fastidiosa, di cui si occupano a Palermo una decina di persone al massimo fra dirigenti, funzionari preposti e liquidatori. Nel frattempo, decine e decine di milioni di euro pubblici si sono sprecati tra liquidazione e debiti, senza che sia stato fatto nulla per provare a tenere aperti gli stabilimenti.

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Otto anni di attività del Forum permanente promosso dal Lions di Acireale per non far morire le Terme

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Il 1 giugno del 2011, otto anni fa, il Lions Club di Acireale decideva di dar vita al Forum permanente sulle Terme di Acireale, una sorta di “contenitore culturale e di impegno civico” condiviso con altre associazioni ed istituzioni del territorio, per monitorare l’andamento della vicenda delle Terme di Acireale SpA, la società partecipata dalla Regione Siciliana, posta qualche anno prima in liquidazione e titolare di tutte le attività un tempo facenti capo all’Azienda Autonoma delle Terme.

Durante questi anni, grazie all’impulso del Lions, sono stati organizzati seminari, convegni ed incontri; sono stati analizzate e studiate decine e decine di provvedimenti, leggi, ipotesi di rilancio, rilevandone le criticità e suggerendo qualche rettifica; sono state denunciate le situazioni di degrado e depauperamento del patrimonio dell’Ente; è stata curata direttamente e promosse in altre testate giornalistiche una intensa attività pubblicistica e di informazione su quotidiani, periodici ed emittenti radio-televisive che non ha precedenti fra gli esempi di cittadinanza attiva nell’Acese.

Sono trascorsi otto anni, la situazione rimane critica come quella di partenza, se non addirittura peggiorata. Si prospettano a breve preannunciate azioni dirette a favorire la riunificazione di tutto il patrimonio nelle mani della Regione, per affidarlo quanto prima ai privati con un bando. Rimangono ancora forti perplessità sull’efficacia di tali azioni programmate, perché in questi anni la Regione Siciliana si è distinta negativamente per lentezza e farraginosità delle procedure burocratiche nonché per incertezza e tentennamenti dell’azione politica. Decine e decine di milioni di euro si sono perse strada facendo, ma nessuna attività termalistica è stata più riavviata.

Si aspetta di capire i prossimi passi. La Speranza però in questi casi, come si suol dire, è l’ultima a morire. O forse, la prima a nascere.

Sciacca, riaprirà entro fine giugno il Parco delle Terme


REGIONE: SCIACCA, DOPO VERTICE A PALAZZO D’ORLEANS RIAPRE PARCO DELLE TERME

Riaprirà entro fine giugno il Parco delle Terme di Sciacca. E’ il risultato di un vertice voluto dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci che si è tenuto nella sede del governo a Palazzo d’Orleans. All’incontro erano presenti il vicepresidente e assessore all’Economia Gaetano Armao, il sindaco di Sciacca Francesca Valenti, il capo di Gabinetto del presidente della Regione Nello Musumeci, Carmen Madonia e i dirigenti dei dipartimenti interessati.
Il Parco è stato formalmente consegnato dalla Regione al Comune agrigentino, che dovrà occuparsi delle attività di manutenzione ordinaria. Il dipartimento regionale dello Sviluppo Rurale, invece,  ha già avviato le operazioni di discerbamento e sistemazione del verde.
Regione e Comune hanno concordato anche che entro l’estate verrà pubblicata la manifestazione di interesse per consentire ai gruppi imprenditoriali interessati di poter visitare le Terme, per valutare gli interventi necessari al ripristino e al rilancio dell’attività. Una procedura propedeutica al bando per la concessione del complesso termale.

Ennesimo scempio alle Terme di Sciacca

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dal Giornale di Sicilia del 4/5/2019

Terme di Acireale. In dodici anni la governance regionale della società è costata un milione e settecentomila euro


Qualche vecchio saggio della politica acese, nel commentare favorevolmente sui social l’annunciata vendita del centro polifunzionale e dell’ex albergo Excelsior Palace e la prospettata riunificazione del patrimonio in mano alla Regione, ha consigliato prudentemente di fare silenzio sulla vicenda evitando così di emettere premature sentenze sul possibile rilancio  degli stabilimenti termali, plaudendo invece al gran lavoro svolto dall’assessore Gaetano Armao e dallo staff di suoi collaboratori al Dipartimento di Economia a Palermo. Ha esortato piuttosto la città a dare il proprio di contributo di idee e di proposte quando si metterà mano al bando per la privatizzazione delle Terme di Acireale che potrebbe sancire presto il passaggio della gestione in mano ai privati.

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Terme di Acireale, una liquidazione lunga quasi dieci anni


La Settimana Santa ha avuto inizio con la pubblicazione da parte dei tre liquidatori dell’avviso di vendita dell’ex albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale per tredici milioni di euro. L’avviso è stato pubblicato sul sito della società Terme di Acireale SpA e le offerte dovranno pervenire al Notaio entro il 18 giugno. Se  non ci saranno offerte, sarà la Regione Siciliana a farsi avanti con una proposta di acquisto pari o superiore all’importo a base d’asta che i liquidatori dovranno comunque aggiudicare perchè più favorevole ai creditori. In questo modo i due immobili, facenti parte del patrimonio disponibile delle Terme, potranno tornare in mano al Dipartimento regionale di Economia che li unificherà agli altri beni a sua disposizione, ovvero gli stabilimenti termali di Santa Venera e di Santa Caterina, attualmente chiusi.

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Terme di Acireale. Alla Regione prevale sempre la logica del #tuttoapposto, ma ormai non esiste più nemmeno il posto


ACIREALE – La città dei cento campanili è tornata recentemente ad essere “set location” per il primo film dell’attore palermitano Roberto Lipari, prodotto da Tramp Limited e diretto da Gianni Costantino, di cui sono protagonisti lo stesso Lipari e Luca Zingaretti. La pellicola si chiamerà Tuttoapposto, quella locuzione avverbiale che in Italia, ma nella nostra Sicilia in particolare, sta a significare che è tutto ok, che le cose vanno per il verso giusto, che non c’è alcun problema.

Contemporaneamente all’uscita del film di Lipari, la Regione Siciliana ha scelto ancora una volta la città di Acireale per validare la logica politico-burocratica del #tuttoapposto, già sperimentata negli ultimi dieci anni a proposito delle Terme.

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Terme di Acireale. L’albergo è in vendita e già si pensa ottimisticamente alla privatizzazione, ma il percorso è ancora lungo ed incerto


ACIREALE – L’ordine di scuderia dalle stanze regionali è stato chiaro e forte: parlare bene delle Terme di Acireale e far passare il messaggio che il loro rilancio sarà imminente. L’operazione conclusa lunedì mattina dai liquidatori, con la messa in vendita dell’ex albergo Excelsior Palace e del centro polifunzionale, dovrà etichettarsi come un capolavoro giuridico degno di menzione nei manuali di procedure concorsuali societarie.

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Terme di Acireale, un’operazione che costerà all’erario 30 milioni di euro prima di passare la mano ai privati


ACIREALE – La tanto attesa notizia è arrivata ieri, rilanciata dalla nostra testata, ma anticipata già domenica. Il collegio dei liquidatori delle Terme di Acireale (composto dai commercialisti Francesco Petralia, Vincenza Mascali e Antonino Oliva) ha messo in vendita i due immobili da lungo tempo oggetto di un contenzioso con Unicredit prima e con il fondo Cerberus Capital Management dopo. Si tratta dell’ex albergo Excelsior Palace, chiuso dalla fine del 2011 e mai più riaperto e del centro polifunzionale mai aperto e adibito alle sue funzioni di struttura per il benessere, ma concesso in comodato d’uso ad una mezza dozzina di associazioni in questi anni. Base d’asta, si legge nell’avviso pubblico sul sito delle Terme, il prezzo di 13 milioni di euro.

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Tredici milioni di euro. Le Terme di Acireale mettono in vendita albergo e centro polifunzionale


AVVISO D’ASTA DI VENDITA (15/04/2019)
Avviso d’asta per la vendita del complesso alberghiero sito in Acireale nella Via delle Terme n° 103, già denominato “Hotel Excelsior Palace Terme” e del Complesso polifunzionale sito in Acireale nella Via delle Terme nn. 32 C/D/E/F/G/H/I/L e 34 – 34/A, di proprietà delle Terme di Acireale S.P.A. in liquidazione – Società per Azioni a Socio Unico.
http://www.terme-acireale.com/avvisi.aspx?ID=14

Terme di Acireale, la Regione si dice pronta a varare un bando di privatizzazione, ma c’è il rischio che possa risultare un flop


L’articolo pubblicato da Sicilia Network

Terme di Acireale e Sciacca, per la Regione Siciliana è tutto a posto


L’articolo su La Sicilia dell’8 settembre 2018

Rapporti tesi con Palermo. Terme di Sciacca, la Regione bacchetta il Comune

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L’articolo pubblicato in data odierna (4 agosto) dal Corriere di Sciacca

Terme di Acireale, all’orizzonte si intravede il bando

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In edicola sabato 4 agosto sul settimanale I Vespri

La Regione e l’immortalità di partecipate chiuse da anni ma ancora “mangiasoldi”…


L’articolo di Mario Barresi sul quotidiano La Sicilia

 

I compensi d’oro dei Paperoni delle società partecipate regionali


L’articolo pubblicato da I Nuovi Vespri

Era chiaro che, prima o poi, i grillini avrebbero scoperto il ‘Tesoro’ nascosto nelle eterne liquidazioni delle società della Regione siciliana. Una storia iniziata negli anni ’70 del secolo passato e mai interrotta. Si va da Ems, Espi e Azasi creati negli anni ’60 fino alla pletora di società regionali create dal 2002 in poi. Con la nuova legislatura i grillini dell’Ars, con in testa la capogruppo Angela Foti (nella foto sopra) hanno ‘sgamato’ il mangia-mangia. E hanno scoperto che…
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Terme di Acireale e Sciacca, la vergogna infinita


da La Sicilia del 26/7

L’on.D’Agostino sulle Terme di Acireale: «Bravissimi i liquidatori, ma una seria riapertura delle strutture termali è difficile da raggiungere»


In risposta ad un lettore che chiedeva delucidazioni sul futuro delle Terme, lamentandosi della loro distruzione, ecco le dichiarazioni dell’on. Nicola D’Agostino sul suo profilo pubblico Facebook

« Le Terme sono state distrutte quando la Regione (io non ero in carica) aveva immaginato un futuro da Spa… però controllato al 100% sempre dalla Regione! Insomma classico pasticcio da carrozzone politico e luogo per sottogoverno. Adesso occorre pagare i debiti (oltre 12 mln, già stanziati nelle ultime finanziarie anche per mio interessamento), poi restituire formalmente i beni dalle Terme spa in liquidazione alla Regione ed infine avviare il bando per l’affidamento della gestione ad un privato. Intanto i liquidatori (bravissimi rispetto al passato) hanno approvato i bilanci e reso possibile una mediazione con il maggior creditore. Adesso la strada è aperta. Anche se ancora difficile da raggiungere il miglior risultato: cioè una seria riapertura delle strutture termali»

Terme di Acireale, D’Agostino elogia i liquidatori


L’articolo apparso su La Sicilia del 21.7.2018

Il barone Agostino Pennisi di Floristella e le “sue” Terme da rilanciare


L’articolo pubblicato da La Voce dell’Jonio on line

Nella sala congressi dell’hotel Santa Tecla Palace di Acireale,  si è svolto il convegno “Agostino Pennisi di Floristella, imprenditore illuminato” promosso dal FAI di Catania e da varie associazioni presenti nel territorio. L’illustre acese, nato il 17 luglio 1832, apparteneva alla nobile famiglia dei Pennisi, baroni di Floristella, proprietari di vasti latifondi in Sicilia.
Ad aprire il convegno la professoressa Antonella Mandalà capodelegazione del FAI di Catania. Oltre a ricordare il nobile acese, il convegno è stato l’occasione per parlare di termalismo e della dolorosa e difficile situazione delle terme di Acireale. Tutti gli intervenuti  hanno dato un quadro della attuale situazione e si spera che occasioni come questa, oltre ad informare la cittadinanza, possano servire da sprone per velocizzare l’uscita da una condizione di stallo appesantita da burocrazia e problematiche varie.
Il sindaco di Acireale ingegnere Stefano Alì ha aperto il convegno con il suo saluto mostrando vivo interesse per gli interventi  degli illustri relatori sia a livello storico che tecnico. Doverosa la presenza della famiglia del barone che è stata rappresentata dall’ingegnere Agostino Pennisi di Floristella che ha posto l’accento sull’importanza del rilancio del termalismo acese che, oltre a rappresentare un glorioso passato, deve servire da  traino economico e turistico per il presente e per gli anni a venire. Le terme oggi non devono essere solo un luogo di cura ma anche un luogo di benessere legato anche alle bellezze del luogo. Dunque non solo stabilimento termale, ma strutture ricettive moderne e all’avanguardia per un mercato

Gli interventi storici hanno avuto due illustri relatori, il dottore Saro Bella che si è soffermato sulla famiglia Pennisi  di Floristella nell’Acireale dell’ottocento  e la dottoressa Gemma Cutrufello che ha relazionato su “Cosa furono le terme di Santa Venera del Barone di Floristella”.
Nel 1873 l’inaugurazione degli stabilimenti dedicati a Santa Venera. L’edificio fu costruito in stile neoclassico con rigoglioso giardino all’inglese progettato dall’architetto fiorentino Mariano Falcini; suo anche il progetto dello splendido palazzo in piazza Lionardo Vigo nel cuore della città . Nello stesso anno venne inaugurato il lussuoso Grand Hotel de Bains che ospitò personaggi illustri come il re Umberto I di Savoia e la regina Margherita. Il compositore Richard Wagner, Federico II granduca ereditario del Baden. Il barone nel 1871 contattò il chimico Orazio Silvestri che dopo 10  mesi diede i risultati delle sue ricerche con le caratteristiche delle acque sulfuree e salsobromoiodiche, particolarmente adatte a curare malattie osteoarticolari, dermatologiche e reumatiche.
Conclusa la prima parte del convegno, la professoressa Mandalà ha aperto la seconda parte dedicata alle attuali problematiche delle terme, dando la parola al dottore Francesco Petralia presidente del collegio dei commissari liquidatori e al dottore Rino Piscitello, intervenuto in rappresentanza dell’assessore all’Economia della Regione siciliana dottore Gaetano Armao, vicepresidente regionale. Un quadro sconfortante, 15 milioni di debiti, un mutuo mai estinto e adesso passato da Unicredit al  fondo internazionale Cerberus, con sede a New York, oggi principale creditore delle Terme di  Acireale Spa. Si prospetta la possibilità di interrompere la procedura esecutiva che vede all’asta l’ex albergo Excelsior Palace con il complesso polifunzionale. Ma non si deve dimenticare che ci sono altri creditori oltre all’attuale Cerberus e altri debiti che intanto si sono accumulati. Fondamentale che la Regione dia i fondi per poter accendere un altro mutuo. Chiusa questa difficile fase si potrebbe passare alla privatizzazione con la redazione di un bando di gara. La strada dunque si presenta in salita, ma non bisogna disperare e  gli acesi sono fiduciosi che le terme  potranno nuovamente funzionare.
Alla fine delle relazioni i presidenti dei maggiori club service che hanno partecipato alla realizzazione del convegno hanno dato il loro personale contributo con un saluto. Presente anche l’onorevole Angela Foti, che ha sottolineato l’importanza di accertare le responsabilità pregresse, di vigilare ed avere voce in capitolo come Comune di Acireale al futuro bando.
Ha concluso il convegno il sindaco Alì che ha dichiarato di avere inoltrato alla Regione siciliana la richiesta di riapertura del Parco delle terme, in passato aperto grazie all’impegno dell’associazione Costarelli. Il suo presidente avvocato Mario Di Prima, presente al convegno,  ha ricordato l’apertura del parco nel 2016 per alcuni mesi durante i fine settimana e poi inaspettatamente chiuso per volere della Regione siciliana. Se il parco potrà tornare fruibile, ad occuparsi della sua manutenzione durante le more per la risoluzione del caso sarà la SOGIP, la partecipata del comune di Acireale, ricevendo in cambio la possibilità di sfruttare un pozzo dismesso sito a Santa Caterina.
Si spera dunque che di tutto quello che il barone Agostino Pennisi di Floristella ha fatto e ha lasciato alla nostra amata città non resti solamente il ricordo.

Gabriella Puleo

Terme di Acireale, tutto è a posto secondo la Regione. Ma non c’è più il posto


Un’anticipazione dell’articolo che sarà pubblicato sul settimanale I Vespri in edicola sabato 14 luglio

Agostino Pennisi: « Durante la mia sindacatura non è stato compreso lo sforzo di assorbire l’aiuto di una realtà importante come le Terme di Fiuggi »

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Il testo dell’intervento dell’ing. Agostino Pennisi, discendente del fondatore delle Terme e già Sindaco di Acireale, al convegno organizzato dal FAI ad Acireale

Ho assunto con gioia l’incarico di essere relatore in questo convegno nella mia veste di discendente del fondatore delle Terme di Santa Venera, Agostino Pennisi di Floristella.
Agostino era il nonno di mio nonno e rappresenta nella nostra memoria familiare un esempio inarrivabile d’imprenditorialità, di visione strategica del territorio e di impegno sociale.
I relatori che mi seguiranno vi descriveranno il quadro socio-economico nel quale si mosse Agostino e cosa lui sia riuscito a creare.
A me tocca inquadrare il termalismo in un’ottica di sistema, cosa che ho provato a fare in più momenti della mia vita, essendo partecipe della realtà territoriale di Acireale e delle Aci anche in più ruoli di governo, ma mai avevo valutato cosa fosse l’emozione di parlare da Pennisi di Floristella, in un luogo così affollato e qualificato dove si parla della storia della mia famiglia.
Il tema che mi è stato assegnato “Il termalismo acese è solo nostalgia o può essere il centro di un sistema territoriale?” è evidentemente provocatorio, soprattutto se stretto nei pochi minuti che mi sono stati riservati. Affermare che nel mio cuore non vi sia la nostalgia di una città – che la mia generazione sessantottina non ha mai visto – che si muoveva in posizione centrale nel sistema termale nazionale e forse europeo sarebbe una menzogna!
La mia generazione ha solo letto e studiato. Ha visto sfumare l’ultima fase del termalismo, luogo di cultura, di sport e di musica ed ha capito ed ha anche invidiato le realtà termali che ci circondano nel panorama nazionale.
Durante la mia sindacatura non è stato compreso lo sforzo di assorbire l’aiuto di una realtà importante come le Terme di Fiuggi, presenti ad Acireale ai massimi livelli quali sponsor dei “Giochi del mare”. Ma mentre io cenavo con loro, il Consiglio incardinava la mozione di sfiducia nei miei confronti.
Ha sognato comunque che un giorno sarebbe stato possibile essere parte attiva nella riapertura di un dialogo pubblico sulle Terme di Acireale. Ecco perché quando il FAI e la sua ammirevole presidente Antonella Mandalà mi ha travolto nell’organizzazione di questo evento, ho colto senza remore un’occasione forse irripetibile per me, principalmente per l’immagine positiva e di assoluta credibilità che le attività del FAI hanno assunto nel nostro Paese.
L’ho pregata di orientarlo, oltre che alla rievocazione del passato, alla fotografia del presente ed alla descrizione delle prospettive del futuro, consapevole io che il termalismo non è un mondo fine a se stesso.
Il termalismo è un bene identitario di una località che può produrre un impatto culturale, un impatto sociale ed un impatto economico per l’intero territorio di appartenenza. Quindi, omologando il pensiero del mio amico e maestro Enzo Coniglio, ma soprattutto ripescando un concetto molto caro ai miei amici del Partito Democratico di Acireale che hanno nel tempo dato prova di sensibilità verso le Terme, il trinomio TERME TERRITORIO CULTURA è secondo me alla base del sistema territoriale che deve vedere il termalismo in posizione nodale.
E’ indubbio che il termalismo di Agostino non è riomologabile perché oggi è innata nella nostra società una nuova concezione di benessere. Ci siamo orientati ad un approccio globale dell’uomo, a nuove richieste funzionali, vi sono nuove modalità di erogazione delle cure, vi è un’esigenza di specializzazione e personalizzazione: le terme sono passate da luogo di cura a luogo di benessere e quindi, conseguentemente, è cambiato radicalmente il bacino d’utenza potenziale delle Terme di Agostino.
E quindi, rispondendo subito al tema assegnatomi, è indubbio che il termalismo del XXI secolo non è più il termalismo di Agostino, che era fortemente legato alle cure terapeutiche ed ai trattamenti: di quel termalismo non vi può essere nostalgia.
Il termalismo che auspichiamo oggi è orientato verso la prevenzione e quindi verso un turismo della salute; verso la promozione della salute e quindi al turismo del benessere; e soprattutto ad un concetto innovativo che coinvolge l’intero territorio: quello della promozione della salute attraverso una forte connessione fra la medicina, le prerogative termali e l’ambiente che le circonda.
Di conseguenza non c’è termalismo del XXI secolo senza un contesto territoriale attrattivo, senza un collegamento sinergico fra le località termali del sistema territoriale, senza la presenza di adeguate strutture ricettive nelle località termali e nei dintorni, fermo restando che devono essere provate le qualità intrinseche del sistema termale come la qualità dell’acqua scientificamente accertata e la istituzione di certificazioni di qualità.
Il sistema territoriale dev’essere però tale da stare nel “mercato” termale ed avere le qualità per essere prescelto nel quadro dell’offerta concorrenziale. L’offerta termale quindi non può essere avulsa da una logica di sviluppo integrato che promuova i valori naturali dell’Acese (il mare e le cure che col mare sono attuabili; la Timpa, questa sconosciuta che va raccordata alla Città; le architetture che vanno selezionate, finanziate ed aperte alla comunità; la storia della città e del territorio, che da patrimonio di pochi deve diventare patrimonio collettivo).
Tutti questi elementi valoriali devono costituire un sistema complesso e soprattutto identitario, al fine di promuovere Acireale ed il suo termalismo come un’attività culturale fortemente marcata da connotazioni locali e decisamente diversa da altre offerte analoghe.
Il valore identitario del territorio acese, caratterizzato da elementi storico-naturalistici di grande bellezza, deve quindi crescere in modo sistematico e deve attrarre imprenditorialità attraverso un progetto che veda il sistema termale come il cuore di un prodotto culturale.
Acireale, per la sua indubbia rilevante serie di peculiarità attrattive, ha la possibilità di diventare il cuore di un Distretto Culturale Termale, uno strumento attrattore di risorse che stimolino la competitività territoriale.
Il nostro territorio è caratterizzato da luoghi meravigliosi la cui identità andrebbe valorizzata anche attraverso la consapevolezza dei suoi abitanti che sovente neppure lo apprezzano.
All’acese manca a volte l’amor proprio, quella consapevolezza della specificità e dell’unicità dei luoghi nei quali vive. Occorre far capire che la consapevolezza della bellezza e dell’attrattiva del territorio è un valore unico ed assolutamente necessario per competere con gli altri territori.
E’ evidente che occorre strutturare strategie promozionali innovative che creino un vero e proprio “Brand Acireale“ al Centro del Distretto Culturale Termale che a sua volta dev’essere inquadrato in un’ottica metropolitana, affidando al territorio delle Aci specificità dinamiche e strategiche, coordinate alle esigenze del sistema territoriale.
Il tema affidatomi andrebbe sviluppato con un tempo del quale io non dispongo, ma mi riservo di scriverne una memoria in tempi successivi: sono un estimatore delle opportunità che la Città Metropolitana può offrire ai Comuni limitrofi al capoluogo ed ho sempre creduto nella immensa attrattiva che Acireale ha avuto sull’area catanese.
A volte Acireale è mortificata ed è catalogata fra i “paesi etnei” mentre in realtà può rappresentare una grande ed unica risorsa all’interno di un territorio che compete, anche attraverso la risorsa termale della quale Acireale può tornare ad essere protagonista, con gli altri sistemi territoriali del Paese.
Alla nuova Amministrazione ed ai cittadini tutti tocca il compito di decidere se restare spettatori o diventare finalmente attori protagonisti di un sogno che può ritornare a vivere.

Terme, l’ex presidente di Confindustria Catania: Ci vuole un piano industriale, a proporlo sia l’amministrazione comunale

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Il “post” pubblicato su Facebook dall’imprenditore Saretto Leonardi, già presidente di Confindustria Catania

« Oggi si è svolto al S.Tecla Palace un pregevole incontro avente per tema la figura di Agostino Pennisi di Floristella mitico mecenate del tempo che intuì la valenza e le possibilità di sfruttamento, per Acireale, della risorsa termale. Organizzatori Il FAI e tutti i “Club service” presenti in città , il Governo Regionale con un delegato dell’assessore Armao, la politica locale con l’On. Angela Foti, il Neosindaco Ing. Alì e naturalmente i Commissari delle Terme. Gli interventi sono stati diversi ma, purtroppo, togliendo quelli autoreferenziali e quelli dei soliti personaggi in cerca “d’autore” ( leggi: in cerca di occupazione e protagonismo) è emerso ben poco per dare una vera dritta alla nuova amministrazione che gli consentisse di sciogliere il nodo gordiano che tiene ingabbiata la nostra principale risorsa. Unica notizia degna di rilievo è che il fondo straniero che detiene alcuni beni della Terme sequestrati per insolvenza è disposto ad attendere una soluzione negoziata piuttosto che una vendita giudiziaria all’incanto. Mi sono permesso dare il mio modesto contributo, grazie alla cortesia della Presidente del FAI, che mi ha concesso, fuori elenco, un breve intervento. Ho voluto chiarire e spero di esserci riuscito che le Terme sono un’impresa. Che come tutte le imprese quando sono in crisi hanno bisogno di un progetto sia tecnico che economico per uscire dalle secche. Nell’impresa privata questo è un compito che spetta all’imprenditore. Nella impresa pubblica ( sia pure in forma di SPA), come le Terme S. Venera spetta ugualmente alla proprietà che nel particolare caso è la Regione. E Vi aspettate dalla Regione un progetto che abbia un senso ed una praticabilità? Sarebbe solo utopistico ! Pertanto l’amministrazione Acese ha la responsabilità morale e di contiguità di proporne uno. Con un buon progetto reperire i mezzi finanziari sarà complesso ma possibile. Io sono certo che il neosindaco da attivo imprenditore, quale mi risulta sia, non mancherà di chiamare attorno a sé quelli che ritiene i migliori consiglieri per supportarlo in questo delicato passo. Alle mia Acireale, ai miei concittadini, al Sindaco Alì auguro ogni successo su questo nuovo fronte che oggi sembra aprirsi. Che nessuno alzi il piede dall’acceleratore! »

Il convegno FAI sul termalismo ad Acireale

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Gli articoli di Antonio Carreca su La Sicilia

Terme di Acireale: il Sindaco chiederà a Palermo la riapertura del Parco, il Lions chiede al Sindaco di istituire uno spazio museale luglio 7, 2018

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L’articolo di Sicilia Network sul convegno organizzato dal FAI ad Acireale

La prima volta dell’assessore regionale Armao ad Acireale dinanzi alle Terme agonizzanti fondate da Pennisi di Floristella

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L’articolo pubblicato da Sicilia Network

C’erano una volta le Terme di Acireale. Funzionanti ed attive, ammirate in tutta Europa tant’è che perfino Goethe nel suo lungo viaggio in Sicilia vi sostò per alcuni giorni insieme alla sua famiglia. Nel 1873, un illuminato imprenditore e numismatico,  patrizio di Acireale appartenente alla famiglia Pennisi, baroni di Floristella, proprietari di latifondi in Sicilia, inaugurò i bagni termali di Santa Venera promuovendo un’idea di termalismo moderna ed antica allo stesso tempo. Moderna perchè si proiettava in avanti verso la frontiera di quello che oggi è noto come il termalismo del benessereche ovunque produce ricchezza e sviluppo; antica perchè affondava le radici nella tradizione del calidarium di latina memoria, cioè dei bagni di vapore che avevano reso famose le Terme romane in tutto il mondo. Per saperne di più sulla storia di ciò che un tempo era un gioiello di Acireale, bisognerebbe rileggere gli scritti di Cristoforo Cosentini, in particolare quello pubblicato su Memorie e Rendiconti della Zelantea, dove con grande anelito l’indimenticabile presidente dell’Accademia e apprezzato professore all’Università di Catania arrivava a scrivere “Le Terme sono nel cuore di Acireale e Acireale è nel cuore di tutti noi. La città, bellissima, sia sempre viva, cresca, progredisca”.

C’erano una volta le Terme di Acireale che furono donate agli acesi dal loro illustre concittadino Agostino Pennisi di Floristella. Già, perchè adesso non ci sono più, un po’ come è avvenuto per Sciacca. La politica, e soprattutto la burocrazia della Regione Siciliana che dal 1958 ne sono diventate proprietarie, le ha fagocitate e le ha condotte lentamente alla morte, con gli impianti ormai non funzionanti da diversi anni e tutte le connesse attività, a cominciare da quelle alberghiere, disattivate e qualcuna pure messa all’asta. Eppure Rino Nicolosi, l’ex presidente della Regione Siciliana originario di Acireale, aveva un’idea diversa e un progetto ambizioso che a Palermo fu stoppato, cioè creare una vera e propria Cittadella termale che da Santa Caterina si estendesse fino alla Gazzena, a ridosso di Capomulini là dove oggi,  se il cronoprogramma verrà rispettato, gli Arabi riporteranno in vita il complesso alberghiero della Perla Jonica. Lungimirante Nicolosi, proprio come Pennisi di Floristella. Ma alla politica le persone lungimiranti non piacciono.

C’erano una volta le Terme di Acireale che, sebbene surrettiziamente sostenute economicamente da un mercato pubblico, cioè quello delle cure termali riconosciute e pagate dallo Stato, comunque funzionavano e consentivano di far girare un po’ dell’economia locale, a parte il fatto che attiravano turisti termali, o come si definiscono più propriamente curisti, da ogni parte d’Italia. C’è stato un momento, tra la metà degli anni ottanta e fino all’inizio del decennio successivo, che queste Terme, nella forma giuridica di un’azienda autonoma della Regione Siciliana, diventarono una specie di stipendificio, con una presenza ridondante di amministrativi superiore alla dotazione organica di tecnici , di medici e di sanitari, figure sicuramente più funzionali al termalismo. Perdevano più soldi di quanti ne guadagnavano e ogni anno le perdite economiche erano ripianate a pie’ di lista dalla Regione. Non si poteva più andare avanti in questo modo e, anche per effetto di alcune leggi vigenti in materia di partecipate, le Terme si trasformarono in una società per azioni, interamente posseduta dalla Regione. Ciò è accaduto nel 2006 e da quel momento il declino delle Terme si è accelerato, anziché arrestarsi. I numeri sono noti a tutti: in dodici anni, la società ha cumulato perdite per oltre 13 milioni e mezzo; ha praticamente quasi del tutto azzerato il suo patrimonio netto che aveva una dotazione iniziale di oltre 35 milioni di euro; ha prodotto, come in tutte le aziende, debiti e crediti, ma questi ultimi stranamente sono stati svalutati di quasi sette milioni di euro negli ultimi due esercizi. Le Terme, insomma, sono agonizzanti.

Eppure in città il desiderio di riscatto è sempre forte. Anche il nuovo Sindaco Stefano Alì ha promesso che si interesserà attivamente del problema. Al nuovo primo cittadino una preziosa occasione per difendere il vessillo di una città mortificata dal termalismo è offerta tra due giorni quando ad Acireale verrà per la prima volta l’assessore regionale Gaetano Armao che conosce bene la vicenda delle Terme perchè, sempre dal Dicastero dell’Economia, se ne occupò quando era assessore all’epoca della Presidenza di Raffaele Lombardo. Invitato dal FAI e dall’ex diplomatico Enzo Coniglio che ha fatto da tramite, l’assessore regionale chiuderà i lavori di un convegno che sarà interamente dedicato alla figura di Agostino Pennisi di Floristella e in cui, tra ricordi storici e proiezioni ottimistiche sul futuro, si parlerà finalmente di Terme alla presenza di chi tiene in mano “il pallino” per prendere le decisioni. Al convegno prenderà parola pubblicamente, per la prima volta, pure uno dei tre liquidatori delle Terme, Francesco Petralia, cui è toccato insieme ai colleghi Nino Oliva e Vincenza Mascali l’ingrato compito di staccare il respiratore agli stabilimenti di Santa Venera e di Santa Caterina.

Moriranno le Terme, perchè questo è ormai il loro destino, ma risorgeranno dalle ceneri se la politica avrà il coraggio di far partire un nuovo progetto che coinvolga investitori privati e lungimiranti. Sperando che ci sia tra loro un nuovo illuminato imprenditore come lo fu Agostino Pennisi di Floristella

Acireale al voto, la parola ai cinque candidati a Sindaco nelle interviste del settimanale I Vespri

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I testi delle interviste (LA PAROLA AI CINQUE CANDIDATI)

Armao: uno «scempio» alle Terme di Acireale e Sciacca. E’ pronto il bando, ma le due città ne sanno qualcosa?


 

Articolo pubblicato il 26 maggio 2018 su Sicilia Network

Non ha usato mezzi termini l’assessore all’Economia e vice presidente della Regione Siciliana Gaetano Armao intervenendo ieri in occasione del convegno “Le società a controllo pubblico” organizzato a Villa Malfitano a Palermo dove si è discusso sulle partecipate, le società di cui è azionista la Regione. Tra queste le Terme di Acireale SpA e le Terme di Sciacca SpA. «Ho riscontrato  uno scempio per ciò che è accaduto nella gestione delle società per le Terme di Sciacca e Acireale», ha detto l’assessore Armao secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche, dichiarando subito dopo che è pronto il bando per l’affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti per quanto riguarda Sciacca e, con qualche adattamento, lo stesso schema sarà applicabile pure per Acireale. Non ha aggiunto altro il professore Armao, dichiarando di aver fatto visite alle strutture di Sciacca e di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica per lo stato in cui si trovano molti immobili del patrimonio delle Terme di quella città. Nessuna parola invece per Acireale, dove per il momento non è programmata alcuna visita, a meno che l’assessore Armao decida di accettare l’invito di un’associazione ambientalista per un imminente convegno ipotizzato per la prima decade di luglio.

“Nulla quaestio” sulle parole dell’assessore all’Economia che già nel governo Lombardo, a capo dello stesso dicastero, si era occupato della vicenda delle Terme, pur senza mai fare visita ad Acireale dove comunque ha tanti amici ed estimatori. Allora Armao aveva in mente di affidare, con una procedura ad evidenza pubblica, ad una primaria società di consulenza internazionale la redazione del bando per la privatizzazione, che, dopo un’attenta valutazione degli asset aziendali, si sarebbe poi mossa per divulgare il bando stesso presso operatori specializzati del termalismo e del turismo al fine di raccogliere concrete manifestazioni di interesse. Dopo di che si sarebbe scelto il nuovo gestore privato per le Terme. Sappiamo come andò a finire. Il Presidente Raffaele Lombardo avocò a sè la questione esautorando Armao; per motivi ufficialmente finanziari (di risparmio nei costi) affidò la redazione del bando a Sviluppo Italia Sicilia che non aveva affatto le competenze per gestire una materia così specialistica; il bando con molto ritardo fu predisposto per Sciacca ma nella sua applicazione andò sempre deserto, mentre per Acireale non se ne fece nulla perchè c’erano complesse questioni giuridiche.

Nel frattempo, l’attività termalistica nelle due cittadine è scemata fino a cessare del tutto. Si sono succeduti vari liquidatori, sono trascorsi due governi regionali, quello di Raffaele Lombardo e di Rosario Crocetta, senza che la questione sia stata mai affrontata con decisione e soprattutto con padronanza della materia. Ora la palla passa al governo presieduto da Nello Musumeci.

Adesso, come si apprende dalle parole del professore Armao, è tempo per un nuovo bando. Come, quando e da chi verrà redatto non è dato di sapere. Soprattutto, le linee guida di questo nuovo bando, e di tutti quelli che l’hanno preceduto, non sono mai state e non saranno mai discusse con le due comunità interessate, cioè Sciacca ed Acireale. La pertinenza della materia è regionale, su questo non c’è dubbio. Beni immobili e società di gestione sono di proprietà della Regione e su questo non ci piove. Ma è mai possibile che le due città di Acireale e Sciacca non siano mai state ufficialmente coinvolte, con una partecipazione ampia della società civile, in modo da raccogliere pure eventuali suggerimenti e proposte di miglioramento? Se si farà un bando, per quanto attrattivo per i nuovi gestori che finalmente potranno rilanciare gli stabilimenti termali, non avrebbe pure senso sapere se e come le due città di Acireale e di Sciacca intenderanno valorizzare il termalismo all’interno dei loro piani urbanistici, dei loro disegni di sviluppo turistico, dei loro programmi di marketing territoriale? Oppure, ancora una volta, si dovrà assistere ad uno scollamento fra ciò che avviene a Palermo nelle stanze dell’Assessorato, ciò che l’imprenditoria privata vorrà fare delle Terme e ciò che le città di Acireale e Sciacca, tremendamente in ritardo al riguardo, stanno provando ad immaginare sul loro futuro turistico?

Se dunque il rilancio del “contenuto” Terme passa per politiche più inclusive, e non più esclusivamente determinate nelle stanze dei bottoni, e per modalità più concertate con gli attori locali, non c’è invece più alcun dubbio che il “contenitore” sia ormai del tutto fatiscente. E il contenitore sta infettando pure il contenuto. Parliamo delle società di gestione pubblica che, da quando sono state diventate operative nel 2006, non sono mai state in grado di rilanciare il termalismo e che, poi, avviate alla liquidazione dal 2010, non essendo più del tutto operativi gli stabilimenti e chiusi pure gli alberghi, hanno solo accumulato perdite d’esercizio, svalutazione di crediti, insorgenza di nuovi debiti e conseguentemente hanno depauperato il patrimonio netto aziendale. Quello della società di Acireale, ad esempio, vale adesso poco più di due milioni di euro, mentre ne valeva più di 35 milioni all’atto della costituzione della società pubblica. Si sono cioè bruciati trentatremilioni di euro.

Su Acireale poi pende una spada di Damocle. E tutti fingono di non sapere, pur sapendo. I due immobili di via delle Terme, cioè l’ex albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale, sono all’asta. Il primo round della procedura giudiziale è andato deserto, si procederà entro l’estate con il secondo, nel frattempo ad un prezzo a base dell’asta più basso di quello della prima tornata. La Regione continua a dire che ha messo da parte 18 e passa milioni di euro «al fine di riportare progressivamente ad unità i complessi termali di Sciacca e di Acireale», così recita la legge del 2016, cioè in altri termini per ricomprarsi ad Acireale ciò che era di sua proprietà e che ha perduto perchè non ha pagato le rate di mutuo ad Unicredit. La quale banca nel frattempo, avviate le procedure di pignoramento, si è pure disfatta del credito che vantava nei confronti delle Terme, cedendolo ad un fondo americano. Ma la stessa Regione dovrebbe aggiudicarsi l’asta che per definizione è una procedura aperta a tutti, soggetti pubblici come la Regione e soggetti privati come i potenziali acquirenti. Si è creato un pericoloso groviglio di incartamenti così complesso che nemmeno Azzeccagarbugli potrebbe risolvere. Sulle eventuali responsabilità di dirigenti pubblici regionali che hanno causato tale garbuglio però  nessuno parla. Come pure si tace sulle omissioni nell’assicurare vigilanza e manutenzione ordinaria degli immobili, ormai depredati da vandali, ladri e clandestini.

Tuttavia si parla ancora di bando, di «scempio», di nuove risorse finanziarie, di rilancio del termalismo ma nessuno si preoccupa di «ascoltare» la città di Acireale che meriterebbe di più in tutta questa assurda vicenda.

 

Terme di Acireale in 10 anni. Storia di un disastro annunciato


Sulla vicenda Terme, i cinque candidati a Sindaco di Acireale rimangono tiepidi e attendisti.


Articolo pubblicato sul quotidiano Sicilia Network

Saro Faraci

ACIREALE – Terme di Acireale. In campagna elettorale prima o poi se ne sarebbe dovuto parlare pubblicamente. E così è stato, in occasione dell’incontro promosso dal Vescovo mons. Raspanti con i cinque candidati a Sindaco, svoltosi mercoledì scorso alla Parrocchia San Paolo (nella foto in basso, un momento del confronto pubblico). Una delle domande rivolte dal moderatore Mario Agostino ai candidati riguardava proprio le Terme, unitamente al Carnevale. Cosa potrebbe fare il nuovo Sindaco di Acireale per affrontare la questione?

Al di là della differenza di posizioni, alcuni più nostalgicamente legati ad un passato che non ci sarà più, altri più proiettati ad immaginare Acireale come città termale e del benessere, i candidati – Stefano Alì, Giusi Brischetto, Michele Di Re, Rito Greco e Nino Nicotra – sono stati abbastanza vaghi sul tema, senza grande entusiasmo, evidentemente riservandosi di approfondire la questione non appena uno di loro sarà eletto Sindaco della città.

Nessun riferimento ai numeri ad esempio. Dal 2006, da quando le Terme sono state trasformate in una società per azioni a capitale pubblico, si sono accumulate perdite per 14.581.522 euro e il patrimonio è diminuito in valore fino a 857.563 euro, quando originariamente era di oltre 35.000.000 di euro. D’accordo, la perdita è delle casse regionali non di quelle acesi, ma è come se in una decina d’anni si fossero bruciati ad Acireale trentaquattro milioni di euro, una cifra spaventosa!

Nessun riferimento alle eventuali azioni a supporto che un Consiglio Comunale e una Giunta potrebbero attivare al fine di preservare e “blindare” l’originaria destinazione turistica dell’area termale nell’ambito del piano regolatore generale, in modo da evitare pericolose varianti magari sollecitate proprio dai nuovi investitori privati.

Nessun riferimento all’ultimo episodio in ordine temporale che rischia di far naufragare definitivamente il termalismo ad Acireale, ovvero la vendita all’asta di quei due immobili  – il centro polifunzionale e l’ex albergo Excelsior Palace – per i quali la Regione, prima col governo Crocetta e adesso col governo Musumeci, ha stanziato una ragguardevole somma – cioè la maggior parte di quei 18.900 milioni di euro previsti nell’art. 2 della legge regionale 29/9/2016 n.20 – al fine di contribuire, è così scritto nella legge, a «portare progressivamente ad unità i complessi termali di Sciacca e Acireale». Al primo round dell’asta, non c’è stata alcuna offerta per i due immobili e adesso il valore di assegnazione è sceso ulteriormente, come ha documentato questo quotidiano. E se al prossimo giro, albergo e centro polifunzionale venissero assegnati a privati, che garanzia avrebbe la città di Acireale che i nuovi proprietari degli immobili non ne facciano un uso diverso da quello finora ipotizzato e legato  al rilancio del termalismo?

Nessun riferimento all’azione svolta dal 2011 ad oggi, e sono passati dunque ben sette anni dalla sua attivazione, dal Forum permanente per le Terme di Acireale, una meritevole iniziativa sociale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica promossa dal Lions Club che tiene accesi costantemente i fari sulle Terme, esercitando una originale forma di “controllo sociale” anche attraverso i media, i social, e i dibattiti pubblici, attività tutte documentate sul loro sito web.

Nessun riferimento al recente timido tentativo operato dalla città di Acireale, attraverso il Consiglio Comunale appena scaduto, di riappropriarsi del tema per mezzo del contributo dei suoi consiglieri comunali. Come se al civico consesso, che invece ha dedicato ben due sedute sull’argomento, non se ne fosse mai parlato. In una di queste sedute, era l’11 dicembre del 2015, si provò a fare il punto della situazione in un momento in cui a Palermo stavano maturando scelte importanti. E quella seduta fu parecchio “agitata”.

Nessun riferimento ancora ad una iniziativa, anche simbolica, di preservare la memoria storica del termalismo di Acireale promuovendo – come ha chiesto pubblicamente il Lions Club – un museo, una stanza dei ricordi, uno spazio espositivo permanente che possa dare un senso della presenza delle Terme di Acireale dal 1873, anno in cui vennero inaugurati gli stabilimenti termali dal fondatore barone Agostino Pennisi di Floristella, fino ai giorni d’oggi quando chiudendo i battenti sono rimasti soltanto immobili lasciati incustoditi ed oggetto di continui atti vandalici. Nel frattempo il Parco delle Terme, come documenta la foto di copertina da noi scattata qualche giorno fa, è chiuso e nessuno dei candidati è finora intervenuto nel cuore della questione, ovvero che se prima non si definirà il contenzioso del Comune di Acireale con la sua partecipata SOGIP, ogni promessa di manutenzione da parte di quest’ultima sarà appunto solo una promessa.

Nessun riferimento a tutto ciò, se non genericamente al fatto che la questione rimane di competenza esclusiva della Regione Siciliana e che semmai è a Palermo che va fatta valere un’azione più incisiva, magari sui potenti burocrati dell’assessorato di via Notarbartolo. Un’azione che fino ad ora è mancata, se è vero che, pur accelerando la liquidazione della società di gestione Terme di Acireale SpA, a Palermo non è stata fatta nessuna azione amministrativa regionale a tutela del patrimonio immobiliare ormai vandalizzato e depauperato. Il Presidente Nello Musumeciè informato della vicenda e pare che abbia avviato un’attività di ricognizione interna agli uffici, ma adesso anche il Governatore ha altre priorità. Si spera che del problema si possa occupare con più attenzione anche il neo assessore all’Economia Gaetano Armao.

Insomma, sulla questione Terme è come i cinque candidati a Sindaco l’altro giorno se ne siano “lavate” le mani. Con un po’ di quella residua acqua termale che rimane ancora disponibile nelle condutture che dalla sorgente originaria delle Terme di Santa Venera al Pozzo, in territorio di Acicatena, trasportano l’acqua fino agli stabilimenti di Acireale. A proposito, nessuno di loro ha fatto riferimento ad una possibile e virtuosa collaborazione col vicino “rivale” comune catenoto per sviluppare insieme un’azione sinergica di rilancio dell’intero comprensorio, un tempo ricchissimo di acqua, e oggi miseramente ridotto, tra Acicatena ed Acireale, ad un insieme di ruderi che si fa pure fatica a far riconoscere alla Regione come un’area archeologica di grandissimo valore storico e funzionale a nuove progettualità di marketing territoriale. Immaginiamo che il Sindaco di Acicatena Nello Oliveri non sia affatto contrario ad una sinergia tra i due comuni.

D’accordo, potranno obiettare i Candidati. Ma con pochi minuti a disposizione, e per giunta all’interno di una domanda rivolta dal giornalista su Carnevale e Terme insieme, non c’è stato tempo a sufficienza per sviluppare un ragionamento così articolato. Ma il problema è proprio questo. Non c’è stato in questi anni mai tempo per approfondire la questione del termalismo. Nè Nino Garozzo nè Roberto Barbagallo, i due sindaci degli ultimi quindici anni ad Acireale, si sono mai intestati il problema con determinazione, forza e coraggio, parlandone apertamente alla città. Troppo blandi entrambi, il primo troppo remissivo e ossequioso nei confronti della Regione, il secondo invece fin troppo fiducioso nell’operato dei deputati regionali e forse un po’ fantasioso  sull’ipotesi di riportare i beni delle Terme sotto la guida dell’amministrazione cittadina.

Ed è proprio il tema Terme quello sul quale si è consumata una delle pagine più brutte della storia di Acireale. Negli ultimi venti anni rappresentanza politica regionale, politica cittadina, società civile nelle sue diverse articolazioni e mondo economico-produttivo sono rimasti distanti, non hanno mai dialogato, non hanno mai avviato un’azione sinergica capace di far pressing sulla Regione. A Sciacca, invece, ci hanno provato e qualche piccolo risultato lo hanno portato a casa. Ad Acireale, invece no. Non è un caso che a Sciacca, vuoi o non vuoi, gli assessori regionali all’Economia li hanno invitati e qualcuno c’è pure andato; ad Acireale mai nessuno, eccetto la inopportuna “passerella” dell’ex assessore Alessandro Baccei in occasione dell’ultima campagna elettorale per le regionali.

Si è sempre detto “le Terme sono di competenza della Regione”, come se la Regione fosse un’entità inanimata, un apparato amministrativo di carte senza politici e burocrati dietro, coi quali provare a discutere, a litigare se del caso, ma comunque con i quali tentare di impostare prima che sia troppo tardi un serio discorso, carte alla mano, a tutela di uno beni più importanti di Acireale, seppur ancora di proprietà regionale.

Sembrerà paradossale, ma proprio col disimpegno collettivo sul tema delle Terme è iniziato il declino politico di Acireale degli ultimi quindici-vent’anni. Non è catastrofico ciò che diciamo, è purtroppo l’amara verità. Non c’è stata più alcuna rappresentatività in ambito regionale, non c’è stato alcun peso a livello decisionale, non c’è stata più alcuna incidenza sul sistema decisionale pubblico. Acireale forse verrà spogliata definitivamente delle Terme, la Zelantea sarà lasciata probabilmente senza più una risorsa, sul complesso della Perla Jonica qualcuno decide di fare e disfare lontano ad Acireale, e così via. Sulle “risorse strategiche per il territorio” è serissimo il rischio che Acireale nei prossimi anni sarà etero-diretta in alcune scelte importanti che interessano il suo territorio. E ciò nonostante tutto l’impegno e tutta la buona volontà del futuro Sindaco della città. Eppure su questi temi si sorvola, come se in campagna elettorale fosse maleducato parlarne per non turbare i sonni di tranquilli di un elettorato che aspetta solo gli esiti della competizione alle amministrative per salire velocemente sul carro del vincitore.

Terme di Acireale, i privati se la fanno alla larga. Deserta l’asta per la vendita dei beni


L’articolo pubblicato su Sicilia Network del 25 aprile 2018

 

Anche i privati se la fanno alla larga. Senza acquirenti i beni all’asta delle Terme di Acireale


da La Sicilia del 24/4/2018

Terme di Acireale: in arrivo quindici milioni di euro, dice l’Assessore


su La Sicilia del 12 aprile 2018

Ancora furti alle Terme di Acireale

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su La Sicilia dell’8 aprile 2018

Sull’orlo del baratro anche le Terme di Sciacca

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L’articolo di Live Sicilia

Lo stabilimento è chiuso da due anni. E un hotel, due volte inaugurato, non è mai stato aperto. La Regione: “Presto un bando”.

La Sicilia grazie alla sua natura vulcanica rappresenta con più di sessanta sorgenti di acqua geotermicamente riscaldata, una delle regioni più importanti d’Europa nel settore del termalismo. Ma nonostante l’enorme ricchezza idrologica, il ricco patrimonio di acque calde curative conosciuto sin dall’antichità, non riesce a imporsi sul mercato del turismo legato al benessere. Nell’isola infatti sono poche le acque minerali riconosciute e altrettanto pochi gli impianti termali, molti dei quali chiusi da anni. Come quelli di Sciacca noti come “stufe di San Calogero”, grotte vaporose dove si raggiungono temperature superiori ai cinquanta gradi. Di queste grotte e delle proprietà terapeutiche, sulfuree e ipertermali dei vapori che qui fuoriescono, scrive Diodoro Siculogià nel I secolo avanti Cristo, attestando, nella sua Storia Universale, la grande fama di cui godettero le terme di Sciacca in epoche lontane, quando erano certamente più conosciute che ai nostri giorni.
Ebbene, queste meraviglie della natura sono chiuse dal marzo del 2015 (stesso destino è stato riservato alle Terme di Acireale), un carico troppo oneroso per le casse della Regione unico azionista dell’azienda.

Un vero peccato per il mancato sviluppo turistico-economico del territorio, ancor più adesso che è stato approvato a Sala d’Ercole il disegno di legge presentato dal deputato regionale Matteo Mangiacavallo del M5S, che consentirà a tutti i Comuni in cui insistono insediamenti o bacini termali (Sciacca, Acireale, Montevago, Termini Imerese, Castellammare del Golfo, Geraci Siculo, Vulcano, Sclafani Bagni, Caltagirone, Vulcano), di poter inserire la dizione “Terme” , come già avviene per Terme Vigliatore e Alì Terme alla propria denominazione attraverso una procedura facilitata, cioè con delibera del Consiglio Comunale, superando l’iter classico con ricorso al referendum.

Il Comune di Montevago è stato il primo ad applicare la nuova legge regionale. E per quanto riguarda Sciacca, così come Acireale, suonerebbe come una beffa ribattezzarle prima di riaprire gli impianti. “Il cambio di denominazione – spiega Mangiacavallo – non risolve certo la questione decennale della mancata riattivazione degli stabilimenti termali, ma pone l’accento su una vertenza che il presidente Musumeci non può continuare a derogare come hanno fatto i precedenti inquilini di Palazzo d’Orleans”.

Quale sarà la linea che l’attuale governo regionale intraprenderà per salvare e rilanciare le attività termali ormai agonizzanti? Cosa si può fare per rivitalizzare il settore del termalismo culturale? Quali azioni potranno tutelare i bacini idrotermali dell’Isola? Poche sono le risposte al momento, l’unica cosa certa è che si è già insediata la Commissione speciale convocata dal Comune di Sciacca il 5 e il 12 marzo scorso, per discutere “sulla problematica Terme”.

La chiusura delle strutture termali, avvenuta sotto il governo Crocetta, non può che essere letta come una sconfitta economica e politica, ma anche culturale. La storia di Sciacca è, infatti, intimamente legata a quella delle sue Terme. Queste rappresentano un pezzo importante della storia della Sicilia come già nel Cinquecento Tommaso Fazello, il celebre geografo-topografo saccense, evidenziava nella sua opera De rebus siculis. La chiusura è però solo l’ultimo atto di un tortuoso percorso intrapreso già nel 2000, dal presidente della regione Angelo Capodicasa, che aveva privatizzato le aziende termali di Sciacca e Acireale. Aziende costituite nel 1954 trasformate in società per azioni dall’assessore al Turismo Fabio Granata nel 2005 e messe in liquidazione dalla Regione nel 2012, nella speranza di trovare un partner privato per alleggerirsi dai costi di gestione.

Ma come si ricerca un partner? Attraverso un bando. “Il primo e unico è del governo Lombardo nel 2012, un’offerta parziale che non riguardava l’intero pacchetto in liquidazione ma solo le piscine Molinelli, ed esclusa per questa ragione. Il secondo bando non è mai stato pubblicato, siamo in attesa di sviluppi”, afferma Carlo Turriciano, commissario liquidatore delle Terme di Sciacca spa. “Sono ottimista perché molti privati russi, maltesi, spagnoli e arabi, hanno manifestato interesse. Staremo a vedere”.

In cosa consiste il patrimonio in liquidazione? “Comprende il sito del parco delle Terme con il Grand Hotel, una struttura alberghiera storica a quattro stelle accanto al castello; le piscine; il Convento di San Francesco (oggi adibito a sala convegni) e l’ex Motel Agip (attualmente sede dei vigili urbani di Sciacca) – continua Turriciano – a cui si aggiungono i due alberghi (piccolo e grande) di San Calogero. Il primo, aperto solo per pochi mesi all’inizio degli anni ’90, il secondo, il Grand Hotel San Calogero, mai aperto al pubblico, nonostante due ristrutturazioni e altrettante inaugurazioni, all’interno del quale ci sono le famose stufe e le vasche per la formazione del fango termale. Inoltre altri due siti vicini, le piscine Molinelli e le antiche Thermae Selenuntinae alle pendici occidentali del monte Kronion, con vasche romane”.

I beni del patrimonio termale saranno trasferiti al Comune o alla Regione? Con l’ex assessore all’Economia Alessandro Baccei era stato stipulato un contratto che doveva essere perfezionato dal punto di vista legale in quanto approvato solo dalla giunta comunale ma non da un atto amministrativo regionale. La situazione richiede un serio approfondimento e in una riunione all’assessorato all’Economia si farà il punto della situazione per capire come procedere. L’assessore regionale Gaetano Armao usa parole rassicuranti: “incontrerò il sindaco di Sciacca Francesca Valenti con cui c’è piena sinergia e collaborazione. Insieme concorderemo una data per la pubblicazione di un bando di affidamento sulla gestione e futura riapertura delle Terme saccensi e decideremo le azioni da intraprendere a tutela degli interessi della città”.

Dall’antica Roma ai nostri giorni resta inalterato il fascino delle Terme ma la sfida per il futuro rimane quella di affermare una visione che promuova una cultura di progettazione integrata, uno sviluppo gestionale sostenibile che attivi un processo di riqualificazione delle “città” termali anche attraverso la scelta di un brand di riferimento.

La morte delle Terme di Acireale

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L’articolo sul settimanale I Vespri e alcune foto dall’archivio di Michele Alì

 

Approvati i bilanci delle Terme. Il patrimonio in dieci anni passa da 35 a 2 milioni di euro!

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Gli articoli pubblicati su La Sicilia del 3 e del 4 marzo 2018 e l’annuncio della vendita all’asta di alcuni beni

 

A Palermo si nominano i dirigenti regionali, ad Acireale si vandalizzano le Terme


dal quotidiano La Sicilia del 15/2

Altri articoli pubblicati pure su:

Catania Today

La Sicilia Web

 

Terme di Acireale e Sciacca. Quando la politica regionale «babbìa»


Un nuovo articolo pubblicato sul settimanale I Vespri, da oggi 10/2 in edicola

In vendita ai privati la proprietà delle Terme di Sciacca?


Notizia tratta dal quotidiano La Sicilia del 7/01/2018

e dal sito della società regionale (in liquidazione) Sicilia Patrimonio

Terme di Acireale, la crisi del settimo anno di liquidazione


L’articolo apparso sull’ultimo numero del settimanale I Vespri

Patrimonio delle Terme in totale stato di abbandono e di incuria


Foto di oggi 16 dicembre 2017 alle ore 14.00

Acireale, sulle Terme incognita del cambio di governo


Articolo di Marco Militello su MeridioNews

Acireale, sulle Terme incognita del cambio di governo. Unicredit cede il credito al fondo speculativo Cerberus

MARCO MILITELLO 

La grave situazione debitoria dello stabilimento si intreccia con i tempi e le necessità della politica. C’è attesa per capire se il nuovo governatore Nello Musumeci seguirà la strada tracciata dall’esecutivo Crocetta o invertirà la rotta. Frattanto le strutture vengono visitate periodicamente da ladri e vandali

L’allineamento è una questione nodale nella vita. Ad Acireale gli osservatori della politica si domandano cosa ne sarà delle Terme, adesso che i due soggetti che hanno un ruolo in commedia sono «disallineati»: da una parte il nuovo governo regionale di centrodestra – e più nello specifico l’assessorato al Bilancio guidato da Gaetano Armao – dall’altra il collegio dei liquidatori, nominato lo scorso 30 gennaio dall’esecutivo Crocetta, fatto di componenti che, tra le altre cose, hanno una chiara riconoscibilità politica di centrosinistraSpoil system in vista? Difficile, perché il mandato dei liquidatori dura almeno un altro anno, fino a dicembre 2018. Possono essere rimossi solo «per grave inadempienza». Si va dunque, come minimo, verso dodici mesi di coabitazione. Frattanto le strutture dello stabilimento vengono depredate ad ogni pie’ sospinto. Poche settimane fa qualcuno ha rubato tutti gli infissi e altri elementi metallici del vecchio Hotel delle Terme, la cui carcassa è quasi una presenza inquietante per chi passa dalla strada statale 114. E dove, a questo punto, è rimasto poco altro da rubare.

Quel che preoccupa di più gli acesi, ormai da decenni, è il futuro dello stabilimento. Com’è noto, le Terme si ritrovano in una situazione debitoriamolto grave. Il caso più eclatante riguarda il rapporto con Unicredit: il passivo verso l’istituto bancario è salito fino a 8,9 milioni di euro, che considerati gli interessi diventano quasi 12 milioni. Di fronte a questo quadro, la banca si è mossa in due direzioni: prima si è rivolta a un giudice per chiedere il pignoramento di alcuni beni immobili termali (spada di Damocle che pende tuttora sull’ente, i beni sono sotto custodia giudiziaria), poi ha ceduto il suo credito al fondo speculativo statunitense Cerberus, che ha sede a New York. Secondo Il sole 24 oreil fondo gestisce asset per circa 40 miliardi di dollari in tutto il mondo, ed è – per l’appunto – «molto attivo nel business dei crediti in sofferenza delle banche». I liquidatori hanno incontrato un emissario a Palermo lo scorso agosto, intavolando una trattativa.

Al di là dei rapporti con i creditori, i liquidatori hanno preparato i bilanci per gli anni 2014, 2015 e 2016, che attendono il placet dei revisori dei conti. Se arriverà, i documenti contabili dovranno poi essere vagliati dall’assemblea dei soci. E il socio unico è il presidente della Regione. Ma il ruolo di Nello Musumeci e del suo governo sarà determinante soprattutto in prospettiva: bisognerà valutare, infatti, se intenderà seguire il percorso tracciato dall’ex assessore al Bilancio Alessandro Baccei, secondo cui Palermo avrebbe dovuto accendere un mutuo per individuare le risorse necessarie a partecipare all’asta degli immobili, in particolare dell’hotel Excelsior e del polivalente di via delle Terme, dunque ricomprarli e tutelarne la proprietà pubblica. L’incanto, su concessione del Tribunale, verrà gestito proprio dalle Terme. Un piano emergenziale, con il vistoso paradosso di una Regione costretta a ricomprare immobili che aveva ceduto a Terme s.p.a, un tentativo – fallito – di privatizzare lo stabilimento che risale al 2009. Che il centrodestra sia persuaso a battere questa strada è tutto da vedere. Nella giornata di ieri il telefono di Armao squillava a vuoto. In questo momento, non è stato nemmeno nominato il responsabile dell’ufficio Enti e società regionali in liquidazione, che è la diramazione del Bilancio competente nel settore.

Non meno paradossale, comunque, sarebbe cambiare rotta improvvisamente. Giusto adesso che, off the records, i liquidatori sono convinti di aver adempiuto al cento per cento delle richieste avanzate dal Tribunale, e di aver «fatto in sette mesi il lavoro di tre anni». Del resto la storia recente delle Terme, che non erogano prestazioni ormai da anni, è anche un tela di Penelope esposta al vento della politica.

 

Parco delle Terme di Acireale, un pozzo senza fondo. Di leggerezze ed ingenuità


dal sito di Sicilia Network

ACIREALE – Alessandro Baccei, assessore regionale in carica all’Economia del governo Crocetta, ha fatto un blitz ieri mattina ad Acireale. Accompagnato dal segretario regionale del PD Fausto Raciti, acese, e dal deputato Raffaele Pippo Nicotra, ha incontrato alle Terme i liquidatori in carica nominati proprio dal governo regionale, cioè Francesco Petralia (presidente del collegio), Vincenza Mascali e Antonino Oliva. La visita è coincisa con l’inizio dei lavori di manutenzione del Parco delle Terme di Santa Venera, in vista della sua possibile riapertura conseguente al recente accordo tra Sogip e Terme.

La Sogip è una società a responsabilità limitata interamente partecipata dal Comune di Acireale e si occupa delle utilities principali per la cittadinanza acese, cioè distribuzione di acqua e gas metano. Fattura circa sette milioni di euro l’anno, ha una ventina di dipendenti, è in utile e controlla pure la partecipata Acienergia (in passato Sogip Trade). Tra la Sogip e la società di gestione delle Terme di Acireale c’era un vecchio contenzioso per via di un credito vantato dalla partecipata comunale, a fronte del quale le Terme non erano più nelle condizioni di pagare. Così tempo fa è maturata una decisione, ufficializzata però soltanto in queste ultime settimane che precedono le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana, ovvero effettuare una transazione. In cambio della manutenzione straordinaria prima ed ordinaria poi del Parco delle Terme che la SOGIP si impegna a realizzare per tre anni, la partecipata del Comune riceverà in uso un pozzo di proprietà delle Terme, attualmente non funzionante, ubicato in prossimità dello stabilimento termale di Santa Caterina, dotato pure di impianto di sollevamento realizzato nel 2003. Al netto di eventuali altre autorizzazioni regionali, la partita è patta dunque; così finalmente il Parco delle Terme si potrà riaprire e restituirlo alla città nonché ai suoi visitatori, escursionisti e turisti.

E’ una storia lunga quella della riapertura del Parco delle Terme di Santa Venera, un giardino inglese con larghi viali, statue e fontane che precede l’omonimo stabilimento a quattro piani il quale, voluto dal barone Agostino Pennisi di Floristella, fu aperto al pubblico nel maggio del 1873. Prima di ieri, forse l’assessore Alessandro Baccei non lo conosceva nemmeno e così pure i Dirigenti dell’Assessorato al Bilancio da lui diretto.

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Terme, una lettera di sollecito scambiata per decreto


articolo di Filippo Cardinale sul Corriere di Sciacca

Ormai sulle terme siamo alle farse da film comici. Risate gratuite e senza impegno di spesa. E’ un gioco a chi le dice più grosse, le balle. E chi spara balle non ha più limiti, riuscendo anche a scambiare una lettera di sollecito firmata da Baccei come decreto di concessione dei beni termali. E ci rimane di stucco quando a sparare balle sono membri del governo Crocetta.

Ovviamente, siccome gli spari delle balle fanno rumore, l’eco giungo fino a Sciacca, passando da Bivona dove la balla stessa assume i contorni di un calendario che risente di un tasso alcolico eccessivo.

La campagna elettorale è in pieno svolgimento e il gran chiasso attorno alle terme è un evidente strumento elettorale. Ma torniamo al fantomatico decreto che la Lo Bello ha dichiarato di averlo consegnato in Giunta, mentre Panepinto ha dichiarato che il decreto è pronto per il 25 novembre.

Il 19 ottobre, l’assessore Baccei scrive al Dirigente del Dipartimento regionale delle Finanze sollecitandolo “al fine di non svilire il proseguimento degli obiettivi, a procedere secondo la proposta formulata con la nota 24278 del 3 ottobre 2017, già condivisa dallo Srivente all’atto dell’intervenuta trasmissione alla Giunta di Governo”.

Apriti cielo, una semplice sollecitazione, che palesa le difficoltà in corso e un procedimento che risente del clima elettorale, è stata intesa come già atto di Governo, Decreto.

Dopo l’atto notarile, la Terme di Sciacca Spa doveva provvedere alla consegna dei beni alla Regione. Per poter procedere poi al passaggio, tramite concessione, dei beni dalla Regione al Comune necessita una convenzione che contiene tutte le modalità, oneri, responsabilità, costi.

Ad oggi, di tutto questo non sappiamo nulla e, sinceramente, ci dispiace che il sindaco Francesca Valenti assecondi il turbolento iter da parte della Regione, di un assessore Baccei che vuole subito sbarazzarsi della patata bollente delle terme. Ci dispiace che il sindaco, professionista valido, non senta il bisogno di mettere un freno alla questione stoppando questa corsa di chiaro tono di strumentalizzazione politica. La questione è seria, interessa la città. Ci sono condizioni che il Comune deve accollarsi.

E allora, carte sul tavolo. Prima vediamo le condizioni, poi si discute. Ma le condizioni non possono essere certamente a senso unico, cioè da Palermo a Sciacca.

Filippo Cardinale

Ventotto milioni di perdite tra le Terme di Sciacca e di Acireale. E la Regione sta a guardare


Uno speciale di tre pagine sull’ultimo numero del settimanale I Vespri, oggi in edicola. Un refuso nel titolo: non 18 ma 28 i milioni di perdite in dieci anni tra Sciacca ed Acireale

Ancora un impegno del Lions Club di Acireale per le Terme


Su La Sicilia del 30 settembre 2017

Terme, errori su errori. Dodici anni gettati via


dal Corriere di Sciacca

Si può avere fiducia nella Pubblica Amministrazione quando essa stessa è stata l’artefice unica di un incredibile inanellarsi di errori che hanno condotto le terme nel baratro della chiusura? La risposta non può che essere decisamente negativa. E’ come affidarsi, per un intervento chirurgico, a Pino del famoso comizio di Cetto La Qualunque: “A che serve la laurea, Pino ha due mani di fata. Dovreste vederlo quando sfiletta i delfini che pesca la domenica mattina”.

Quanti errori sono stati commessi da mamma Regione, nel suo insieme di strato politico e dirigenziale? Difficile elencarli tutti. Facile dare un inizio: 2005. Sei anni dopo (1999) la legge sulla privatizzazione emanata quando presidente della Regione era Angelo Capodicasa. Sei anni di silenzio, poi l’accelerazione di un piede da principiante al quale si è data una Ferrari. Troppa accelerazione con la conseguenza che il bolide è andato a schiantarsi. L’allora assessore regionale al Turismo, Fabio Granata, accelerò talmente tanto che decise di far costituire le due società per azioni di Sciacca e Acireale.

La Terme di Sciacca Spa fu costituita talmente in fretta che mamma Regione passò i 4.5 milioni di debiti dell’Azienda Autonoma delle Terme sullo stato economico della nuova società. La Terme di Sciacca Spa partì, dunque, con un Consiglio di Amministrazione targato esclusivamente da nomine politiche, senza liquidità e con un passivo di 4.5 milioni di euro. Primo grande madornale errore che mise la novella società termale sul solco del baratro. Alcuni dirigenti pensarono di poter ripianare i debiti con una legge che non trovò mai applicazione. Per un semplice e banale motivo. La Regione non poteva più intervenire a risanare economicamente le passività lasciate in dote perché la Terme di Sciacca Spa era una società che si perimetrava entro il diritto privatistico. In parole povere, la Regione non poteva operare con il ripianamento dei debiti perché avrebbe infranto le norme comunitarie sulla libera concorrenza.

Poi venne la questione della salvaguardia del personale con l’invenzione del “ruolo unico ad esaurimento”. La prima legge non bastò perché conteneva anomalie. Ne furono fatte altre due. Questo dimostra la superficialità con cui mamma Regione affronta le questioni.

La Terme di Sciacca Spa, senza soldi e con debiti man mano lievitati, si trovò sull’orlo del baratro. Bastò, poi, un soffio, per farla precipitare. Si avvicendarono tantissimi assessori regionali al Turismo che fecero passerella a Sciacca, promettendo “la qualunque”. Da Fabio Granata a Dore Misuraca, da Francesco Cascio a Michela  Stancheris, e tanti altri dei quali ho perso la cronologia. Gli assessori passavano, i problemi no, anzi, si aggravavano.

Nel 2010 si cominciò a parlare di bando di evidenza pubblica per affidare le strutture termali a privati. Fu fatto un corposo studio, costato 200 mila euro, a cura di Sviluppo Italia-Sicilia. Studio che può essere ancora una base solida per utilizzarlo, senza il bisogno di “commissioni consiliari” o “tavoli tecnici”. Fu emesso il bando, tra l’altro la Regione dimenticò di pubblicarlo a livello internazionale. Manco in inglese era scritto. Arrivò solo una offerta locale per la gestione della pizzeria.

Qualche anno fa iniziò il processo di liquidazione. A proposito di liquidazione, mamma Regione tiene ancora la vecchia Azienda Autonoma delle Terme, oggi ancora in liquidazione. Poi c’è stata la vicenda dell’acquisto da parte della Regione di un suo bene conferito al momento della costituzione della Terme di Sciacca Spa, le piscine Molinelli. Riuscì a comprare un suo bene per 3 milioni di euro.

Poi lo scorso 13 settembre stipulò il rogito notarile per riunificare i suoi beni. Ma non tutti, tranne l’ex Motel Agip, il Piccolo albergo, rimasti nella disponibilità della Terme di Sciacca Spa a garanzia di debiti con il Comune (1 mln di euro), con l’Azienda Autonoma delle Terme (1.2 mln di euro) e qualche altro fornitore come l’Enel. Poi, nacque la vicenda dell’Albergo San Calogero con stufe annesse. Non figurano ancora nel catasto.

Fin qui una sintesi delle vicende, ma c’è tanta roba da scrivere un libro. Senza dimenticare la lunga discesa della Terme di Sciacca Spa. Prima con cinque membri “politici” del Consiglio di Amministrazione, con costi che superavano i 200 mila euro l’anno. Poi si scelse, visto i risultati, di optare con un amministratore unico. Poi la messa in liquidazione. Una lunga agonia frutto di scelte politiche. Quella politica che ancora oggi vuole metterci le mani.

Ora si discute sulla concessione dei beni dalla Regione al Comune. La concessione della patata bollente.

E ancor prima di leggere una bozza per comprendere a cosa va incontro il Comune, e di conseguenza i contribuenti saccensi, il dibattito è acceso sulla costituzione di una Commissione consiliare. Il tavolo tecnico proposto dai grillini è stato bocciato in Consiglio comunale.

Siamo preoccupati, davvero. Lo siamo perché dalla Pubblica Amministrazione, specie quella siciliana, non abbiamo mai avuto un esempio meritevole di plauso. Quando la Pubblica Amministrazione ha messo le mani nel campo del business, i risultati sono stati sempre disastrosi.

Vorremmo sbagliarci, ma come facciamo a sperare di sbagliare quando gli esempi abbondano fino a formare un manuale di cosa non bisogna fare?

Filippo Cardinale

Il Forum: siamo spiazzati dalla mancanza di informazioni


dall’articolo Terme di Acireale, si tratta con i creditori di Desiree Miranda pubblicato dal Quotidiano di Sicilia

Il sindaco Barbagallo e il commissario Oliva fanno il punto della situazione. “Obiettivo bando internazionale”.
ACIREALE – “Stiamo approntando i bilanci relativi agli anni 2014/2015 e 2016 e andando avanti con l’accordo transattivo con i creditori per quanto riguarda l’hotel e il centro polifunzionale”. Parla così Nino Oliva, uno dei tre commissari straordinari che hanno il compito di liquidare le terme di Acireale.
Dopo Sciacca, è il turno di applicare ad Acireale la legge regionale speciale del settembre 2016, che permette alla Regione di acquistare il bene da una sua società, in modo che l’intero complesso termale non venga smembrato. La vicenda è lunga e complicata e dopo una serie di commissari che si sono succeduti sono al comando Nino Oliva, Vincenza Mascali e Francesco Petralia.
Nominati a febbraio, ma in carica da marzo, dovrebbero gestire la cosa almeno fino al dicembre 2018, ma considerando le prossime elezioni regionali è un’incognita sia la loro permanenza che, soprattutto, il progetto per le terme di Acireale.
“L’obiettivo è di fare un bando internazionale per l’intero complesso che comprende la struttura termale, l’hotel e il centro polifunzionale. Non vogliamo sminuire il patrimonio al fine di allettare maggiormente il privato chevolesse proporsi per la gestione”, spiega Oliva.

Il problema però è annoso, ingarbugliato e gravoso economicamente.
 Se da una parte ci sono problemi di bilancio per la struttura termale, direttamente in capo alla Regione siciliana, per cui finalmente sembra esserci una via d’uscita, diversa è la questione dell’hotel e del centro polifunzionale su cui pesa una procedura esecutiva.
Se quindi ci sono buone notizie per il centro termale – “i bilanci dovrebbero essere chiusi entro la fine dell’anno”, annuncia Oliva – servirà più tempo per tutto il resto. “Abbiamo già incontrato i creditori e siamo in uno stato avanzato della procedura. Se tutto va bene – spiega ancora Oliva – dovremmo riuscire a chiudere la partita in 6 o 7 mesi”, conclude.
Notizie che fanno piacere ai cittadini riunti nel Forum permanente Terme di Acireale, che però lamentano problemi di comunicazione, al contrario del passato. “Sappiamo che è una partita regionale e che dei professionisti stanno lavorando, ma comunque coinvolge tutta la città e siamo spiazzati dalla mancanza di informazioni”, afferma Rosario Faraci ideatore e promotore del Forum.
“Con la legge 30 del 29/09/2016, fortemente voluta dal deputato acese Nicola D’Agostino, finalmente qualcosa è cambiato e la Regione può accendere un mutuo per acquistare gli immobili delle Terme di Acireale e di Sciacca – afferma il primo cittadino di Acireale Roberto Barbagallo -. Di fatto le Terme non sono state ancora acquistate perché è in corso una procedura esecutiva da parte dei creditori. Ma quest’ultima si sta sbloccando e l’ufficio tecnico regionale sta effettuando la valutazione del patrimonio.
Successivamente si passerà all’acquisizione delle Terme Santa Venera Spa. Una volta acquisiti, gli immobili passeranno al Comune di Acireale che, grazie alle nuove norme, potrà affidarne la gestione, con apposito bando, al privato miglior offerente. Finalmente dopo anni i commissari liquidatori hanno già contattato i creditori per trovare una soluzione”, conclude.

Articolo pubblicato il 22 settembre 2017 – © RIPRODUZIONE RISERVATA

Terme di Acireale, per il mutuo non pagato una società ha rilevato il credito dalla banca


L’articolo di Riccardo Vescovo pubblicato dal Giornale di Sicilia

Partecipate inutili, stop della Regione. Licenziati in bilico non tutti ripescati

PALERMO. Da quando mamma Regione ha chiuso i «rubinetti», per le società partecipate è stata un’ecatombe. Ben tre le aziende fallite, tutte al 100 per cento di proprietà della Regione. L’ultima in ordine di tempo, a luglio, è stata la Multiservizi dopo Sviluppo Italia Sicilia a maggio e ancora prima Lavoro Sicilia.

Lo stop ai finanziamenti continui per ricoprire le perdite di bilancio – 300 milioni l’anno il costo delle società – ha fatto emergere tutte le debolezze di un sistema che vedeva spesso soggetti privati operare senza sottostare alle leggi di mercato. Del resto lo aveva detto il ministro Marianna Madia varando lo scorso anno la riforma: «Le società pubbliche potranno fallire», annunciando con uno slogan che avrebbe tagliato «da 8 mila a mille», il numero delle società.

 

La scure sui finanziamenti

Quello che sta accadendo con le partecipate ricalca un po’ il percorso della formazione professionale dove i crac si stanno moltiplicando: dopo Cefop e Ial è stata l’Anfe regionale a fallire. Questo è avvenuto dopo che le risorse stanziate dalla Regione – un tempo oltre 300 milioni l’anno – sono state dimezzate e prelevate dai fondi europei tramite regole più rigide. Molte strutture non hanno retto. Difficile oggi quantificare i risparmi. Solo per il ripianamento dei debiti delle partecipate erano stati spesi circa 30 milioni tra il 2009 e il 2012, mentre una quindicina di società in liquidazione sono costate mezzo milione l’anno ciascuna per gli organi sociali. Considerando anche i costi del personale che sono venuti meno, la stima degli uffici dell’economia è di almeno 50 milioni l’anno. Nella formazione invece il budget è calato a 130 milioni nel triennio ed è stato praticamente dimezzato. «Semplicemente è successo che la Regione ha smesso di dare i soldi per ripianare continuamente i debiti» spiega Grazia Terranova che guida l’Ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni.

Dall’ultima verifica fatta dalla Regione è emerso che delle 33 società partecipate inizialmente attive ne sono rimaste in vita 14, sei sono state definitivamente cancellate e tre sono fallite.

Il piano di dismissioni

L’operazione di riordino del governo regionale parte dal governo Lombardo e accelera nel 2013, quando una relazione della Corte dei conti lancia l’allarme: in quattro anni, tra il 2009 e il 2012, la Regione ha erogato oltre un miliardo di euro a una trentina di società partecipate ma la metà di queste è in perdita continua da tre esercizi. Una parte consistente è destinata al personale, mentre un’altra parte è destinata al salvataggio dei conti. Sviluppo Italia Sicilia, per fare un esempio, in quattro anni ha perso sei milioni e mezzo ma è stata ugualmente tenuta in vita. La Corte dei conti annota che in certi casi emerge una «bassa redditività», delle inefficienze definite «patologiche» a fronte delle quali la Regione si ostina «in una perversa logica di salvataggio a tutti i costi». Il caso limite, rileva la Corte dei Conti, arriva dalle società in liquidazione, una quindicina, capaci di incidere per il 45 per cento delle perdite complessive di costare in tutto oltre 5 milioni circa di euro in quattro anni solo per quanto riguarda i costi degli organi sociali, nonostante lo stato di liquidazione.

L’assessore all’Economia, Alessadro Baccei, piazza all’ufficio per le liquidazioni la dirigente Grazia Terranova. Si chiude il rubinetto di finanziamenti e alcune società falliscono non ce la fanno. L’ultima è la Multiservizi, il cui personale è transitato nella Sas lasciando in piedi un fiume di contenziosi: alla fine la Regione riconoscerà un debito di 9 milioni per chiudere la partita. Restava in ballo un debito da circa un milione e mezzo per i lavoratori, ad esempio per il pagamento del Tfr e di mensilità arretrate, ma in questo caso dovrebbe in parte intervenire l’Inps.

Le liquidazioni infinite

La Terranova trova una quindicina di società costate circa mezzo milione l’anno in media solo per pagare gli organi sociali nonostante la liquidazione in corso. Oggi queste società sono state completa mente cancellate: addio a Sicilia Turismo e cinema, Sicilia e-Innovazione, Quarit, Ciem, Siace e Sicilia e ricerca. Delle partecipate in liquidazione oggi solo cinque restano sotto la vigilanza della Regione. Sono la Inforac, una sorta di buco nero nel quale finiscono tutti i contenziosi pendenti delle società chiuse, Biosphera, le Terme di Sciacca e le Terme di Acireale.

Biosphera attende un credito dal dipartimento del Territorio di circa un milione e mezzo prima di scomparire dai registri. Le Terme di Sciacca invece potrebbero addirittura rinascere: hanno messo in vendita le piscine Molinelli che sono state acquistate dalla Regione e con gli introiti sono stati pagati i creditori. La Regione ora affiderà l’enorme patrimonio al Comune che il prossimo anno dovrà cercare un privato a cui dare la gestione della struttura. Percorso simile dovrebbero seguire le Terme di Acireale che però versano in una situazione difficile: c’era un mutuo che non è stato non pagato e una società ha rilevato il credito dalla banca.

La Regione sta provando adesso a risolvere il contenzioso. L’ultima arrivata è la Sicilia Patrimonio Immobiliare per la quale il liquidatore, che si è insediato solo tre mesi fa, sta predisponendo il progetto di liquidazione che dovrebbe essere pronto a settembre. Poi ci sono le 14 società attive: di queste due, La Parco tecnologico e la Mercati agroalimentari sono finite sotto la lente di ingrandimento mentre per Mediterranea Holding, partecipata al 30,33 per cento, la Regione ha esercitato il diritto di recesso il 22 dicembre 2015. In due aziende, i Distretti tecnologici, la Regione ha partecipazioni minoritarie del 9 e del 7 per cento. In Sicilia Acque la partecipazione è del 25 per cento mentre la società Interporti del 34 per cento.

 Licenziati appesi a un filo

Sono 132 i dipendenti licenziati dalle partecipate e finiti in un albo unico da cui le altre società dovrebbero attingere al bisogno. Altri 15 lavoratori dovrebbero arrivare dalla Patrimonio immobiliare, ma la Regione ha chiesto un parere all’Avvocatura per capire se questi hanno tutti i requisiti richiesti dalla legge. In sostanza può essere ripescato solo chi era stato assunto tramite un concorso pubblico o comunque prima del 2008. Nel frattempo l’Ars ha approvato una norma che prevede il transito di questo personale alla Sas ma l’assunzione avverrà tramite l’avvio di progetti da parte dei dipartimenti. Le modalità restano comunque un rebus. Prima di Ferragosto al dipartimento dell’Economia si è tenuta una riunione per provare a chiarire ad esempio in quali casi serviranno delle procedure concorsuali. Se ne riparlerà a settembre, ancora una volta a ridosso della campagna elettorale.

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Trentanove mila euro i compensi per i liquidatori delle Terme di Acireale


L’articolo di Raffaella Pessina sul Quotidiano di Sicilia del 18 agosto 2017

Partecipate, la Sicilia dei commissari

di Raffaella Pessina

La razionalizzazione promessa ha prodotto soltanto il limbo della liquidazione perpetua: spreco da 2 mln l’anno. Regione: annunciata chiusura di 17 società, ma sono ancora lì e costano
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PALERMO – Le partecipate regionali sono da sempre una spina nel fianco dell’attuale Presidente della Regione, Rosario Crocetta il quale, ad inizio legislatura aveva detto che la sua intenzione era quella di chiuderle quasi tutte. Da sempre etichettate, spesso non a torto, autentici carrozzoni, la gran parte delle società in cui la Regione siciliana mette il proprio capitale hanno per lo più prodotto solo disavanzi.
Ora si è giunti alla fine della sedicesima legislatura e chi occuperà il vertice dell’Ente regionale, si ritroverà questa patata bollente da gestire. Se da un lato la chiusura di società in perdita o ritenuta inutile è sacrosanta, dall’altro una necessità inevitabile è la tutela occupazionale dei suoi lavoratori. E non è possibile farli diventare dei dipendenti regionali perché alla Regione si entra per concorso e questi lavoratori sono stati collocati in queste società per chiamata diretta.
Le partecipate nel tempo hanno prodotto circa settemila dipendenti che, con l’indotto delle proprie famiglie rappresentano comunque un cospicuo bacino elettorale.
La delibera 413 Gest della Corte dei Conti siciliana risale all’ormai lontano 2013 ma è un importante “documento” di riferimento perché contiene dati significativi sui costi delle partecipate in liquidazione.
“Le società in liquidazione – scrivono i magistrati contabili – rappresentano una fetta assai importante del complesso delle partecipazioni (…). Ciascuna di esse è costata mediamente nell’ultimo quadriennio oltre 500.000 euro solo in termini di emolumenti agli organi sociali”.
Facendo alcuni semplici calcoli è possibile stimare in circa due milioni di euro i costi a carico della collettività. Non si tratta di una cifra irrilevante, soprattutto in tempi di magra come quelli che la Sicilia sta vivendo.
Delle partecipate si è occupato anche il governo nazionale e dal 27 giugno è partito ufficialmente il piano di riorganizzazione delle stesse il cui decreto corretto – il Dlgs 100/2017 che corregge il Testo unico sulle partecipate, decreto 165/2016 – è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Da quella data, quindi, le amministrazioni pubbliche possono comunicare al ministero del Tesoro l’esito della revisione straordinaria delle proprie partecipazioni, ovvero il piano di razionalizzazione o valorizzazione che intendono mettere in campo.
Nel piano ogni pubblica amministrazione dovrà individuare le società “fuori-regola” da dismettere o liquidare entro i 12 mesi successivi; le amministrazioni sono obbligate ad adottare i provvedimenti motivati di ricognizione entro il del 30 settembre 2017.
Il ministero dell’Economia e finanze (Mef) ha stabilito che l’operazione si inserisce in un quadro di razionalizzazione della spesa e che le modifiche al Testo unico del 2016 sono state necessarie dopo la sentenza della Consulta sulla riforma Madia che ha imposto la ricerca di un accordo “ufficiale” (e non semplicemente il parere) con Regioni ed enti locali.
Anche la Sicilia è stata obbligata a recepire questa norma, a dispetto dello Statuto speciale, perché, lo ricordiamo, Crocetta ha firmato un accordo il 20 giugno 2016, la cosiddetta Intesa Stato-Regione, in cui è scritto nero su bianco che la Sicilia si impegna al totale recepimento della legge Madia (L. 124/2015): e così è stato grazie ad una norma inserita nel collegato alla Finanziaria, di recente approvato dall’Ars
Ma le criticità sono ancora tante, troppe. E anche la Corte dei Conti, in occasione del giudizio di parifica al bilancio 2016 (tra l’altro clamorosamente sospeso e poi rinviato per irregolarità presenti nell’importante documento), ha detto la sua sulle partecipate regionali: “Occorre- ha detto il Pg d’Appello della Corte dei conti per la Sicilia, Pino Zingale, uno strumento di controllo in posizione di terzietà”, sottolineando anche “l’urgenza della sua attivazione”.
SICILIA TURISMO E CINEMA
È stata una delle prime a scomparire dal registro delle imprese. Prima si chiamava Cinesicilia, posta in liquidazione nel 2013, ha cessato di esistere ad agosto 2015. Nata nel 2007 per operare “nel settore della promozione, valorizzazione e realizzazione dell’attività cinematografica, audiovisiva e dello spettacolo dal vivo in Sicilia”, non ha prodotto i risultati sperati.
CAPE REGIONE SICILIANA
Società partecipata posta in liquidazione nel 2012. Si occupava di gestione del risparmio costituita, nel 2006 da Cimino & Associati Private Equity (Cape) con una quota del 51 per cento e dalla Regione siciliana con il 49 per cento con l’obiettivo di investire nel capitale di rischio di aziende operanti nell’Isola. Liquidatore: Eduardo Bonanno 50 mila euro annui di compenso.
STRETTO DI MESSINA
Partecipazione minima della Regione: 2,58 per cento, in liquidazione dal 2013, il trattamento economico per il commissario liquidatore Fortunato Vincenzo è stato fissato in 120 mila € annui come pubblicato sul sito della Regione ed aggiornato al 18/05/2017.
La società aveva per scopo lo studio, la progettazione e costruzione di un’opera per collegamento viario e ferroviario tra Sicilia e continente.
BIOSPHERA
Società Gestione dei servizi pubblici, manutenzione e conservazione delle aree naturali protette, mantenimento dei servizi ambientali, partecipazione della Regione: 53,20%.
Nominato liquidatore Antonio Mariolo con 12 mila euro annui di compenso. In liquidazione dal 2013 e confluita nella Servizi ausiliari Sicilia, altra partecipata regionale.
CIERN
Partecipata al 100%, cancellata ormai dal registro delle imprese, era in liquidazione dal 2008. Centro per l’Internazionalizzazione e la Promozione dell’Economia Euro-mediterranea, era accreditata presso l’Assessorato Lavoro per la formazione professionale, per promuovere il ruolo e la centralità dell’impresa nello scenario della globalizzazione dell’economia.
 
LAVORO SICILIA
La società che era partecipata al 100% della Regione, è stata dichiarata fallita con provvedimento del 13 maggio del 2015 dal tribunale di Palermo.
Lavoro Sicilia si occupava di azioni, progetti e attività volti ad accelerare gli interventi finalizzati a una più efficace utilizzazione delle risorse comunitarie, statali e regionali.
CENTRO REGIONALE MAP
Centro Regionale di attività per la comunicazione e l’informazione S.p.a. Partecipata al 100%. Nata nel 2007 per l’esecuzione della convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo dai rischi dell’inquinamento. In liquidazione dal 2009 ad appena due anni dalla nascita. Baldassarre Quartararo il liquidatore con un compenso annuo di 20.00 euro. Ancora in stato di liquidazione.
MULTISERVIZI
Anche questa partecipata al 100%, e questo significa che tutti i debiti accumulati sono stati a carico totale della Regione Sicilia. Si occupava di pulizia e disinfestazione, di gestione  di servizi socio-sanitari, strutture sanitarie, servizi di sanificazione, manutenzione di pulizia, portierato e/o uscierato, manutenzione beni immobili, gestione parcheggi ecc. In liquidazione dal 2011, è ancora in vita.
SIACE
Società per l’industria agricola cartaria editoriale S.p.a. È stata incorporata nella Inforac. Era in liquidazione da 30 anni.
Nel 1985 l’Espi, l’ente di sviluppo industriale della Regione, avviò la procedura di liquidazione della Siace, ma fino ad un paio d’anni fa la società al 100% regionale, era ancora in vita. E veniva pagato il commissario liquidatore.
SICILIA E-INNOVAZIONE
Società al 100% di partecipazione regionale. Nata per la progettazione e la gestione di tutta l’informatizzazione della Regione era in liquidazione dal 2008 è stata chiusa nell’ottobre del 2014. è stata la prima delle società partecipate ad essere chiusa. In realtà è stata fusa con Inforac. La sua funzione è ora assunta da Sicilia e-Servizi.
QUARIT
Consorzio Italiano per l’Artigianato di qualità, in liquidazione e fusa con Inforac, partecipata al 96% e cancellata dal registro delle imprese.
Costituita nel 1990 aveva come scopo la promozione e la valorizzazione dei prodotti dell’artigianato artistico e di qualità, con la partecipazione dei produttori e degli Enti soci ad appuntamenti fieristici e mostre in Italia e all’estero.
TERME DI SCIACCA E ACIREALE
Entrambe a totale partecipazione regionale e sono state poste in liquidazione con la legge n. 11/2007. La prima la procedura di liquidazione si è conclusa nei giorni scorsi e fino ad allora il commissario liquidatore Carlo Turricciano ha percepito 32.000 € annui. Ben tre commissari invece per le ancora vive terme di Acireale: Francesco Petralia, Nino Oliva e Vincenza Mascali. In totale compensi per 39 mila € annui.
SICILIA E-RICERCA
Fusione per incorporazione con Inforac, in liquidazione da tempo immemore.
Su Sicilia e-Ricerca si è praticamente persa qualsiasi informazione perché anche sul sito ufficiale della Regione siciliana viene genericamente indicato soltanto che è stata cancellata dal registro delle imprese.
SVILUPPO ITALIA
Si occupava di consulenza imprenditoriale  amministrativo – gestionale e svolgeva attività prevalentemente finanziarie al fine della promozione dello sviluppo e della competitività del sistema Regione. Decisa la sua liquidazione nel 2016. Nel 2015 ha prodotto una perdita di più di due milioni di euro. Andrea Vincenti è il liquidatore che prende 20.000 euro all’anno.
MEDITERRANEA H.
In liquidazione dal 5 ottobre 2016.
La società aveva l’acquisizione dell’intero pacchetto azionario della società Tirrenia di Navigazione e di tutta o porzione o quota delle aziende dalla stessa gestite. Partecipata regionale con il 30,33%, Giovanni Cantoni è il liquidatore, ma sul sito non viene specificato quale importo gli viene corrisposto annualmente.
RISCOSSIONE SICILIA
Una norma approvata qualche giorno fa dall’Ars prevede che le procedure di messa in liquidazione andranno avviate entro il 31 dicembre 2018. entro quella data, infatti, dovrà essere stipulata convenzione con il Mef che assicuri i livelli occupazionali del personale con contratto a tempo indeterminato in servizio a far data dal 31 dicembre 2016.

Articolo pubblicato il 18 agosto 2017 – © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il danno e la beffa. Cicloviaggiando passa per Acireale e Sciacca, ma senza le Terme!


Articolo pubblicato su AdnKronos

Riparte ‘Cicloviaggiando’, nelle terme del Sud tra storia e sapori

Partirà il 3 settembre, dalla Reggia di Caserta, la seconda parte di Cicloviaggiando tra storia e sapori-Cicloturisti alle terme, che attraverserà tutte le regioni del Mezzogiorno e le Isole, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna per tornare nel Sannio, a Telese Terme, dopo 55 tappe e dopo aver visitato 15 stabilimenti termali lungo l’itinerario. Cicloviaggiando si avvale della collaborazione e del sostegno delle aziende termali di Federterme, in coerenza con le finalità di ‘Terme aperte 2017’.

Una nuova sfida, dunque, attende i cicloturisti Giuseppe Campochiaro e Giovanna Napolitano nel Mezzogiorno d’Italia, alla scoperta di nuove storie e sapori, nuovi cieli, paesaggi, mari, monti, laghi, acque termali e terme, città e borghi gioielli del patrimonio Unesco. Forti dell’esperienza della prima parte di Cicloviaggiando/Primavera che si è svolta tra il 1° aprile, con partenza da Sant’Agata dei Goti, e il 25 giugno, con l’arrivo a Telese Terme. Un viaggio di oltre 3.500 km in 86 tappe nelle regioni Campania, Lazio, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Marche, Abruzzo.

Giuseppe e Giovanna hanno potuto visitare città e borghi del patrimonio naturale e culturale italiano con una forma di viaggio soft e sostenibile e fare esperienza diretta del benessere termale, imparando a riconoscere le diverse acque termali, i servizi e lo stile specifici di ogni struttura termale visitata, la professionalità del personale sanitario e la ricerca costante della qualità dei servizi, in tutti i reparti.

Cicloviaggiando al Mezzogiorno rappresenta il completamento del tour di primavera al Centro e al Nord Italia che ha toccato anche numerose terme in ben 12 tappe su 86: Montepulciano Terme, Montecatini Terme, Porretta Terme, Terme di Bologna, Rivanazzano Terme, Acqui Terme, Trescore Balneario, Montegrotto Terme, Cervia, Riccione, Tolentino e infine Telese Terme.

Nel viaggio al Sud e alle Isole, i cicloturisti Giuseppe e Giovanna saranno ospitati alle terme (15 su 55 tappe), con il seguente calendario: Ischia il 4/9, Contursi Terme il 5/9, Terme Rapolla il 7/9, Terme Margherita di Savoia il 9/9, Cisternino/Torre Canne il 13/9, Santa Cesarea Terme il 15/9, Cassano allo Jonio Terme il 23/9, Spezzano Albanese Terme il 24/9, Acquappesa Terme il 25/9, Lamezia Terme il 27/9, Ali Terme il 4/10, Acireale Terme il 5/10, Sciacca Terme il 14/10, Castellamare del Golfo il 18/10, Sardara Terme il 23/10.

Altre strutture termali prossime all’itinerario potranno ospitare i cicloturisti, su richiesta.

Da Palermo nessun segnale, le Terme vanno a morire


l’articolo pubblicato sull’ultimo numero del settimanale I Vespri

Terme. Di acqua c’è solo quella alla gola

Inserito il

L’articolo di Chiara Borzì sul Quotidiano di Sicilia del 30 giugno 2017

Terme isolane con l’acqua alla gola

di Chiara Borzì

Acireale e Sciacca ferme da tre stagioni e indebitate per 17 e 10 mln €, le altre 10 attraggono il 5% dei turisti del settore. Lontani i modelli Montecatini e Sirmione (oltre 4 mln di fatturato) e Petriolo (3,5)
È un altro anno senza terme per la Sicilia, regione priva dei suoi stabilimenti più grandi e redditizi, ovvero Acireale e Sciacca.
Entrambi sono ufficialmente chiusi da circa 3 stagioni, esattamente dalla primavera del 2015
Nessun guadagno, dunque, per il termalismo locale da Sciacca ed Acireale, al contrario fonti di una valanga di debiti e di problematiche legate non solo dalla chiusura di una tradizione termale antica ma anche al depauperamento delle strutture e degli impianti, fattore che creerà un’inevitabile perdita di valore dei beni immobili.
Il termalismo siciliano affonda mentre a Mezzogiorno la sola Campania ha la forza per inserirsi da protagonista nel giro economico del business del benessere. Alimenta da sola quasi il 30 per cento del termalismo italiano.
Un settore che ha avuto la forza di evolversi, svecchiare e progredire, alleandosi innanzitutto con lo sport e gli eventi. Ed infatti basti pensare che nella sola Montecatini Terme il mese di giugno è stato un fiorire di eventi collaterali collegati a due sport, calcio e basket, che hanno portato squadre, staff e tifosi in una location dove l’alloggio a notte supera i 40 euro e il flusso turistico medio si aggira intorno alle 181 mila persone in giugno. Il guadagno, dunque, si aggirerebbe in oltre 7 milioni di euro al mese.
La Sicilia è fuori dalla lunga scia del nuovo business termale. Con le sue dieci aziende censite da Federterme nell’ultimo rapporto disponibile (2015) essa occupa appena il 2,6 per cento del comparto.
Il termalismo è favorito dalla posizione acquisita dalla Sicilia per percentuale di aziende accreditate con il SSN, tra il 60 e il 90 per cento in totale. Il 32 per cento delle prestazioni erogate a Mezzogiorno sono convenzionate, percentuale vicina al 40 per cento totale del Nord-Est. Causa la crisi, la contrazione dell’accesso al credito e la concorrenza proveniente dalle province interne Campania, Toscana, Veneto e gli stati europei come Austria, Croazia, Slovenia e Ungheria, si assiste ad una riduzione generale dei guadagni delle aziende locali.
Il rapporto Federterme non offre purtroppo stime regionali, ma possiamo ugualmente riscontrare questa evidenza facendo riferimento alla riduzione del numero di rimborsi in denaro ottenuti dalla Sicilia per le cure convenzionate in SSN.
Nel 2015 sono stati versati poco più di 3 milioni di euro, mai così poco in 8 anni di rilevazioni effettuate secondo i dati elaborati dal Ministero della Salute. Da valutare con attenzione anche il dato del 2014, che parla di oltre 4,2 milioni di euro restituiti alle terme siciliane, ovvero in questo caso la somma più alta mai disposta dal 2008.
Senza Acireale e Sciacca il termalismo siciliano sembra resistere con orgoglio, ma vive una condizione decisamente altalenante se in un solo anno i rimborsi disposti dal ministero sono in grado di precipitare per circa un milione di euro. L’offerta ricettiva legata al turismo termale conta 3.709 imprese per un totale di oltre 145 mila posti letto, pari al 3,2% del ricettivo in Italia.
La Sicilia attrae appena il 5,1 per cento del flusso niente a che vedere con il 21 per cento di una regione “insospettabile” come il Trentino Alto Adige.
La Toscana, il Veneto e il Trentino Alto Adige hanno fatto registrare il maggior numero di flussi turistici nelle località termali, sia in termini di arrivi che di presenze.
In generale l’Italia conta 380 stabilimenti termali che si trovano in 19 regioni, in 180 Comuni, circa 65.000 addetti diretti e indiretti, circa 800 milioni di euro di fatturato nel 2015, 15 milioni di prestazioni termali erogate (nel 2014) a carico del Servizio sanitario nazionale.
E la Sicilia è ai margini di questo business, perché l’impasse che colpisce Sciacca e Agrigento porta la Sicilia a perdere quasi 110 milioni di euro che sarebbero utilissimi per incrementare anche questa forma di turismo.

Terme di Sciacca, impasse che dura da ormai 5 anni
SCIACCA – Prima della sua uscita di scena, sancita dalla scadenza del mandato e la volontà di non ricandidarsi a sindaco del capoluogo di Sciacca, Fabrizio Di Paola ha restituito alla città un dossier di circa 200 pagine in cui ha ripercorso tutto lo storico degli interventi promossi a favore dello sblocco dell’impasse terme.
Un lungo periodo, iniziato nel 2012 e che continua nel 2017 senza che sostanzialmente qualcosa sia cambiato. Da parte sua il comune ha sostenuto la realizzazione dell’impianto di separazione dello sversamento delle acque sulfuree da quelle nere, che non permise a suo tempo l’assegnazione della gestione e la rinascita delle terme all’Asp di Agrigento, poi nel 2016 con emendamento sostitutivo al disegno di legge 1214 la Regione ha autorizzato l’acquisto di beni immobili e di diritti reali sui beni in possesso sia delle Terme di Sciacca che di Acireale, il tutto per alleggerire i debiti degli stabilimenti, ma nulla di tutto ciò è stato utile per procedere alla famosa e tanto sperata messa a bando delle terme.
Accade così che, oltre all’inquantificata perdita di valore dei beni immobili, chiusi ma non del tutto abbandonati grazie alle opere di scerbatura effettuate da scout, forze civiche e Comune, che andrà ad incidere sul prezzo di vendita dei beni immobili connessi, sono 10.343.928,99  gli euro in debito a capo delle Terme di Sciacca al 31 dicembre del 2015. Il rischio è la svendita, se mai ci sarà la possibilità di mettere le strutture all’asta.

Il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo: “Disposti a rivedere i debiti per far ripartire le Terme”
ACIREALE – Se il Comune di Sciacca ha preparato almeno un dossier per documentare la cittadinanza sui fatti, dal Comune di Acireale sulla questione terme non perviene alcuna particolare informazione.
Di terme non si parla neppure in consiglio comunale. “Non c’è nulla da dibattere in consiglio, perché la situazione rimane sempre la stessa: è la Regione che deve intervenire e accendere il mutuo promesso per saldare i debiti che interessano le Terme di Acireale. Se questo non succede non possiamo fare nulla – ha spiegato il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo -. Da parte nostra siamo anche disposti a rivedere le somme che le Terme ci devono, purché l’attività possa ripartire. I debiti con Unicredit possono essere, anche questi, presi in considerazione con la possibilità di dialogare con la banca, ma senza nuove notizie dalla regione non possiamo far nulla. Passato questo step, in uno-due mesi si può stendere un bando per capire finalmente che appetibilità hanno ancora le Terme di Acireale verso possibili acquirenti”.
Uscito di scena il liquidatore Giafranco Todaro, la liquidazione dello stabilimento acese è in mano a ben tre figure: Francesco Petralia, Nino Oliva e Vincenza Mascali.
Questa nel dettaglio la somma relativa ai debiti contratti dallo stabilimento acese: oltre 17 milioni di euro verso creditori vari ed esattamente 2.554.034,00 nei confronti della stessa regione. Il mutuo invocato dal primo cittadino acese, per cui la Regione è stata autorizzata in esercizio finanziario 2016, conta un importo massimo di 18.900.000,00 di euro, a fronte di un passivo di liquidazione di 16.727.653,00 euro.

Articolo pubblicato il 30 giugno 2017 – © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Acireale Città Invisibile


Sul settimanale I Vespri un viaggio-inchiesta in quattro puntate appena concluso

La prima puntata

La seconda puntata

La terza puntata

La quarta puntata

 

 

 

 

Parco delle Terme di Acireale. Quello che non si dice crea solo inutili divisioni in città


L’articolo pubblicato da Sicilia Network oggi 29 aprile

Le Terme che muoiono dentro la Città Invisibile


Da domani 29 aprile sul settimanale I Vespri un viaggio-inchiesta dentro Acireale

Mettiamo per un momento da parte la complicata vicenda delle Terme, di per sé una delle pagine più brutte della storia della città, altrimenti diventa solo un “cahier de doléances” dove sono iscritti soltanto i nomi degli sfortunati protagonisti di questa storia, cioè i soliti noti della politica, della burocrazia e del sottogoverno della Regione. Cambiamo prospettiva di osservazione e concentriamoci su Acireale, iniziando da questo numero un viaggio nella città tra passato, presente e futuro, perché è soltanto leggendo dentro le dinamiche urbane che si comprendono vizi e virtù, malanni e salute di un territorio che all’esterno gode ancora miracolosamente della reputazione di essere termale, del barocco, della cultura, del Carnevale nonché la riviera dei limoni.  

Terme affondate. La Finanziaria regionale le cancella, l’on.Foti vuole il Parco riaperto


Gli articoli apparsi oggi 27/4 sul quotidiano La Sicilia. Il primo si riferisce alla approvazione dell’articolo 6 nella finanziaria regionale, il secondo alla lettera indirizzata al Presidente Crocetta dall’onorevole Angela Foti

 

Parco delle Terme. Il Sindaco Barbagallo un po’ precipitoso nel parlare, ma la Regione fa precipitare le Terme verso il baratro


Un approfondimento sulla difficile situazione delle Terme di Acireale sull’ultimo numero del settimanale I Vespri

Lentamente stanno scivolando via da Acireale. Le Terme


L’anticipazione dell’articolo che sarà pubblicato sul settimanale I Vespri

Le nomine alle Terme sono state il primo banco di prova delle nuove alleanze interne al PD di Acireale


L’articolo pubblicato dal settimanale I Vespri

Riaprite il Parco delle Terme, lettera aperta alle istituzioni e alla politica

Inserito il

dal quotidiano on line Sicilia Network

Pubblichiamo il testo della lettera aperta inviata alle istituzioni regionali e alle rappresentanze politiche del territorio acese e jonico-etneo a firma dell’associazione Costarelli e di altre associazioni cittadine. Il documento verrà presentato, in conferenza stampa, sabato 8 aprile alle ore 10 nel salone dell’Associazione Costarelli, piazza Duomo, Acireale.

Acireale, lì 5 aprile 2017.

Oggetto: Chiarimenti in ordine alla revoca dell’affidamento/concessione temporanea del Parco delle Terme di Acireale ad Associazioni socio/culturali in luogo della manutenzione ordinaria ed all’impedimento del Parco all’uso pubblico al quale è asservito.

Le Associazioni del territorio acese e jonico/etneo sotto elencate, premesso

– Che in data 27 luglio 2016 fu indetta pubblica assemblea cittadina in ordine alla possibile riapertura del Parco delle Terme di Acireale, storico polmone verde, luogo di svago e di sereno e ombreggiato passeggio, reso inidoneo alla fruizione da eventi atmosferici risalenti nel tempo e da assenza di periodica e onerosa attività di manutenzione;

– Che numerose e benemerite associazioni si dichiararono disposte ad accollarsi l’onere della pulizia del Parco da tronchi, erba e sfalci vegetali che ostruivano i viali e le aiuole;

– Che in data 27 agosto 2016 il Parco vide una giornata mirabile in cui circa 200 volontari, tra cui i militari della Base Nato di Sigonella, operarono una densa attività di pulizia anche con autocarri, impiantarono circa 800 piante ornamentali (donate da vivai) e ripristinarono la piena funzionalità della Bambinopoli (in parte divelta, in parte obsoleta);

– Che il tutto è avvenuto gratuitamente e senza oneri e spese per l’Ente proprietario;

– Che in data 2 ottobre 2016 l’apertura ufficiale venne sancita da una storica giornata di musica live, alla presenza delle autorità, tra cui l’Assessore Anthony Barbagallo e il Commissario liquidatore regionale Gianfranco Todaro e con circa 2000 presenze;

– Che per circa tre mesi il Parco è rimasto fruibile alla collettività tutti i sabati e le domeniche, con grande compiacimento della cittadinanza e del territorio per aver ritrovato un luogo assai caro a grandi e piccini, con l’accoglienza di migliaia di persone;

– Che inavvertitamente, a seguito di un cambio ai vertici della Spa, con la nomina di tre liquidatori, dipendenti dell’Ente proprietario sbarravano i cancelli, nonché i Revisori dei Conti revocavano semplici affidamenti/concessioni temporanee alle associazioni che si impegnavano, con essi affidamenti, alla pulizia, alla manutenzione ordinaria del Parco e al servizio di Vigilanza durante l’apertura, come del resto è consuetudine e prassi pacifica e costante in innumerevoli città d’Italia (concessione di parchi pubblici in luogo di pulizia, manutenzione e vigilanza);

– Che l’attuale stato delle cose, non si comprende da chi voluto, oltre ad apparire in contrasto con il principio costituzionale della sussidiarietà (se i privati sono in grado di fare una cosa, l’Ente pubblico deve consentire di farla), danneggia la collettività tutta e inibisce l’uso di un bene pubblico primario carente nel territorio (spazio verde pubblico);

– Che necessita, quantomeno, una risposta alla penosa e insopportabile inibizione, sine die, di un prezioso luogo pubblico;

– Ciò premesso, le associazioni come rappresentate Chiedono che i destinatari in intestazione forniscano chiarimenti SPECIFICANDO le ragioni che determinano la CHIUSURA DEL PARCO DELLE TERME DI ACIREALE E LA INIBIZIONE DELLA STRUTTURA ALL’USO PUBBLICO AL QUALE, UNICAMENTE, E’ ASSERVITA. Si resta in attesa di pronto riscontro alla presente.

Firmato. Le associazioni: Associazione Costarelli, Comitato Acese per la Difesa del Verde Urbano, Accademia d’Arte Etrusca, Archeoclub, Associazione Area Gioco Santa Tecla, Associazione Nazionale Carabinieri Sez. Guardia Mangano, Associazione Nuova Galatea, Associazione Protezione Civile Prevenzione Incendi Foreste, Associazione Rinascenza, , CAI – Club Alpino Italiano, Club per l’Unesco Riposto-Giarre, Croce Rossa Italiana, Explico – Gestioni Tecnico Ambientali, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Fare Verde, Legambiente, Rangers Italia, Rifiuti Zero Sicilia.

Parla l’avvocato Di Prima “Riaprire il Parco delle Terme di Santa Venera”

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L’articolo sull’ultimo numero del settimanale I Vespri

Solo “melina” politica quando si affronta il nodo Terme di Acireale

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L’articolo pubblicato sull’ultimo numero del settimanale I Vespri, 25 marzo 2017

Ecco perché non ci sarebbe nulla di male se si chiamassero d’ora in avanti Terme dell’Etna e non di Acireale

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L’articolo pubblicato oggi 23/3 su La Sicilia

Mettere in vendita l’albergo per farlo ricomprare alla Regione. La strategia del neoliquidatore delle Terme acesi Francesco Petralia


Articolo di Marco Militello tratto da Meridiopetralia-terme

Via un liquidatore, ne arrivano tre. Lo scorso 30 gennaio l’assessorato regionale al Bilancio ha definitivamente liquidato l’uscente Gianfranco Todaro, avvocato vicino al consigliere comunale catanese Daniele Bottino, e nominato una nuova terna di commissari delle Terme di Acireale. A guidarla sarà Francesco Petralia, già vice sindaco di Aci Catena, che sul piano politico rappresenterebbe l’area Pd del deputato regionale Luca Sammartino. Assieme a lui opereranno Nino Oliva, che sarebbe uomo del segretario regionale di Sicilia Futura Nicola D’Agostino, e Vincenza Mascali, la cui nomina sarebbe in quota al governatore Rosario Crocetta. Una tripartizione che, secondo il parlamentare Ars di Forza Italia Marco Falcone, avrebbe «un sapore clientelare». E che, specie ad Acireale, ha generato dietrologie sulle prossime amministrative di Aci Catena, dato che Petralia e Oliva provengono proprio dalla cittadina etnea un tempo feudo di Ascenzio Maesano. L’esperienza e un’indole da pacificatore suggeriscono a Petralia di lasciar cadere i veleni. «Parlo solo del destino delle stabilimento», avverte. Poi però si concede un’unica battuta: «Al netto delle tasse, il nostro compenso mensile – spiega – è inferiore a 800 euro. Molto meno di altri incarichi, anche nello stesso settore». In totale, i tre costeranno alla Regione circa 39mila euro lordi l’anno, contro i circa 30mila lordi che guadagna da solo Carlo Turriciano, liquidatore delle Terme di Sciacca.

Nel 1999 una legge regionale trasforma l’azienda autonoma Terme in una società per azioni. Proprietà e patrimonio rimangono pubblici. Ma lo stabilimento continua ad accumulare passività. Oggi la situazione debitoria delle Terme è disarmante. Il passivo ammonta a non meno di 13, 14 milioni di euro. Il primo passo del terzetto liquidatore sarà per l’appunto effettuare una precisa ricognizione della miriade di creditori accumulatasi negli anni. Completata questa fase, i commissari chiederanno all’Agenzia delle entrate una valutazione immobiliare dell’hotel Excelsior e del polivalente, due beni al momento inutilizzati e pertanto improduttivi. «Ottenuta la valutazione – spiega Petralia – potremo emettere un avviso pubblico per la vendita dei due immobili. Un avviso a cui potrà partecipare la stessa Regione, affinché rientrino a pieno nel suo patrimonio».

Con il denaro ricavato da una simile operazione, i commissari potrebbero saldare i creditori ed esaurire la fase della liquidazione. Il solo Excelsior, oggi chiuso come del resto tutta la struttura termale, avrebbe un valore di circa 20 milioni di euro. Una stima che però risale a una decina di anni fa. Oggi le strutture sono quasi fatiscenti, il che non potrà non influire sulla valutazione immobiliare. Ma il grande creditore Unicredit, che potrebbe pignorarle, condividerà questo percorso? «Avvieremo un tavolo con la banca – dichiara il commissario – credo che alienare i beni a un prezzo stabilito da organismi neutri possa essere conveniente anche per Unicredit». L’ipotesi opposta, ovvero la vendita dei due immobili sul mercato privato, possibilmente all’asta, indebolirebbe gravemente le possibilità di un vero rilancio delle Terme.

L’hotel Excelsior è il bene più esposto. La struttura — aggiunta a un patrimonio immobiliare composto dallo stabilimento di Santa Caterina e Santa Venera, dal complesso principale che ospita gli uffici e dal parco di via delle Terme — era in passato un pastificio, affidato alla Regione dopo la cessazione della produzione. Affinché divenisse un albergo vennero accesi dei mutui bancari, ma molte rate non sono mai state versate. Entrò in funzione per qualche anno, con gestione privata. La chiusura definitiva è del 2011. Un discorso analogo si può fare per il polivalente, un edificio che sarebbe dovuto divenire un centro dedicato al benessere e alla riabilitazione, mai entrato in funzione.

Tutelata l’integrità del patrimonio, chiusa la gestione liquidatoria ed estinta la società per azioni, lo stabilimento – alleggerito dai debiti – rientrerebbe nella completa disponibilità della Regione, che potrebbe dunque pubblicare un bando per consegnare la gestione dell’impianto a soggetti privati, pur mantenendo la proprietà pubblica dei beni. Ma i tre liquidatori riusciranno a completare questo piano? Saranno capaci di evitare una svendita speculativa dei beni immobiliari? Al di là della facile battuta, quel rischio – che da tempo aleggia su Acireale – non sarà facile da liquidare.

L’informazione senza se e senza ma. Cinque puntate di Sicilia Journal per capire cosa sta succedendo alle Terme di Acireale


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La prima puntata dell’inchiesta

Acque sulfuree per guarire i mal di pancia della politica acese

La seconda puntata dell’inchiesta

Il giardino inglese e il viale del tramonto di Todaro

La terza puntata dell’inchiesta

Liquidazione o liquefazione del patrimonio immobiliare?

La quarta puntata dell’inchiesta

Improduttivo il patrimonio termale. Che spreco!

La quinta puntata dell’inchiesta

La privatizzazione infinita

 

Terme di Acireale, la privatizzazione infinita


da Sicilia Journal

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Quinta puntata

ACIREALE – Terme di Acireale. Siamo all’atto finale di questa breve inchiesta che ovviamente non può coprire tutti gli aspetti di una vicenda assurda, surreale e allo stesso tempo triste e penosa. Una vicenda tuttora in corso che, abilmente orchestrata da non si sa chi e gestita con superficialità e approssimazione, mortifica un’intera comunità cittadina e il suo territorio circostante.Dal canto loro gli Acesi sono colpevoli di essersi affidati ciecamente alle promesse di una politica che, sul tema del termalismo, si è fin qui dimostrata impreparata, dilettantee troppo remissiva ai dettami della burocrazia regionale che si muove esclusivamente nella logica dell’adempimento e non del risultato, sebbene è proprio sulle performance e non sull’ammontare delle carte che dovrebbe giudicarsi l’operato della dirigenza pubblica.

Abbiamo parlato a lungo del problema della liquidazione che si trascina per le lunghe, ma ilvero nodo è la privatizzazione delle Terme. Di Acireale come quelle di Sciacca, accomunate nel medesimo destino di aver affidato per lungo tempo le sorti del loro sviluppo ad un soggetto pubblico, la Regione, incapace e spendaccione. Le Terme andavano male anche quando andavano bene, nel senso che generavano perdite economiche consistenti ai tempi in cui funzionavano, erogavano prestazioni specialistiche e attiravano un po’ di curandi, curisti e turisti da tutta Italia.Uno studio dell’Università di Catania, accolto in una collettanea della Franco Angeli pubblicata nel 2005, ha dimostrato come dal 1984 al 2003 i ricavi da prestazioni delle Terme di Acireale si sono attestati mediamente intorno al milione e mezzo di euro all’anno per un numero medio di 25.000 pazienti. Se si considera che i costi, per la forte incidenza di quelli del personale, non erano mai inferiori a 4-5 milioni di euro, i conti sono presto fatti. In vent’anni, complice un po’ il declino del mercato delle cure termali,fiumi di milioni di euro sono finiti in perdita per incapacità gestionali, per mancanza di visione strategica, per inerzia nel portare avanti comportamenti aziendali ormai fuori da qualsiasi schema di ragionevolezza. Le Terme erano in buona parte un grande stipendificio per amministrativi ed impiegati; le tenevano in vita soltanto medici e personale specializzato.Quando dal 2006 iniziò ad operare la società di gestione pubblica, con la forma di giuridica di una società di per azioni, tutti i nodi sono venuti subito al pettine. Essendosi trasformate da azienda autonoma a società per azioni, le Terme di Acireale SpAvennero presto assoggettate alle norme di diritto privato. Sono bastati tre esercizi in perdita, con il rinvio ogni anno della perdita all’esercizio successivo e la conseguente diminuzione del patrimonio netto, per avviare le Terme sulla strada della liquidazione. Di quella ci siamo ampiamente occupati, così come abbiamo detto delle responsabilità della dirigenza regionale nel balbettare su questa procedura. Con la politica, soprattutto quella locale,che è stata complice sciocca di questo infelice tentennamento.

Andiamo adesso alla privatizzazione. La legge regionale n.11 del 2010, tuttora vigente, prevede che con una gara ad evidenza pubblica debba essere affidata ai privati la gestione degli stabilimenti idrotermominerali di Acireale e di Sciacca. Per i motivi che abbiamo più volte ricordato, le due procedure di liquidazione e di privatizzazione si sono sovrapposte. A Sciacca hanno provato a forzare lo schema e, una volta completata la valutazione dell’azienda, si è redatto qualche anno fa il bando di privatizzazione per l’affidamento della gestione ai privati, pur nella vigenza della liquidazione della vecchia società. Però per ben due volte la garaè andata deserta. Di conseguenza le Terme di Sciacca, rimaste in mano pubblica e affidate alle cure del liquidatore Carlo Turriciano, lo stesso che è in carica da sette anni, oggi sono chiuse. Ad Acireale la faccenda è sempre stata un po’ più complicata. E’ molto tecnica e arzigogolata e dunque è più facile per la burocrazia disorientare l’opinione pubblicacon dettami vari. Allo stesso modo, la politicacapace solo di proclami non è stata capace di presidiare bene tutti gli aspetti tecnici.Proviamo a riassumere la vicenda per punti.

Il primo aspetto riguarda la valutazione dell’azienda o meglio dei cespiti da mettere in bando. La loro determinazione contabile è complicatissima, perché gli immobili delle Terme di Acireale è come se fossero un “bersaglio mobile”. Quanto valgono non è possibile chiarirlo con esattezza, ma soltantoper approssimazioni successive. Sono un ostacolo serio tutte le pregiudiziali giuridiche in ordine alla piena disponibilità dei beni immobili, a cominciare dall’albergo Excelsior Palace sul quale pende la spada di Damocle persino della vendita all’asta. Andrà inserito o no nel bando fin quando non si risolverà il problema del debito con Unicredit? Sviluppo Italia Sicilia, la partecipata regionale incaricata nel 2012 da Raffaele Lombardo Governatore di procedere alle valutazioni e alla redazione del bando, su questo aspettosi è impantanata completamente, pur producendo un corposo dossier ma solo qualche stima. Adesso anche a Sviluppo Italia Sicilia è toccata la sorte di tante altre partecipate regionali in perdita: è stata messa in liquidazione! E così ritorna il problema della valutazione. Chi se ne dovrà occupare? Ci sono in giro decine e decine di perizie e di valutazioni sulle Terme di Acireale, a cominciare dallo studio “Analisi Aziendale” di Saturnia Service del 2001. Poi quelle realizzate quando l’azienda delle Terme venne trasformata in società per azioni pubblica. Ed ancora quelle effettuate all’atto dell’approvazione del piano industriale che il consiglio di amministrazione di Angiolucci presentò alla Regione. Infine, ci stanno le valutazioni di Sviluppo Italia Sicilia. Ad ogni perizia conseguono spese per i professionisti incaricati di effettuarla, ovviamente con quattrini pubblici. Tuttavia, quanto valgono le Terme di Acireale, a parte le informazioni desumibili dai bilanci (fermi all’approvazione del 2014!) non è dato sapere e conoscere.Il bilancio però non è una rappresentazione fedele dell’esistente. Anche gli studenti degli istituti tecnici superiori sanno che i valori in bilancio degli immobili sono diversi da quelli commerciali (sul mercato) e da quelli di realizzo (nell’ipotesi di scioglimento della società).

Il secondo punto riguarda il contenuto del bando di privatizzazione. Cosa dovrà essere messo dentro il bando è il problema dei problemi. E non si tratta solo di una questione giuridica. Ci sono diversi interrogativi da risolvere. Bisognerà includere tutti i cespiti immobiliari o solo alcuni? Con i relativi diritti di usufrutto (la concessione delle acque per gli stabilimenti termali) e per quanto tempo? Con quali margini di manovra imprenditoriale per il potenziale investitore?Ad esempio quest’ultimo potrà riconvertire l’offerta termalisticaverso il benessere in alcune strutture? Cosa potrà fare del Parco? Quali obblighi saranno a carico dell’investitore privato?Dovrà presentare un business plan oppure no? E chi valuterà questo business plan? Ad esempio dovrà procedere ad effettuare investimenti nella miglioria degli impianti termalistici e delle relative attrezzature? Dovrà occuparsi di ripristinare tutti gli impianti elettrici dopo gli atti di vandalismo sui cavi di rame? Idem per lecamere e i servizi igienici dell’albergo Excelsior Palace che sono stati vandalizzati? A quanto dovrebbe ammontare il canone di gestione annuo, al netto degli eventuali interventi di ristrutturazione a carico del privato? E così via, l’elenco di domande potrebbe proseguire. Di questo problema dei problemi non si è mai parlato. La burocrazia regionale lo conosce benema non se ne vuole occupare perché sa che è un tema scottante; la politica minimizza con grande disinvoltura, forse non ha capito la gravità della questione. In Italia, le privatizzazioni sono da sempre un tema caldo. Su di esse aleggia il rischio di speculazioni dei privati; ma se la politica e la burocrazia non hanno le idee chiare, tale probabilità aumenta. E i privati aspettano alla finestra per compiere eventuali incursioni.

Il terzo punto riguarda la responsabilità formale nella redazione del bando. Ai tempi di Lombardo, l’assessore all’Economia in carica Gaetano Armao aveva previsto un’ ambiziosa e costosaprocedura che stabiliva l’individuazione, con bando pubblico, di un primario advisor internazionale con il compito di redigere il bando di privatizzazione delle Terme di Sciacca e di Acireale, a sua volta bando pubblico, per selezionare infine le eventuali offerte provenienti da investitori privati, anche internazionali. Raffaele Lombardo Governatore esautorò subito Armaoe, nonostante il disappunto di Nicola D’Agostino che allora faceva parte del suo entourage, stabilì di avocare alla Presidenza della Regione l’intera questione. Decise che alla stesura del bando di gara e alle preliminari valutazioni aziendali avrebbe dovuto lavorare Sviluppo Italia Sicilia che, investita del difficile compito e alla fine di un difficile lavoro di perizie, produsse unitamente ad una consistente analisi sullo stato dell’arte soltanto alcune schede di valutazione dei cespiti e una bozza di massima del bando. Oggi però Sviluppo Italia Sicilia è in via di liquidazione e si torna a parlare con insistenza del bando, dopo che ai tempi di Bosco prima e di Todaro poi i liquidatori delle Terme di Acireale avevano chiesto ma non ottenuto dalla Regione che potessero essere loro ad occuparsi della redazione del bando. L’ultima novità in ordine di tempo è che- in base alla legge regionale n. 20 del 2016, quella che ha stanziato 19 milioni di euro per “salvare” le Terme di Acireale e di Sciacca – è previsto che della redazione del bando si possano occupare i Comuni nel cui territorio insistono le Terme, e dunque le municipalità locali. I Sindaci hanno espresso soddisfazione per tale norma, ma con quali competenze e con quale aggravio di costi non è dato sapere né immaginare chi si occuperà di questo compito. Il bando dunque rimane una questione fantasma.

Il quarto ed ultimo punto è inerente la partecipazione di eventuali investitori privati al bando, una volta che verrà pubblicato. Su questo tema nel corso degli anni si sono scatenate le più fervide fantasie di giornalisti tifosi, di politici chiacchieroni e di cittadini inconsapevoli. E pure di qualche furbastro. Si è perfino detto ripetutamente che i nuovi proprietari del complesso alberghiero della Perla Jonica potrebbero trovare conveniente investire nelle Terme di Acireale e sono interessati. Può anche darsi, ma la legge stabilisce che c’è un bando ed è a quest’ultimo che chiunque abbia un interesse sulle Terme acesi deve riferirsi. In Sicilia, le modalità con cui si privatizzano le società pubbliche sono state disciplinate da uno studio del giurista Stagno D’Alcontres che la Regione a suo tempo recepì. La gara ad evidenza pubblica è una di queste modalità, la più trasparente. Ci sta poi la questione della pubblicità del bando che, affinchè sia efficace, deve essere veicolato nei circuiti giusti, ad esempio in Federterme (aderente a Confindustria) o nella neonata Federalberghi Terme (aderente a Confcommercio), ma alla Regione è da tempo che non dialogano più con queste associazioni di categoria. Oppure, e torniamo all’originaria idea di Armao quando era assessore all’Economia ai tempi di Lombardo, ci vorrebbe un advisor inserito negli ambienti che contano del termalismo internazionale,abile ad attivare l’interesse di alcuni potenti investitori stranieri che siano capaci di vedere oltre lo stato delle cose. Acireale ha grandi potenzialità inespresse, ma non è più tempo dei Pennisi di Floristella che, investendo nel termalismo, intuirono la grande forza attrattiva del territorio.

Il termalismo, tra l’altro, si interseca col turismo poichè, al di là delle cure e delle prestazioni specialistiche, è una componente dell’offerta turistica globale.Alla Regione giace da qualche parte, negli uffici dell’Assessorato alle Attività Produttive, il faldone relativo al Distretto produttivo del termalismo di cui si occupò la professoressa Margherita Ferro, liquidatore delle Terme di Acireale ai tempi del Governatore Lombardo che la sponsorizzava. A distanza di anni e con ben altro scenario politico,l’on. Anthony Barbagallo, attuale assessore regionale al turismo, è stato chiaro. Anche la Sicilia dovrà essere apprezzata per le Terme, sia pubbliche che private. Il convincimento del giovane assessore è avallato da alcuni provvedimenti legislativi da lui fortemente sollecitati. La legge n. 20 del 29 settembre 2016, quella di salvataggio di Acireale e Sciacca, rinvia al turismo termale. Anche l’art.12 della bozza di legge finanziaria, attualmente in discussione all’ARS, è interamente dedicato al turismo termale e suggerisce il recepimento della legge quadro nazionale la n.323 del 2000, come da sempre ha auspicato l’on.Concetta Raia.

Staremo a vedere cosa succederà. Allo stato dei fatti le Terme di Acireale sono come una vecchia nobile decaduta. Un tempo era bella, attraente e corteggiata, per quanto costosa da mantenere; oggi invece è dimenticata, invecchiata e malandata. Ha bisogno di una portentosa cura di bellezza per tornare ai fasti del passato, ma forse non ci tornerà mai più e sarà costretta ad accettare l’aiuto di qualche investitore spregiudicato che magari si approprierà del nome e del blasone per fare delle ex Terme di Acireale ciò che gli pare e piace. E dovranno dirgli pure grazie, dato che, per colpa della politica, quanto meno le avrà salvate da ulteriore decadimento. E dall’oblio.

Saro Faraci

Fine delle trasmissioni? A rischio l’Excelsior Palace


L’articolo pubblicato da Sicilia Journal

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Dal 2006 al 2013 le Terme di Acireale Spa hanno accumulato perdite per oltre 12 milioni di euro


da Sicilia Journal

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Terza puntata

ACIREALE – Le grandi famiglie aristocratiche di Acireale, nobili o borghesi non importa, hanno avuto il merito di aver dato alla città opere ed iniziative grandiose e mirabili, ma forse sconteranno per sempre la colpa di essersi affidate alla Regione Siciliana per la prosecuzione delle attività imprenditoriali da loro incominciate. Così è successo con il pastificio della famiglia Leonardi accorpato al patrimonio immobiliare regionale alla metà degli anni ottanta e trasformato poi nell’albergo Excelsior Palace ed assegnato alle Terme. Stessa cosa è avvenuta con lo stabilimento delle acque minerali di Pozzillo, appartenente alla famiglia Puglisi Cosentino che nel medesimo periodo lo cedette alla Regione Siciliana per annetterlo immediatamente alle Terme. Negli anni cinquanta, quindi trent’anni prima, l’intero stabilimento termale e il giardino inglese di Santa Venera furono ceduti alla Regione dai Pennisi di Floristella; fu quello l’incipit di una stagione di termalismo pubblico che accomunò Acireale e Sciacca nella medesima sorte di conoscere ascesa prima e declino poi di un’attività economica assai importante per il territorio, per il turismo e per le cure specialistiche. Oggi quell’immenso patrimonio, cui si è aggiunta la costruzione degli stabilimenti di Santa Caterina inaugurati da Rino Nicolosi negli anni novanta, è ancora di proprietà della Regione Siciliana; fa parte insieme ad altri immobili e terreni degli asset della società Terme di Acireale SpA, una partecipata regionale, dal 2010 in stato di liquidazione;in tutto o in parte sarà affidato alla gestione dei privati, perché così prevede la legge regionale n.11 del 2010, la stessa che ha sancito la liquidazione della società, unitamente alla precedente legge n.11 del 2007 che aveva stabilito la messa in liquidazione dell’azienda autonoma delle Terme.

Sul tema della liquidazione si entra in tecnicismi, poco analizzati dai mass media, sui quali la politica regionale da parte sua non è affatto preparata. Ci vorrebbe molto tempo per studiarli e riportarli a sintesi unitaria e sicuramente l’argomento non è appealing per i deputati regionali, tenuto conto del fatto che, a parte poche consulenze e perizie, non ci sono sul piatto posti di lavoro, consensi elettorali o clientele da gestire. Gli stessi sindacati oramai da tempo non si occupano più delle Terme, tenuto conto che di fatto non esistono problemi occupazionali. La politica locale è poi completamente all’oscuro di tali questioni. Da anni, il Lions Club Acireale attraverso il Forum insiste sull’importanza che la municipalità locale, cioè giunta e consiglio, debba far fronte compatto contro la Regione per evitare che le decisioni siano prese a Palermo senza sentire la voce della città di Acireale. E per tamponare, comunque, gli effetti pericolosi che si riverberano nel territorio a seguito delle scelte adottate negli uffici regionali dell’assessorato al Bilancio. Sarebbe un gesto di grande valenza dimostrare che la città è compatta ed attenta rispetto al problema Terme, ma la politica locale è distratta da altro e il tema serve di tanto in tanto per vivacizzare il dibattito in consiglio comunale. Una delle ultime volte in cui la questione venne seriamente affrontata nel civico consesso, alla fine del 2015 e alla presenza del Sindaco Roberto Barbagallo in aula, successe un putiferio dopo la relazione dei rappresentanti del Forum permanente e la prosecuzione della seduta divenne imbarazzante, con i consiglieri sia di maggioranza che di opposizione i quali, risentiti non si sa per cosa, affrontavano nel dibattito questioni veramente marginali rispetto alla vera natura del problema. Problema che non è se rilanciare o meno le Terme di Acireale, perché su questo sono tutti d’accordo e non potrebbe essere diversamente. E che non è nemmeno come rilanciare le Terme perché, a parte i pochi che continuano a pensare che ciò debba avvenire ancora in mano pubblica, la strada è ormai tracciata dalla legge regionale: spetterà ai privati la definizione delle strategie per tirare fuori gli stabilimenti dalla crisi profonda in cui sono caduti. Il vero problema è invece come venire fuori in tempi brevi dall’impasse della liquidazione che, giorno dopo giorno, sta depauperando il grande patrimonio delle Terme di Acireale. E non si capirà mai se il grave ritardo nella liquidazione ha oscuri registi dietro, se è causato dall’inerzia degli uffici regionali oppure da un’eccessiva burocratizzazione degli atti amministrativi, se alimenta interessi speculativi di qualche privato oppure se è proprio nell’andazzo delle cose che debba procedere in questo modo. Sta di fatto che, da quando nel 2010 le Terme di Acireale SpA sono state messe in liquidazione, è iniziato un lunghissimo calvario che non si conosce se, come e quando andrà a finire e che invece negli uffici regionali di via Notarbartolo, al Dipartimento Bilancio, sperano sia risolto dall’esterno.A Palermosanno perfettamente che è una questione spinosa, sulla quale provano a mettere di tanto in tanto alcuni pannicelli caldi soltanto per non irritare i politici di turno. L’anno scorso c’era il rischio di un fallimento vero e proprio delle Terme, ma il Tribunale di Catania rigettò l’istanza consentendo al liquidatore di proseguire la sua opera. Qualcuno vocifera che alla Regione speravano in un accoglimento dell’istanza fallimentare, in modo che potessero sbarazzarsi per sempre della questione.

Dobbiamo tornare indietro al 2006, cioè a dieci anni fa per capire esattamente cosa è successo e perché da lì è iniziato il calvario delle Terme di Acireale. Prima di allora, infatti, le Terme erano un’azienda autonoma della Regione, cioè una fattispecie giuridica che, qualunque fosse il risultato economico annuale, occupava centinaia di persone e assicurava continuità di attività e di prestazioni sanitarie. Il risultato economico, in verità, era ogni anno sempre una perdita, perché con poco meno di un milione e mezzo di euro di ricavi in ogni esercizio e più di cinque milioni di costi totali, le Terme rimediavano un negativo di oltre tre milioni di euro che alla Regione spettava poi di ripianare a piè di lista. Fu nel 1999 che con la legge regionale 20 si decise di trasformare le Terme in una società per azioni vera e propria, continuando però a mantenerela proprietà in mano pubblica. E fu soltanto nel 2006 che le Terme di Acireale iniziarono ad operare come società di diritto privato, con un proprio consiglio di amministrazione (presieduto dall’imprenditore Claudio Angiolucci) e quei dipendenti rimasti in carico dopo la migrazione di moltissimi di loro ad altri incarichi ed altri uffici pubblici, per via di una norma-salvataggio approvata il 28 dicembre del 2004. Era chiaro fin dall’inizio a tutti che, per quanto in mano pubblica, le Terme Spa non avrebbero potuto registrare alcun utile d’esercizio; troppo pochi i ricavi derivanti dalle prestazioni erogate in regime di convenzione con il servizio sanitario regionale e molto alti i costi di gestione, compresi quelli del personale. E così sono bastati tre esercizi consecutivi in perdita, il 2006, il 2007 e il 2008(con un complessivo risultato economico negativo di quasi 1,5 milioni di euro) per determinare con una nuova legge la liquidazione della società e la contestuale privatizzazione della gestione, per quanto le due procedure rimangono distinte giuridicamente e finalizzate ad obiettivi diversi.

Da allora, è iniziato il più grande pasticcio che alla Regione Siciliana si ricordi in materia di termalismo. Senza alcun indirizzo di fondo se gestire la liquidazione nell’ottica della continuità aziendale o nella prospettiva dello scioglimento, così come prevede la legge, dal 2010 ad oggi si sono alternati ben sette liquidatori: Margherita Ferro e Michele Battaglia e poi solo la Ferro ai tempi di Raffaele Lombardo Governatore; Luigi Bosco e Gianfranco Todaro e adesso, nell’ultimo scorcio di legislatura del governo Crocetta, Francesco Petralia, Antonino Oliva e Vincenza Mascali freschi di nomina.Nell’arco di tempo considerato, alla poltrona di assessore all’Economia si sono alternati diversi tecnici di fiducia dei Governatori, ma le figure di riferimento sono state Gaetano Armao quando Lombardo era Governatore e Alessandro Baccei, l’attuale responsabile del dicastero con il Presidente Crocetta. Negli uffici regionali di via Notarbartolo, all’Ufficio preposto a vigilare sulla liquidazione si sono succedute due dirigenti molto potenti nell’entourage regionale della Ragioneria Generale, prima Filippa “Pina” Palagonia ai tempi di Lombardo e da qualche anno Grazia Terranova, molto vicina a Baccei.Nel medesimo periodo, fin quando non è stato completato il passaggio di azioni dalla vecchia azienda autonoma al Dipartimento Bilancio (un’altra vicenda assurda ed estenuante), si sono alternati diversi professionisti e funzionari regionali alla guida di quell’enteche prima gestiva le Terme di Acireale. Per non parlare delle altalenanti vicende gestionali, con gli stabilimenti di Santa Caterina aperti, chiusi, riaperti parzialmente e di nuovo chiusi, a seconda dei dettami dei dirigenti di Palermo o delle difficoltàregistrate in loco dai liquidatori (prima la Ferro poi Bosco); o ancora dell’ex albergo Excelsior Palace, chiuso coi sigilli definitivamente nel 2011 a seguito della perdurante morosità dei due ex gestori privati, da alloramai più riaperto, abbandonato e in preda ad atti di vandalismo, pignorato da Unicredit per il mancato pagamento di rate di mutuo e a rischio di finire quanto prima all’asta se non si troveranno i soldi per pagare una consistente quota del debito pregresso. E poi il Parco di Santa Venera adiacente l’omonimo stabilimento, chiuso, riaperto, ancora chiuso, riattivato con il concorso delle associazioni di volontariato e nuovamente sigillato per volere della Regione.Ed ancora il centro polifunzionale, mai operativo ma dato in affitto a privati. E poi l’albergo delle Terme, sulla SS 114, chiuso per morosità dei gestori, abbandonato e financo occupato abusivamente.Uno stillicidio di atti amministrativi che ha reso impossibile la vita dei liquidatori e che potrebbe rendere difficile l’operato anche dei tre professionisti appena nominati, sebbene alla guida del triumvirato ci sia proprio una persona organica agli uffici regionali cioè l’ex vice sindaco di Acicatena Francesco Petralia.

Il conto di questo disimpegno regionale è salatissimo. Dal 2006 al 2013 le Terme di Acireale Spa hanno accumulato perdite per oltre 12 milioni di euro, il patrimonio netto è diminuito in valore da 35 milioni a 22 milioni di euro, il valore di realizzo degli immobili si è contratto di cinque milioni di euro. A differenza di quelle acesi, le Terme di Sciacca non vantano una siffatta consistenza immobiliare (che al 2013 veniva valutata in poco più di 32 milioni di euro).Un provvedimento regionale di qualche anno fa prevedeva l’assegnazione di 400 mila euro a testa ai liquidatori di Sciacca e di Acireale per alleggerire le spese di funzionamento ordinario degli stabilimenti ma non è stato mai attuato, perché la dirigente Grazia Terranova, a torto o a ragione, non si assunse la responsabilità di erogare somme di denaro a società partecipate, come le Terme, che fossero in perdita. Non voleva rischiare di persona per non incorrere nelle sanzioni della Corte dei Conti e di fatto costrinse il liquidatore a chiudere perché non c’erano nemmeno i soldi per pagare la luce. E così con i rubinetti doppiamente a secco, sia per mancanza di risorse regionali sia per protratta inattività degli stabilimenti idrotermominerali, le Terme di Acireale hanno imboccato inesorabilmente la strada del declino. Quando Luigi Bosco era liquidatore, chiese alla Regione di installare un impianto di videosorveglianza per monitorare la condizione degli immobili. Da via Notarbartolo non autorizzarono la spesa e dunque, in assenza di qualsivoglia sorveglianza, il complesso immobiliare delle Terme è rimasto incustodito ed è tuttora oggetto di frequenti atti di vandalismo e di furti.

Senza che vi sia formalmente alcun responsabile, non passa giorno che non si deprezzi in valore il patrimonio delle Terme, col rischio di aggressione da parte dei creditori (vedi Unicredit).Se a ciò si aggiunge il fatto che, da ben due esercizi, per via di alcuni cavilli giuridici la Regione non approva il bilancio, il capolavoro è compiuto. Nemmeno il socio pubblico ha fatto la sua parte per salvare il patrimonio e adesso Acireale ha le Terme in liquefazione, altro che liquidazione!

Saro Faraci

Terme, la Regione nasconde le proprie responsabilità e agita le acque politiche


da Sicilia Journal

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ACIREALE – Nei moderni ma poco panoramici uffici di via Notarbartolo a Palermo, dove ha sede il Dipartimento Bilancio, i dirigenti e i funzionari preposti alla liquidazione delle Terme di Acireale non sanno quanto bello e suggestivo sia il Parco di Santa Venera.E’ un giardino inglese con larghi viali, statue e fontane che precede l’omonimo stabilimento a quattro piani il quale, voluto da Agostino Pennisi di Floristella, fu aperto al pubblico nel maggio del 1873. Non l’hanno mai visitato, pur sapendo che fa parte del complesso patrimonio immobiliare delle Terme di Acireale SpA, la partecipata dalla Regione Siciliana, che prima o poi sarà affidata alla gestione dei privati, come prevede la legge 11 del 2010.I burocrati regionali non conoscono il Parco, ma hanno capito la pericolosità politica di quel giardino inglese in passato teatro di importanti manifestazioni artistiche e culturali anche a livello internazionale. Andiamo con ordine. Sul finire del 2015, il Lions Club Acireale, promotore dal 2011 del Forum permanente e rimasto uno dei pochi custodi dellememorie del cuore delle Terme,intuendo quale potenziale avesse il Parco per risvegliare la dormiente coscienza civile degli Acesi per annicompletamente disinteressati alle Terme, si era proposto per un’operazione di pulizia straordinaria e di riapertura, a condizione che anche il Comune facesse la sua parte subito dopo occupandosi stabilmente della manutenzione ordinaria del verde. Il Sindaco Roberto Barbagallo rispose in forma ufficiale che, pur apprezzando l’iniziativa, non poteva impegnarsi con risorse umane e finanziarie della municipalità locale per un bene che non rientra nel patrimonio immobiliare comunale, ma nelle disponibilità dell’amministrazione regionale. Dopo quel diniegoil Lions Club si ritirò educatamente, ma l’idea di far ripartire dal Parco di Santa Venera un movimento di opinione degli Acesi venne ripresa e riadattata dal liquidatore Gianfranco Todaro. Il quale, assicuratisi dall’azienda forestale regionale alcuni interventi straordinari di taglio e rimozione degli alberi pericolanti a seguito della tromba d’aria, ha autorizzatoil 2 ottobre scorso una giornata di pulizia straordinaria promossa da altri club service, gruppi di volontariato e dall’associazione culturale Costarelli. Successivamente a tutte le associazioni è stato dato in uso il Parco, limitatamente però alle sole giornate di sabato e di domenica, in cui si è potutopure usufruire di alcuni servizi di ristorazione del bar Costarelli. Un certo fermento culturale, è inutile nasconderlo, si è registrato in positivo, come ci ha riferito l’on.AngelaFoti, del Movimento Cinque Stelle, presente all’operazione di pulizia straordinaria del Parco, da sempre in prima fila quando c’è da impegnarsi per il recupero del paesaggio di Acireale. Il Parco è come se fosse rinato per mano dei cittadini di Acireale. Ma è proprio in quel giardino inglese che – il condizionale è d’obbligo – potrebbe essere iniziata la parabola discendente di Gianfranco Todaro, il liquidatore voluto da Crocetta nell’autunno del 2015 in sostituzione di Luigi Bosco a sua volta dimissionario per occuparsi a tempo pieno del ruolo di assessore nella giunta Bianco a Catania. Far partire un movimento di opinione, riavvicinare parte della città al Parco delle Terme, aggregare tanta gente animata esclusivamente da amore e passione per Acireale sono attività che comunque hanno una certa valenza politica. Ed un liquidatore per i solerti dirigenti dell’Assessorato di Palermo si deve limitare a soli aspetti tecnici, non può fare politica, anche se a nominarloe revocarloè ufficialmente la politica. Se a ciò si aggiunge la presenza dell’assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo nel giorno della riapertura del Parco, si spiega perché il liquidatore Todaro ha pagato prezzi probabilmente più alti di qualche leggerezza e di altrettanta ingenuità commesse nella frettolosa riapertura del Parco di Santa Venera. In vista delle prossime elezioni regionali, l’assessore Barbagallo, già sindaco di Pedara e cugino dell’attuale sindaco di Trecastagni Giovanni Barbagallo, sta provando a crearsi spazio ad Acireale;questa sua “invasione di campo” nella città delle cento campane non è gradita né a Nicola D’Agostino né a quella parte del PD vicina a Fausto Raciti che talora litiga talaltra si riappacifica con il leader di Sicilia Futura. In questo caso, Raciti e D’Agostino si sono trovati d’accordo: anche per via di questo incidente diplomatico, la presenza di Todaro cominciava a diventare imbarazzante, sia perché l’avvocato catanese non ha mai nascosto la sua passione per fare politica sia perché la sua vicinanza a Crocetta e l’amicizia con alcuni importanti professionisti dell’entouragedel Presidente della Regione potevano oscurare la visibilità dei due parlamentari acesi.E’ tutto qui l’inghippo. Si spiega così perché, all’indomani delle sue dimissioni e poco prima della sua sfiducia regionale, il liquidatore delle Terme ha rilasciato ad un blog regionale dichiarazioni di fuoco contro la politica acese, rea di averla abbandonato nella difficile interlocuzione con l’Assessorato regionale all’Economia. Non è un mistero, infatti, che i rapporti tra l’ex liquidatore Gianfranco Todaro e il dirigente regionale Grazia Terranova a capo dello speciale ufficio per le liquidazioni in via Notarbartolo non siano mai stati idilliaci. L’anno scorso di questi tempi, in occasione dell’audizione degli Acesi alla Commissione Bilancio all’ARS voluta dal Lions Club e concessa dal suo presidente onorevole Vincenzo Vinciullo, il liquidatore abbandonò polemicamente la riunione, in aperto contrasto con la potentissima dirigente regionale. La quale, in un estenuante gioco di carteggi tra Palermo e Acireale, ha sempre bacchettato Todaro, rendendogli complicata e difficile la gestione del mandato liquidatorio. Di quali colpe l’avvocato catanese si sia macchiato non è dato capire. E non lo si saprà mai. Se la Regione avesse eccepito gravi irregolarità nel suo operato, lo avrebbe dovuto denunciare all’autorità giudiziaria. Ed invece non ci risulta che ciò sia stato fatto, anche perché chi sioccupa delle Terme può fare veramente molto poco e non è mai posto dal socio pubblico nelle condizioni di liquidare veramente.Per distrarre ancora una volta l’attenzione dalle proprie responsabilità sulla gestione della complessa vicenda liquidatoria, l’amministrazione regionale ha tirato fuori altre questioni. Come il fatto che l’addendum di Todaro alla convenzione per la fruizione dell’ex bar del Parco sia stata irregolare. Oppure che la concessione al Cerisvi della palazzina degli uffici, sita all’interno del Parco, fosse anomala, mentre invece questa iniziativa, regolarmente approvata dall’Unione Europea, risale ai tempi di Bosco e rientra nel progetto EEBuildingsdi efficientamento energetico e sismico di alcuni immobili delle Terme. E così via, anche con riferimento ad un contratto di locazione. Questioni delicate sicuramente ma assai marginali in una scala di priorità sulle vere emergenze alle Terme, che toccherà ai nuovi liquidatori accertare in fretta e senza indugio, evitando di perdere inutile tempo dietro a faccende che passano in secondo piano rispetto al vero problemaoggi sottovalutato. Ma che è il problema dei problemi, specie se dovesse partire la privatizzazione. Le Terme di Acireale hanno una dotazione immobiliare non indifferente che in questo momento, pur essendo di proprietà della Regione, è incustodita. Non basta più la presenza del custode dipendente delle Terme. Atti di vandalismo, furti, manomissioni, occupazioni abusive sono di routine, con cadenza quasi regolare e interessano tutte le strutture delle Terme. Andando di questo passo, il patrimonio sarà depauperato seriamente e non di certo perché i liquidatori di turno si sono distratti occupandosi d’altro.Manca del tutto la vigilanza, anche la videosorveglianza mai autorizzata dalla Regione.E’ mai possibile che non ci sia un responsabile per tutto questo? E’ mai possibile che non si chiarisca una volta per tutte se tali responsabilità di omesso, tardivo o inadeguato controllo sullo stato degli immobili siano a carico della Regione o del liquidatore di turno, o se c’è concorso di colpa? Spostando l’interesse sulle leggerezze nei comportamenti l’altro ieri di Bosco e ieri di Todaro e sulle presunte irregolarità di qualche loro determinazione e adesso avendo avviato il ricambio con la nomina di ben tre liquidatori, la Regione Siciliana, rimettendo i lucchettial Parco, ha deviato completamente l’attenzione dalle sue vere responsabilità. Che esistono e sono tutte documentabili sul piano della governance e del mancato funzionamento degli organi liquidatori, ma non sono facilmente rinvenibili perché si perdono nelle mille stanze degli uffici regionali.Fino adesso, la liquidazione è avvenuta nell’ottica della continuità aziendale (infatti ai tempi di Bosco e prima ancora della Ferro gli stabilimenti furono riaperti) ma la Regione, contraddicendo se stessa, l’ha guidata nella prospettiva dello scioglimento. Come a dire, la mano destra non sa quello che fa la sinistra. E chi è al governo se ne lava facilmente le mani.

Saro Faraci

 

Terme di Acireale, acque sulfuree per guarire i mal di pancia della politica acese


dal sito Sicilia Journal

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ACIREALE – Terme di Acireale. La potentissima burocrazia regionale del Dipartimento Bilancio a Palermo ancora una volta è riuscita a portare a segno un colpo importante. Distrarre l’interesse dei media e della politica locali su questioni di pura lana caprina per non attirarsi addosso l’attenzione sulle proprie presunte responsabilità in merito alla gestione della complessa e tecnicissima vicenda della liquidazione e della prospettata privatizzazione degli stabilimenti termali di Santa Venera e di Santa Caterina. Continua così il braccio di ferro fra Palermo e Acireale, tra le segrete stanze della burocrazia regionale e le mille piazze (anche virtuali) della politica locale, senza che effettivamente si compia un solo passo, anche piccolo e decisivo, per far intravedere all’orizzonte uno spiraglio di rilancio e risanamento delle Terme di Acireale. Le quali furono gloriose e floride ai tempi dei Pennisi di Floristella che le fondarono e poi le vendettero alla Regione; attiravano in città curisti, curandi e turisti da ogni parte d’Italia, a cominciare da Goethe che vi trascorse giorni meravigliosi durante il suo lungo viaggio in Sicilia; diventarono pure un feudo politico di alcuni potentati locali democristiani e dunque una palestra di sottogoverno e un bacino di posti di lavoro e di voti; poi si avviarono verso una lenta ed inesorabile decadenza causata anche dalla crisi del mercato delle cure; però sono state sempre le Terme di Acireale solo nel nome, maetero-dirette, governate cioè dalle decisioni prese altrove in luoghi diversi e nascosti rispetto alle meravigliose stanze che si affacciano sulla Timpa, ammirando il mare di Verga, voltando lo sguardo a Taormina e strizzando l’occhio alle coste della Calabria. C’era una volta, verrebbe da dire. Once upon a time, direbbero gli anglosassoni. In modo che la nostalgia dei tempi andati e la vivificazione delle memorie del cuore prendano il sopravvento sui mal di pancia del presente che, essendo dolori addominali, non rappresentano la malattia ma sono soltanto sintomatici di uno stato di salute più precario che riguarda l’intero organismo. A Palermo conoscono bene pregi e difetti della gente di Acireale, soprattutto dei politici. Sanno come infiammarli e come sedarli; come provocarli e come accontentarli; come circuirli e fingere di coinvolgerli nella soluzione di problemi che, in verità, non si vogliono affrontare, perché comunque solo tentare di risolverli comporterebbe più responsabilità che il semplice rinviarli e postergarli sine die. Negli ultimi giorni, tutti i riflettori si sono accesi sulle nomine dei tre liquidatori che hanno sostituito nei delicati compiti previsti dalla legge il liquidatore uscente, l’avvocato Gianfranco Todaro.Defenestrato, demotivato, dimissionato o dimissionario, non si capirà mai perché le cose si sono affrettate così precipitosamente senza che fossero accertate in fondo presunte o reali responsabilità sul suo operato. La burocrazia palermitana in queste cose è imbattibile. Per sbarazzarsi di qualcuno non più gradito, legge ed interpreta accuratamente i mal di pancia locali e poi ad arte li riconduce, con la scusa che è la politica a chiederlo, ai propri desiderata. Ad Acireale, la pancia faceva male da tempo a molti e Palermo lo sapeva bene. A Nicola D’Agostino, ad esempio, che non è mai riuscito dai tempi di Raffaele Lombardo Governatore ad esprimere concretamente il suo punto di vista sulle Terme attraverso una persona di sua di fiducia. Ha dovuto accettare nel tempo le nomine di Margherita Ferro (fedelissima di Lombardo e dunque a lui contraria) e poi di Luigi Bosco e di Gianfranco Todaro (vicinissimi all’attuale Governatore Crocetta) senza poter esprimere anche un benchè minimo gradimento sulle persone.Ad onor del vero, però, D’Agostinonon si è mai sottratto comunque alla gestione di tutte le rogne quando c’erano da risolvere alcuni problemi seri per la città, come ad esempio la chiusura dell’ex albergo Excelsior Palace. La pancia faceva male pure da tempo a quelli del PD, i quali a loro volta rivendicano, fin dai tempi della costituzione nel 2009 del comitato civico, una sorte di primogenitura culturale su tutte le questioni che riguardano futuro prossimo, trapassato, remoto ed anteriore delle antiche e gloriose Terme di Acireale. E naturalmente, a cominciare dal segretario regionale Fausto Raciti che è di Acireale, e poi di Seby Leonardi, che è segretario locale, mal digeriscono che di tali questioni se ne debba occupare soltanto Nicola D’Agostino. La pancia faceva male da tempo anche agli altri avversari politici di D’Agostino nel territorio acese, per esempio al vicino di casa Raffaele Nicotra, già sindaco di Acicatena, che è stato sempre tenuto fuori da tutte le questioni riguardanti la gestione liquidatoria di quegli stabilimenti che, ironia della sorte, originano proprio a Santa Venera al Pozzo, in territorio catenoto, dove insistono le sorgenti termali che, attraverso lunghe e ormai vetuste condutture, portano l’acqua fino ad Acireale. Tutti coi mal di pancia nell’Acese, anche se nella vita reale sono tutti buoni amici ed alcuni di lorosi conoscono e si frequentano fin da ragazzi. Ma la politica si sa favorisce le tensioni addominali e a Palermo i mal di pancia li interpretano bene e li codificano con maestria. E così, con una sapiente regia politica del Presidente Rosario Crocetta e dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei, hanno applicato alla riversa la scontisticadi cui normalmente la gente beneficia ai supermercati. Prendi uno e paghi tre. Ed in un colpo solo hanno nominato tre liquidatori: uno vicinissimo a D’Agostino e anche al sindaco Barbagallo; uno vicino a Nicotra e comunque gradito all’Assessorato dato che è organico a quegli uffici regionali; un terzo vicino al Presidente Crocetta e al suo staff, di cui il PD è il più fedele alleato regionale. Tre in uno, un capolavoro! Ed ovviamente, i riflettori si sono tutti accesi sul territorio, distogliendo l’attenzione da Palermo. Con il compiacimento dei vari Nicotra, D’Agostino, Barbagallo, Raciti e Leonardi i quali si sono affrettati subitoad esprimere soddisfazione perla nomina di tre validi professionisti che traghetteranno in tempi rapidi le Terme verso la privatizzazione (ma i tempi non sono mai stati annunciati né si conoscono e comunque a dettarli è il socio pubblico, cioè la Regione). Con il voltastomaco delle opposizioni che hanno gridato alla lottizzazione e alla spartizione degne del miglior manuale Cencelli: così si sono espressi, pur non coordinandosi fra loro, l’on.Marco Falcone di Forza Italia nonché, per bocca di Giuseppe Franchina, la locale formazione politica di Officina Acireale. Con l’imbarazzo, presumiamo della deputata regionale Angela Foti, che sta seguendo con attenzione la vicenda delle Terme. Con altrettanto imbarazzo di un buon pezzo della società civile acese la quale, recentemente svegliatasi dal letargo, era scesa in campo con piglio e determinazione per riprendersi il Parco di Santa Venera e renderlo fruibile a tutti ed invece adesso si vede mortificata dalle decisioni della burocrazia palermitana che, leggendo come inopportuni gli atti compiuti in tal senso dall’ex liquidatore Todaro, nel frattempo andato via, ha sigillato nuovamente tutto il patrimonio delle Terme in attesa di future determinazioni. Il patrimonio, però, giorno dopo giorno viene depauperato, danneggiato, vilipeso emortificato, dati i continui furti ed atti di vandalismo,senza che la Regione si assuma ufficialmente alcuna responsabilità.

Saro Faraci

Terme di Acireale, continuano i furti ma la politica è soddisfatta per la nomina dei commissari


dal sito di Sicilia Journal

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CATANIA – A ventiquattro ore dalla nomina dei tre liquidatori delle Terme di Acireale (Francesco Petralia, Antonino Oliva e Vincenza Mascali) si registrano le prime reazioni politiche. Parlamentari nazionali e deputati regionali, svegliatisi da un lungo letargo, scendono in campo a favore o contro la decisione del Presidente Crocetta di nominare non uno, ma addirittura tre liquidatori incaricati di traghettare le Terme di Acireale verso la gestione ai privati. Marco Falcone, di Forza Italia, è stato il più duro di tutti. Ha paventato il rischio di clientelismo e ha minacciato di adire la Corte dei Conti se Crocetta dovesse confermare la nomina dei tre professionisti. Più ottimisti invece appaiono i rappresentanti della maggioranza politica che sostiene Crocetta. Tutti soddisfatti dal segretario regionale del PD Fausto Racitia quello locale Seby Leonardi che in fondo continuano ad accarezzare l’idea di mantenere le Terme sotto il controllo pubblico, orientandone l’attività verso il termalismo delle cure piuttosto che quello del benessere. Ovviamente è soddisfatto pure il Sindaco di Acireale Roberto Barbagallo che potrà finalmente guidare da vicino il processo di affidamento ai privati, adesso che la nuova legge regionale prevede anche questa possibilità per i Comuni nei cui territori insistono gli stabilimenti termali. Uno dei liquidatori, infatti, è una persona a lui vicina politicamente. Si è rifatto vivo pure Raffaele Nicotra, dopo un lungo silenzio. Non gli dispiace affatto la nomina dei tre liquidatori, due dei quali originari di Acicatena, comune di cui lo stesso deputato è stato Sindaco nelle passate legislature. Per Nicotra questo è segno di attenzione verso il territorio. Più puntuale invece Nicola D’Agostino che “detta l’agenda” dei neo liquidatori, esortandoli a non indugiare più sulla strada della privatizzazione e a non cadere nella tentazione, come forse era accaduto al precedente liquidatore Gianfranco Todaro, di compiere atti di ordinaria e straordinaria gestione. In realtà, però, qualche atto andrà pur fatto, quanto meno per salvaguardare il patrimonio di immobili che sarà oggetto di valutazione prima dell’affidamento ai privati. E’ di oggi la notizia che l’ennesimo episodio di vandalismo si è perpetrato ai danni dello stabilimento di Santa Caterina con il furto di un intero impianto elettrico. Di questi atti qualcuno dovrà pur rispondere. Ne risponderanno i liquidatori appena nominati o gli uffici dell’Assessorato al Bilancio che dei liquidatori controllano ogni singolo atto? Oppure non è responsabilità di nessuno? Mentre si cerca di rispondere a queste domande, manca la risposta a quella più importante. A che punto è la controversa questione con Unicredit relativamente agli immobili oggetto di pignoramento, cioè l’ex albergo Excelsior Palace e il centro polifunzionale?

R.S.

Terme di Acireale: rumors sul nome del liquidatore, nomina in ritardo


dal quotidiano on line Sicilia Journal

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ACIREALE – Sono i giorni della merla, quelli che il calendario indica fra i più freddi dell’anno. Non c’è freddo dal punto di vista climatico, ma è gelo invece tra Acireale e Palermo in merito alla vicenda delle Terme di Acireale. Era stata annunciata per la metà della scorsa settimana, poi per l’inizio di questa;ma sulla data della assemblea dei soci nulla trapela dagli uffici regionali del Dipartimento Bilancio. A norma dello statuto societariol’assemblea, prendendo atto delle dimissioni del precedente liquidatore l’avvocato Gianfranco Todaro, dovrebbe procedere alla sua sostituzione con la nomina del nuovo liquidatore, se non addirittura di un collegio di liquidatori. In quest’ultimo caso, con più liquidatori,si ripeterebbe quanto avvenne all’epoca del Governo Lombardo dove alla professoressa Margherita Ferro, vicinissima all’ex governatore, venne affiancato il commercialista palermitano ed ex presidente dell’Ordine dott. Michele Battaglia. C’è qualche nome che gira con insistenza negli ultimi giorni.Come anticipato da Sicilia Journal qualche settimana fa, in pole position per la nomina di liquidatore delle Terme rimane ancora l’ex vice sindaco di Acicatena ai tempi della sindacatura dell’on.RaffaeleNicotra, cioè il dottor Francesco Petralia, consulente dello stesso Assessorato all’Economia che l’anno scorso fu chiamato proprio dalla Regione Siciliana all’ingrato compito di bocciare la proposta di bilancio presentata dall’allora liquidatore Todaro. Da quel momento, in effetti, iniziò un braccio di ferro, fatto di carteggi tra Acireale e Palermo, con il Dirigente dell’Ufficio Speciale per le Liquidazioni la dottoressa Grazia Terranova che ha sempre contestato l’operato dell’avvocato Todaro, impuntandosi persino con i rappresentanti del Forum permanente per le Terme di Acireale quando nella primavera dello scorso anno la delegazione acese capeggiata dal Sindaco Roberto Barbagallo fu ricevuta dal presidente della Commissione Bilancio all’ARS Vincenzo Vinciullo il quale aveva favorito una apposita audizione a Palazzo dei Normanni. L’avvocato Todaro, lo ricordiamo, si è dimesso prima di Natale per via di una contestazione addebitatagli proprio dall’Assessorato all’Economia a proposito di una serie di atti autorizzativi all’uso del Parco delle Terme a favore di associazioni e gruppi di volontariato di Acireale. Questi ultimi, in un documento pubblico predisposto dall’Associazione Costarelli, hanno ribadito la bontà delle richieste a titolo gratuito da loro avanzate a Todaro e delle scelte operate nell’unico interesse di restituire alla città la fruizione del Parco seppur limitatamente ad un giorno alla settimana. Ma da Palermo non hanno voluto sentire ragioni e nei fatti dimissionando Todaro hanno dato incarico al presidente del collegio sindaco Salvo Barbagallo di rivedere la legittimità di tutti gli atti compiuti dall’ex liquidatore. Anche di ciò si dovrebbe occupare la assemblea dei soci che, fra l’altro, è in ritardo di ben due annualità riguardo alla approvazione dei bilanci di esercizio. Sulla nomina del nuovo liquidatore o del collegio l’onorevole Nicola D’Agostino sta facendo valere con il presidente Crocetta tutto il peso politico che il leader di Sicilia Futura vanta nel territorio acese. A tal proposito, il dottor Petralia sarebbe un nome gradito sia all’Assessorato che all’on. D’Agostino, tra i principali promotori della legge regionale con cui, a settembre scorso, il Ragioniere Generale è stato autorizzato dall’ARS alla contrazione di un nuovo debito finanziario per quasi 19 milioni di euro per ripagare a sua volta i debiti delle Terme di Acireale e di Sciacca.

Terme di Acireale, si attende il nuovo liquidatore. Circolano alcuni nomi


dal quotidiano on line Sicilia Journal

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L’avvocato Gianfranco Todaro

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L’assessore Alessandro Baccei

ACIREALE – Terme di Acireale in attesa di una nuova governance, prima di poter ripartire e dare seguito al programma governativo che prevede la stipula di un mutuo per pagare alcuni debiti pregressi e accelerare le procedure di privatizzazione. Prima di Natale si era dimesso il liquidatore Gianfranco Todaro, in carica da un anno e mezzo dopo esser subentrato a Luigi Bosco, assessore di Enzo Bianco al Comune di Catania. L’avvocato catanese in verità era già stato “sfiduciato” da tempo dalla dirigente Grazia Terranova e dai potenti funzionari dell’Assessorato all’Economia, da cui le Terme di Acireale funzionalmente e giuridicamente dipendono. Pur essendo persona vicina al presidente Crocetta, il supporto politico del Governatore a Todaro non è mai stato sufficiente a perdonargli alcune incomprensioni con il Dipartimento retto dall’assessore Baccei che, ad esempio, non ha ancora approvato i bilanci degli ultimi due esercizi e continua a rinviare la convocazione della nuova assemblea per procedere alla nomina del nuovo liquidatore. A Todaro, in particolare, sono stati contestati alcuni atti compiuti che, data la viscosità dei temi in ballo e riguardanti tutti la consistenza patrimoniale, non è ancora chiaro se avesse potuto firmare o meno, come ad esempio l’affidamento del Parco delle Terme ad un gruppo di associazioni culturali cittadine, seppur senza alcun onere per la gestione liquidatoria, ma con implicazioni comunque sul patrimonio. Il rapporto fra periferia e centro, tra Acireale e Palermo, è stato sempre difficile nel corso degli anni e l’avvocato Todaro è l’ennesimo che ne ha fatto le spese, fino a rassegnare le dimissioni dall’incarico che il presidente Crocetta gli aveva attribuito nell’autunno del 2015. Nelle more, la Regione ha affidato il controllo dell’azienda al presidente del Collegio dei Revisori il dottor Salvo Barbagallo che sta revisionando anche la correttezza degli ultimi atti compiuti dall’avvocato catanese. Alla prossima assemblea, convocata per la prossima settimana, si procederà alla nomina del liquidatore. Il successore ovviamente sarà ancora una volta una persona che dovrà essere nominata da Crocetta, ma sulla quale anche gli alleati di governo del Presidente vogliono mettere parola. Nei giorni successivi alle dimissioni di Todaro (nella foto9 , si vociferava il nome del presidente del CAS Rosario Faraci, commercialista di Gela, persona vicina al Presidente Crocetta, ma poi non se ne fece nulla. Negli ultimi giorni, il nome tirato in ballo è quello di Francesco Petralia, già vice sindaco di Acicatena, che per conto dell’Assessorato al Bilancio con il quale collabora bocciò lo scorso anno la proposta di bilancio presentata da Todaro all’inizio del suo mandato. Petralia sarebbe tra l’altro gradito all’onorevole Nicola D’Agostino. Al Sindaco di Acireale, invece, non dispiacerebbe il nome di qualche professionista locale, tenuto conto che, con la nuova legge regionale, ad occuparsi del bando di privatizzazione per le Terme di Sciacca e di Acireale potrebbero essere proprio le municipalità locali.

Il patrimonio delle Terme di Acireale è ormai ingovernabile


dal quotidiano La Sicilia del 14 gennaio 2017

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La Regione chiede ai revisori di verificare gli atti delle Terme di Acireale


dal quotidiano La Sicilia del 13/1/2017

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Ibernate le Terme di Acireale e di Sciacca


dal Quotidiano di Sicilia

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Sono in liquidazione da dieci anni: sempre debiti (12 e 10 milioni di euro) anziché attività produttive. Lontano il modello Emilia Romagna: 175 mln € di fatturato e 1,1 mln di turisti

Terme regionali ibernate, è il caso di dirlo, non solo per il freddo di questi giorni, ma per la cristallizzazione in cui rimane la privatizzazione dei due stabilimenti più importanti della Sicilia: Sciacca e Acireale. Sbloccata la possibilità di mettere a bando la gestione dei due impianti, dopo 8 mesi non si è proceduto ad alcunché. L’unica novità è l’introduzione di una legge che permette alla Regione Siciliana di comprare i beni appartenenti alle strutture e di farsi carico (accendendo l’ennesimo mutuo) dei debiti attivi. Non è praticamente accaduto nulla neanche in questo frangente, mentre le amministrazioni delle due città interessate si sono dette pronte ad emanare i bandi per la privatizzazione.
Intanto ad Acireale si è succeduto il terzo liquidatore in un anno e mezzo, da Luigi Bosco si è passati a Gianfranco Todaro, che ha recentemente abbandonato la carica e sarà, secondo indiscrezioni interne, sostituito da Rosario Faraci.

E’ fiducioso sul futuro delle Terme il Sindaco di Sciacca


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dal sito scrivolibero

Il Sindaco di Sciacca, Fabrizio Di Paola (in foto), ha incontrato ieri pomeriggio l’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei, nel corso di una riunione svolta a Palermo.

Il solco è tracciato – afferma Di Paola -. È stata svolta un’azione decisiva che ci porterà alla riapertura delle nostre terme con il coinvolgimento diretto del Comune di Sciacca. Il lavoro paga, non le parole“.

Dopo le nostre continue e instancabili richieste e sollecitazioni – afferma il primo cittadino -, il governo regionale sta dimostrando di avere a cuore il problema orientandosi con determinazione verso la definitiva e rapida soluzione. L’incontro di ieri è stato indetto per fare il punto su tutti gli adempimenti previsti dalla recente legge varata dall’Ars che stanzia le risorse per il riacquisto dei beni delle Terme di Sciacca e Acireale, da concedere ai rispettivi comuni per una gestione privatistica. La procedura di liquidazione è in corso. Il liquidatore ha incontrato in questo periodo buona parte dei creditori per l’estinzione dei debiti, grazie ai 3 milioni di euro provenienti dalla vendita delle piscine Molinelli. Nei prossimi giorni, avverrà la riacquisizione della piena proprietà in capo alla Regione Siciliana rispetto all’usufrutto conferito alla Spa. Nel contempo, il Comune di Sciacca sarà onerato della definizione del bando per la gestione. Ho già incaricato l’Ufficio comunale dello Sviluppo Economico di iniziare il lavoro e di apportare eventuali modifiche a uno schema di bando“.

Per i prossimi giorni è stato programmato a Palermo un altro incontro al quale parteciperanno tutti gli assessorati regionali interessati alla questione termale, tra i quali Turismo, Sanità, Infrastrutture, Energia. Quando tutti gli adempimenti preliminari saranno definiti, verrà stipulato un atto di concessione dei beni al Comune di Sciacca che potrà così definire il bando per la sub concessione a imprese private, bando che sarà configurato con la condivisione della Regione. Si fisserà anche un obiettivo a breve termine, puntando al più celere funzionamento dei beni che possono immediatamente dare servizi“.

Non contano le chiacchiere – conclude Di Paola –. Conta il lavoro, l’impegno quotidiano ad affrontare problemi complessi e complicati per sciogliere matasse ingarbugliate e arrivare a una soluzione. Il lavoro ci ha consentito di tracciare un solco decisivo che ci porterà alla riapertura delle nostre Terme con i tempi che richiederanno le procedure ormai avviate“.

Todaro lascia le Terme di Acireale. Anzi no, forse sì


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L’avvocato Gianfranco Todaro lascia le Terme di Acireale. Di seguito l’articolo di Salvo Cutuli apparso su La Sicilia del 27/12 e le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dall’ex liquidatore delle Terme e pubblicate su un blog

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http://www.tribupress.it/terme-acireale-todaro-si-dimette/